Gli spaventosi ‘numeri’ demografici ed economici dell’Istat sulla Sicilia e sui Comuni di Palermo, Catania e Messina. Chi fa impresa paga il 75%. Gli unici ad intuire qualcosa sono gli agricoltori siciliani

Gli agricoltori della nostra Isola stanno intuendo prima degli altri quello che sta succedendo perché lo scontano ogni giorno sulla propria pelle

Non c’è che un modo per provare a risvegliare i siciliani dal torpore che li avvolge ormai da decenni: metterli davanti ai ‘numeri’ della crisi. I ‘numeri’ e soprattutto l’interpretazione di tali ‘numeri’ che l’informazione ufficiale nasconde, raccontando ancora le favole della ‘Grande Unione europea dei popoli’, del Pnrr, del Ponte sullo Stretto di Messina, dell’accoglienza e bla bla bla. A parte gli agricoltori della nostra Isola, qualche Sindaco e qualche movimento culturale e politico, la Sicilia, lo ribadiamo, affonda mentre i suoi cittadini – chi più chi meno – non si rendono conto di quanto sta avvenendo e continuano a trastullarsi con il calcio, con il tennis, con una televisione che, per ‘tenere il tutto’, deve diventare sempre più orwelliana. Forse – lo ribadiamo – è solo il mondo dell’agricoltura dela nostra Isola che comincia a percepire l’abisso che si sta prospettando. Ciò avviene in Italia e, soprattutto, in Sicilia, terra, quest’ultima, depredata, contemporaneamente, dagli americani che ne hanno fatto una base militare (in piena attività, visto che siamo in guerra), dall’Unione europea dei ‘cappotti termici’ e degli insetti a tavola e dai Governi nazionali di tutti i ‘colori’ politici. Gli agricoltori siciliani sono gli unici ad avere intuito quello che sta succedendo perché lo percepiscono ogni giorno di più sulla propria pelle.

L’analisi impietosa del Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, che descrive i disastrosi dati demografici della Sicilia e dei Comuni dell’Isola aggiornati all’1 Gennaio di quest’anno

Cosa sta succedendo in Sicilia, oltre a quello che vediamo? Quali sono gli elementi della crisi che gli agricoltori, qualche Sindaco e qualche movimento culturale e politico della nostra Isola cominciano a percepire? Un post del Segretario di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte (foto sopra), descrive alcuni elementi essenziali di questa crisi partendo da una riunione dell’Anci Sicilia celebrata a San Marco di Alunzio. Dove sono stati commentati i dati su popolazione e demografia in Sicilia aggiornati a fine 2022. “Siamo ormai alle soglie del mese di Giugno del 2024 – scrive Lomonte -. E Siciliani Liberi è l’unica forza politica in Sicilia a commentare i dati aggiornati all’1 Gennaio 2024. Forniti da Istat e liberamente accessibili (https://demo.istat.it/app/?i=POS&l=it). I dati in questione sono molto peggiori. La Sicilia l’1 Gennaio 2024 – scrive il Segretario politico degli Indipendentisti siciliani aveva ormai solo 4.794.512 abitanti (residenti). Di questi, 2.455.982 sono donne: ben 117.452 in più degli uomini”. Da qui un primo elemento che deve fare riflettere la politica siciliana. Quanto sta avvenendo, scrive sempre Lomonte, è “il primo segnale che gli uomini (gli uomini siciliani ndr) sono tornati ad emigrare in massa. Provano a lasciare qui mogli e figli. Ma l’esito, poco dopo, sarà inesorabile: emigrazione anche per le mogli e per i figli”.

