Gli americani bloccano l’accordo tra Ue e Cina sulle auto elettriche e gli ‘europeisti, loro malgrado, sono costretti ad aumentare del 50% i dazi sulle stesse auto elettriche cinesi

L’Unione europea sta provando a introdurre una nuova tassa per colpire i titolari di auto a benzina e diesel. Ma grazie agli americani – che questa volta i cittadini europei debbono ringraziare – la nuova tassa europeista la Ue se la dovrà ‘rimangiare’

Finite le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, alla faccia di coloro i quali si sono recati a votare, la ‘Grande Unione europea’ ha pronta una nuova tassa che dovrebbe colpire le tasche dei cittadini proprietari di automobili a benzina e diesel: la ETS, sigla che sta per Emission Trading System. Ma ci sono due buone notizie. La prima buona notizia è che entrerà in vigore nel Gennaio del 2027. Ma è una buona notizia a ‘coda di topo’, se è vero che appena entrerà in vigore il prezzo della benzina e del diesel (o gasolio) aumenterà di 40-50 centesimi di euro al litro. La seconda buona notizia è che gli americani, indirettamente, stanno bloccando questa nuova tassa. Ma andiamo con ordine. (Sopra, foto tratta da Il Fatto Quotidiano)

L’accordo sottobanco tra Unione europea e Cina che gli americani hanno ‘sgamato’ e mandato a buttane

La tesi che sta dietro questa tassa è semplice. Ad eccezione degli Stati Uniti d’America, quasi tutti gli altri Paesi dell’Occidente, chi più chi meno, dipendono dalle importazioni di petrolio dall’estero. L’Unione europea va avanti grazie al petrolio importato. E siccome omai quasi tutti i Paesi produttori di petrolio sono schierati con Russia e Cina, bisogna convincere i cittadini europei, con le buone o con le cattive, a sbarazzarsi delle auto a benzina e diesel e ad optare per le auto elettriche. La ETS serve proprio a costringere i cittadini europei a optare per le auto elettiche. Tutto chiaro, allora? No. Siamo davanti, come cercheremo di illustrare, alla solita iniziativa demenziale dell’Unione europea. In questo momento, se è vero che l’offerta di petrolio a livello mondiale è diminuita, è altrettanto vero che il prezzo di benzina e diesel, nell’ultimo anno, pur se tra alti e bassi, o non è aumentato a dismisura, o è leggermente diminuito. Ed è anche logico: che interesse hanno i Paesi produttori di petrolio a colpire chi acquista il loro petrolio? In questo momento, a meno che gli stessi Paesi produttori di petrolio siano d’accordo per promuove le auto elettriche, non ha senso, per chi produce petrolio, rendere il prezzo di questo bene inaccessibile. C’è un secondo aspetto che segnala la demenzialità economica dell’Unione europea. La ETS ha un senso se l’Unione europea dispone di industrie automobilistiche in grado di produrre tante auto elettriche e di un sistema in grado di consentire agli automobilisti di ricaricare le batterie delle auto elettriche in tempi rapidi. Ma i Paesi Ue non dispongono né di industrie d’avanguardia per la produzione di auto elettriche, nè di sistemi per ricaricare in tempi celeri le batterie delle auto elettriche. Ma allora com’è venuta in mente agli ‘europeisti’ di pensare alla ETS? La spiegazione sta in un accordo sottobanco tra Unione europea e Cina che gli americani hanno ‘sgamato’ e mandato a buttane. Proviamo a illustrarlo.

Contrordine ‘compagni’ europeisti: niente più accordo con la Cina sulle auto elettriche ma un aumento dei dazi doganali sulle auto elettriche cinesi. In pratica, l’esatto contrario

