Gesù deve convincere i suoi (a volte riottosi) discepoli che la vera preghiera non è quella di farisei ripetitiva fino alla noia ma una preghiera ispirata all’amore del Padre

di Frate Domenico Spatola

La preghiera nsegnata da Gesù si deve ‘vivere’

I discepoli, pur vedendo come pregava Gesù, non lo imitavano. Non condividevano il suo modello, se chiedevano un insegnamento sulla orazione pari a quello che faceva Giovanni il Battista ai suoi discepoli.
Stando al passo parallelo nel vangelo di Matteo, la preghiera insegnata dal Battista doveva essere come quella dei farisei, ripetitiva fino alla noia, se Gesù consigliava a non pregare come coloro che “credono di essere ascoltati a furia di parole”. La preghiera di Gesù è tutta centrata sulla parola “Abbà”. Era il corrispettivo della lingua aramaica al nostro “papà “. Dalla fiducia, scaturisce la volontà del figlio di rendere “santo”, con le azioni della vita, agli occhi del mondo, il suo Nome. Con la richiesta dell’avvento del Regno divino, è conseguenziale che si inveri nel mondo un modello di governo ispirato all’amore del Padre. Segue la domanda del “pane quotidiano”, che non nutre solo il corpo, viene infatti chiesta l’Eucaristia, che Matteo chiama “pane sovrasostanziale”. La richiesta del perdono dei peccati ha come controparte il perdono del richiedente al proprio debitore. Chiude la preghiera l’invocazione per non venire abbandonati alla tentazione. La Chiesa antica ci ha regalato tre diverse edizioni della “preghiera del Signore”. Quella di Luca più breve è ritenuta quella originale, le altre due, nel Vangelo di Matteo e nella Didakè, sono una rilettura più ampliata della stessa.

Foto tratta da La Luce di Maria

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