Il crollo demografico di Catania che per la prima volta, dal 1951, scende sotto i 300 mila abitanti. Poco più di un quarto della popoazione della città Etnea è giovane

La Sicilia si va svuotando. Riflettono su questi ‘numeri’ i politici siciliani che in questi giorni chiedono il voto ai siciliani per il rinnovo del Parlamento europeo? Per il Segretario politico degli Indipendentisti siciliani i politici della nostra Isola “continuano, senza alcuna ragione, a vendere un ottimismo tanto falso quanto ingannevole. Perché impedisce di ideare e sviluppare politiche virtuose capaci di invertire questo drammatico andamento demografico. Partiamo da Catania (foto sopra tratta da Wikipedia) – scrive Lomonte – la città che ospita lo scalo aeroportuale che serve le province di Messina, Siracusa e Ragusa, avendo imposto di fatto il blocco a qualsiasi sviluppo dello scalo ragusano di Comiso. Catania, per la prima volta dal 1951, cioè dall’immediato dopoguerrra, scende sotto i 300mila abitanti. Risiedono a Catania solo 298.209 abitani. Nel 1981, Catania aveva 380.328 abitanti. Una catastrofe demografica che rende impossibile qualsiasi sviluppo della città. Infatti, se guardiamo a com’è distribuita tale popolazione per fasce di età, ecco il dato che dice tutto: risiedono nella città di Catania solo 81.532 abitanti con età inferiore a 30 anni. E questo pure prendendo in considerazione i neonati e allargando la definizione di ‘giovane’ ai 30enni. In altre parole, a Catania solo il 27% della piccola popolazione residente è giovane“.

La crisi urbanistica di Palermo che sconta un abbandono lungo oltre 40 anni

Da Catania a Palermo. “La città – scrive Lomonte – scende sotto i 630mila abitanti. Vi risiedono 628.894 persone. La distribuzione della popolazione rispetto all’età è identica a quella, drammatica, di Catania. A Palermo ci sono solo 171.953 residenti con età fino ai 30 anni. E a 30 anni un uomo o una donna non sono ‘giovani’. Giovani lo sono fino ai 25 anni”. Non c’è nemmeno bisogno di descrivere la Palermo di oggi. Una città con le strade abbandonate da oltre 40 anni che ormai cadono a pezzi provocando anche incidenti mortali, complici gli eterni lavori pubblici, dal cablaggio (lavori in parte ripetuti due volte nell’arco di un decennio) ai cantieri sparsi qua e là. Strade al buio, ponti cittadini traballanti, immondizia abbandonata lungo le strade, scuole pubbliche con risorse sempre più scarse e con ‘classi-pollaio’, ospedali pubblici in carenza di medici, di infermieri e di posti letto, spesa sociale in drastica diminuzione, riduzione continua degli sportelli bancari, confusione annonaria e crisi delle attività commerciali, mercati storici in affanno (nel silenzio generale è sparito il mercato storico della Vucciria del quale rimangono il celebre quadro di Renato Guttuso e il degrado). Perché i giovani dovrebbero restare a Palermo? C’entra poco o nulla l’attuale Sindaco Roberto Lagalla, che ha ereditato i disastri della città ‘cool’ dell’ex Sindaco Diego Cammarata e le chiacchiere dall’ex Sindaco Leoluca Orlando. Anzi va riconosciuto all’attuale Sindaco di Palermo di aver eliminato la vergogna delle bare accatastate nel cimitero monumentale di Santa Maria dei Rotoli e di aver avviato – si spera a conclusione – i lavori sul collettore fognario. Ma nulla può di fronte all’entropia urbanistica – e quindi economica, sociale e culturale – della città che viene fuori dai ‘numeri’ che, per definizione, sono testardi.

Anche a Messina solo un quarto della popolazione è giovane. Chiamare ‘capoluoghi di provincia’ Caltanissetta (58.342 abitanti), Enna (25.367 abitanti) e Agrigento (55.317 abitanti) è ormai solo una convenzione statistica

