Gesù si rifiuta di farsi arbitro per dirimere una questione di eredità fra due fratelli. Ne approfitta per illustrare la parabola sulla ricchezza che non libera gli uomini dalla morte

di Frate Domenico Spatola

21 Ottobre 2024, Lunedì della XXIX settimana del tempo ordinario: Luca 12, 13-21

“La ricchezza dà felicità?”. È il quesito di sempre. Al tema anche Luca era sensibile. A Gesù toccò parlarne, quando un tizio gli chiese di farsi arbitro per una questione di eredità con il fratello. Glissò, dichiarandosi incompetente. Ne approfittò tuttavia per farne insegnamento ai discepoli. La morale della parabola stava nella tesi che la ricchezza non mette al riparo dalla morte. L’invito era perciò di utilizzarla per il migliore investimento, a favore dei poveri. La parabola era del ricco sempre più ricco, perché i terreni gli avevano fruttato oltre ogni aspettativa. Non pensava di condividere le ricchezze con i poveri, ma egoisticamente progettava nuovi granai per una vita immaginata lunga e felice. Ma non aveva preventivato che la stessa notte sarebbe deceduto per morte improvvisa. La domanda di Gesù non fu solo retorica: “Di chi saranno le ricchezze accumulate?”. Era saggio perciò non assolutizzare ciò che non serve a garantire vita eterna.

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