E’ di queste ore la notizia che l’Unione europea sta aumentando del 50% i dazi doganali sulle auto elettriche cinesi. Se ci riflettiamo, questo aumento di dazi doganali, da parte dell’Unione europea, per colpire le auto elettriche cinesi è economicamente illogico. La Ue, come già accennato, non è in grado di produrre auto elettriche di grande qualità e, soprattutto, non è in grado di produrre auto elettriche in grande quantità. La nuova tassa ETS, infatti, presuppone una grande offerta di auto elettriche a prezzi accessibili che solo la Cina può assicurare. E’ questo il motivo per il quale i vertici di Stellantis, la holdin automobilistica multinazionale con sede centrale in Europa, poco più di un mese fa, ha siglato un accordo con la Cina per vendere le auto elettriche cinesi in Europa (qui un nostro articolo). E’ grazie all’accordo tra Stellantis e la Cina che l’Unione europea, mentre gli ingenui automobilisti italiani andavano a votare per eleggere i nuovi ‘campioni’ che si metteranno in tasca 20 mila euro al mese (leggere parlamentari europei), ha programmato la ETS. Ma gli americani hanno scoperto il nuovo accordo tra Ue e Cina sulle auto elettriche e hanno imposto all’Unione europea di mandarlo all’aria. E hanno ragione: l’accordo tra Ue e Cina sulle auto elettriche avrebbe rafforzato la Cina a spese dell’area del dollaro. Meglio lasciare la Ue con poche auto elettriche in attesa che l’industria automobilistica europea collassi: che è quello che piano piano sta avvenendo, con buona pace dell’ottimistica informazione economica europea. Così gli ‘europeisti’ non solo hanno dovuto mandare all’aria l’accordo con la Cina sulle auto elettriche, ma sono stati costretti anche a motivare l’aumento dei dazi doganali del 50% sulle auto elettriche cinesi dicendo che la Cina pratica la concorrenza sleale. Fino a un mese fa erano d’accordo con la Cina per vendere auto cinesi in Europa, ora i cinesi praticano la concorrenza sleale: sono ridicoli!

Spesso critichiamo l’amministrazione americana di Biden. Ma questa volta la mossa dell’attuale Governo federale statunitense è stata geniale!

Giustamente i cinesi sono incazzati neri. Grazie all’accordo con l’Unione europea e con Stellantis avevano trovato il modo di conquistare il mercato europeo dell’auto elettrica. Con il gruppo Stellantis che sarebbe diventato il venditore ufficiale delle auto cinesi in Europa. Meglio di così non gli poteva andare. Invece gli americani hanno mandato all’aria tutto. Non crediamo che dalle parti di Stellantis sprizzeranno felicità da tutti i pori. Siamo in piena guerra mondiale e il mercato delle automobili non è florido. Non lo è soprattutto in Europa. In Italia, ad esempio, ormai si producono appena 500 mila auto all’anno e per venderle ci vogliono gli incentivi che, alla fine, favoriscono più le industrie automobilistiche estere che quelle italiane. Tant’è vero che nell’industria automobilistica italiana la cassa integrazione imperversa. E la Cassa integrazione, nella Seconda Repubblica, annuncia quasi sempre la chiusura. Ebbene, ora la situazione peggiorerà. Ne sembrano convinti anche i tedeschi, che sono stati i veri ispiratori dell’accordo Ue-Cina sulle auto elettriche. Ma gli Stati Uniti d’America, così come hanno sabotato i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 che avrebbero dovuto portare il gas russo in Germania, adesso hanno bloccato l’accordo tra Ue e Cina sulle auto elettriche. Per la seconda volta in poco più di due anni gli americani ‘sgamano’ accordi sottobanco tra Ue e Cina e li mandano all’aria. La prima volta tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022, quando gli USA hanno polverizzato il tentativo degli ‘europeisti’ di stabilizzare l’euro ai danni del dollaro americano sfruttando una mega fornitura di gas russo alla Cina (qui un articolo). Ora hanno bloccato l’accordo Ue-Cina sulle auto elettriche. E’ inutile girarci attorno: quando c’è di mezzo l’economia gli americani sono i più bravi di tutti. Quanto agli ‘europeisti’, vale la rivisitazione di una celebre frase di manzoniana memoria: in economia se uno la capacità non ce l’ha non se le può dare. Spesso critichiamo l’amministrazione americana di Biden. Ma questa volta la mossa dell’attuale Governo federale statunitense è stata geniale! Superfluo aggiungere che la ETS, senza le auto elettriche cinesi, andrà a farsi benedire.

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