“Passiamo infine a Messina – scrive sempre Lomonte -. La popolazione è ormai di poco superiore ai 215mila abitanti (217.895). A Messina è difficile incontrare una persona con meno di 30 anni: ce ne sono soltanto 54.741 (il 25% della popolazione). Se poi andiamo negli altri due centri urbani costieri, Siracusa e Trapani, la situazione è persino peggiore. A Siracusa ormai risiedono soltanto 116.051 persone; e a Trapani 55.218. Chiamare ‘capoluoghi di provincia’ Caltanissetta (58.342 abitanti), Enna (25.367 abitanti) e Agrigento (55.317 abitanti) è ormai solo una convenzione statistica. In questa situazione – prosegue il Segretario politico degli Indipendentisti siciliani – i Comuni non hanno alcuna possibilità di evitare il dissesto finanziario. Infatti, non si approvano più bilanci. E dove si approvano, alla voce ‘Entrate’ i tecnici comunali su input dei politici locali inseriscono voci fantasiose tipo quelle relative alle Multe. Che a Palermo dovrebbero far incassare 96 milioni di euro nel 2024, e 128,5 nel 2025 e nel 2026 (https://www.blogsicilia.it/…/bilancio-di…/975284/). Che si tratti di palesi invenzioni contabili è sufficiente a mostrarlo il caso del Comune di Catania dove avrebbero dovuto incassare 12 milioni 338 mila euro nel 2015, e 28 milioni 272 mila euro nel 2016. Quando in realtà furono incassati soltanto un milione 352 mila euro nel 2015 e un milione 685 mila nel 2016 (https://www.blogsicilia.it/…/dai-revisori-si-al…/385936/). Il trucco contabile è adottato da tutti i Comuni di Italia a partire da Milano e Roma. E rende ridicoli, prima ancora che falsi, tutti i bilanci comunali siciliani ed italiani”.

La Sicilia come il Titanic. La differenza con la nave colata a picco è che la nostra Isola sta affondando lentamente

Lomonte analizza i dati democrafici della Sicilia, “che ha perso nel 2023 altri 20mila abitanti (19.504). Le nascite sono al minimo storico. E la situazione demografica è persino peggiore: perché decine di migliaia di studenti universitari e lavoratori che hanno da tempo lasciato la Sicilia non hanno cancellato la loro posizione all’anagrafe e risultano formalmente ancora ‘residenti’. Quando di fatto non risiedono da tempo più in Sicilia. Con le famiglie degli studenti unversitari residenti fuori dalla Sicilia che continuano a trasferire denaro dalla Sicilia verso le regioni in cui risiedono i loro figli (che continuano a sostenere economicamente). Non esiste alcun altro modo per rendere nuovamente attrattiva la Sicilia nei confronti dei giovani che vogliano viverci e lavorarvi, che quello di portare tassazione e carichi contributivi ad un massimo del 25% del reddito prodotto. Altrimenti nessun giovane e nessuna impresa verrà mai in Sicilia a metter su una nuova impresa, o a realizzarvi investimenti”.

Chi vuol vivere o lavorare in una regione e in un Paese che priva del 75% del reddito chiunque faccia impresa? Nessuno

“Tutti i Paesi del Nord Africa e tutti i Paesi dell’Est Europa, inclusi quelli rivieraschi – scrive ancora Lomonte – offrono condizioni radicalmente migliori e più attrattive. Chi vuol vivere o lavorare in una regione e in un Paese che priva del 75% del reddito chiunque faccia impresa? Nessuno. Ed infatti i giovani fuggono in massa dalla Sicilia come da Milano, Torino, Genova, Trieste, Padova, Vicenza, Roma, Firenze, Pisa: qualsiasi città italiana è ormai in ginocchio. I pochi giovani rimasti si guardano bene dal fare figli: a stento sopravvivono loro. Di qui, il folle aumento del numero di animali domestici con cui i mancati nonni cercano di colmare il vuoto affettivo di una vita divenuta – in Sicilia come in Italia – infelice perché priva del soffio vitale dei bambini e dei giovani. Italia e Sicilia conoscono i giorni peggiori dall’unità politica dello Stato”. Per il Segretario degli Indipendentisti siciliani “Il collasso finanziario dell’Italia e dell’euro è ormai imminente. Da tempo, Siciliani Liberi prepara la classe dirigentei che dovrà contribuire a portare la Sicilia fuori da una crisi che ha ed avrà pochi eguali nella storia millenaria dell’Isola. Esiste una soluzione per provare a invertire questa tendenza? La possibile ‘ricetta’ offerta dal Segretario politico degli Indipendentisti siciliani è “l’immediata uscita dell’Italia dall’euro e la ristrutturazione del debito pubblico”. Un passaggio ormai non più rinviabile, secondo Lomonte, per consentire all’Italia “di tassare e gravare il lavoro di un carico fiscale e contributivo sostenibile: non oltre il 25%, al posto dell’attuale 75% che condanna Sicilia e Italia alla sparizione demografica e imprenditoriale”.

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