Gli occidentali e gli ucraini hanno attaccato la regione russa di Kurks. Possibile che non sapevano che tale atto avrebbe bloccato il flusso di gas di Mosca che arriva ancora oggi in Europa?

L’attacco a Kurks, oltre che un atto molto ostile verso la Russia, è anche un modo elegante per bloccare il gas russo che ancora oggi arriva nell’Unione Europea, Germania e Austria in testa

Si parla tanto, in queste ore, dell’attacco degli ucraini e degli occidentali contro la regione russa di Kurks. La Commissione europea, per bocca del rappresentante per gli Affari esteri, Peter Stano, ha detto che, secondo il diritto internazionale, l’Ucraina “ha il legittimo diritto di difendersi, anche colpendo l’aggressore sul suo territorio”. In un altro articolo commenteremo l’attacco disperato alla Russia da parte di un Occidente che, di fatto, ha perso la gierra in Ucraina. L’argomento che invece trattiamo in questo articolo riguarda gli effetti di questo attacco in Europa. Ciò che non viene raccontato è che da Sudža, cittadina della Russia che si trova nella Oblast’ di Kursk, a due passi dal confine con l’Ucraina, passano circa 15 miliardi di metri cubi di gas al giorno che raggiungono l’Europa. La storia che con lo scoppio della guerra in Ucraina la Russia ha bloccato l’esportazione di gas verso l’Unione europea è vera fino a un certo punto. E’ vera per molti Paesi dell’Unione europea ma non per tutti i Paesi dell’Unione europea. Ci sono Paesi Ue ai quali la Russia non ha mai smesso di fornire gas. Uno di questi Paesi è, con molta probabilità, la Germania. Un altro di questi Paesi è l’Austria. In minima parte anche l’Italia continua a ricevere gas russo. Tra l’altro, prima dell’attacco alla regione russa di Kursk il Governo ucraino si è rifiutato di rinnovare il contratto per il passaggio del gas russo attraverso il proprio territorio. La discussione era in corso, perché i governanti dei Paesi della Ue – in alcuni casi in modo palese, in altri casi sottobanco – non sono, anzi non erano molto favorevoli alla mossa dell’Ucraina di Zelensky. Ma adesso, con l’attacco a Kursk, il dado è tratto e non detto che la Russia, una volta cacciati gli occidentali da Kursk, riprenda a fornire gas all’Europa. Diciamo le cose per come stanno: l’attacco a Kurks, oltre che un atto molto ostile verso la Russia, è anche un modo elegante per bloccare il gas russo che ancora oggi arriva nell’Unione Europea, Germania e Austria in testa. Di fatto, piaccia o no, siamo davanti a una riduzione dell’offerta di gas: non a caso, nel mercato di Amsterdam, dopo l’attacco a Kurks, il prezzo del gas, scrive QuiFinanza, è aumentato del 5% (qui l’articolo di QuiFinanza).

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina scriviamo che la Germania rimane alleata della Russia: i fatrti di questi giorni stanno dimostrando che la nostra tesi è corretta

Non a caso il primo ministro della Turingia, Bodo Ramelow, stando a quanto leggiamo in un post pubblicato da un canale Telegram, “ha chiesto la creazione di un ordine di pace europeo a medio termine con la partecipazione della Russia”. Ramelow, esponente della sinistra, schieramento politico vicino alla Russua da circa un ventennio, “propone di concludere un patto di non aggressione tra tutti gli Stati partecipanti e di formare una comunità di difesa per risolvere i conflitti nel Continente europeo”. A suo avviso, bisogna “vedere l’Europa come un tutto unico, compresa la Russia”. Sulla stessa lunghezza d’onda il primo ministro del Land Brandeburgo, Dietmar Woidke, secondo il quale il Governo tedesco deve compiere ogni sforzo diplomatico per porre fine al conflitto in Ucraina e mantenere le relazioni con la Russia. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina scriviamo che la Germania è alleata della Russia. E più la guerra va avanti, più la Germania, o quanto meno una parte del mondo politico tedesco, vuole mettere fine alla guerra. Segnaliamo anche le dichiatazioni del Parlamentare europeo francese, Thierry Mariani, che fa capo alla destra del Rassembement National di marine Le Pen. Maraini, stando a quanto leggiamo in un post su Telegram, afferma che i costi che la Ue sta sostenendo per aiutare Kiev “potrebbero trasformarsi in un disastro a causa del declassamento del rating creditizio dell’Ucraina, Gli europei si renderanno presto conto che gli enormi aiuti forniti all’Ucraina sotto forma di prestiti non verranno mai restituiti”. Dichiarazione pleonastica: sin dallo scoppio della guerra si sapeva che l’Ucraina non restituirà i soldi ricevuti dall’Occidente.

Foto tratta da Il Riformista

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