Forza Italia, sotto accusa l’assessore Edy Tamajo e Ottavio Zacco per le critiche a Giorgio Mulè. Ma nessuno parla di Marta Fascina, Michela Brambilla e Stefania Craxi elette in Sicilia nelle liste berlusconiane. Dove sono?

E’ un caso che queste polemiche siano esplose proprio quando è trapelata la notizia che la famiglia Berlusconi avrebbe intenzione di rivedere la gestione di Forza Italia? Intanto non possiamo non segnalare che, in quasi due anni, non abbiamo visto interventi importanti di queste tre parlamentari nazionali elette in Sicilia tra gli azzurri

Proprio nelle ore in cui trapela la notizia che la famiglia Berlusconi potrebbe riprendere (direttamente?) la gestione di Forza Italia, in Sicilia scoppia una ‘grana’ dentro il partito, con possibili effetti nel Governo regionale di Renato Schifani. Che volete, egregi lettori di The Hour Sicilia, più cerchiamo di tenerci fuori dall’antico mestiere di cronisti politici, più gli eventi quasi ci costringono a scrivere di politica. Ne approfittiamo anche per parlare di tre parlamentari di Forza Italia elette in Sicilia nel 2022 delle quali, dalle nostre parti, non si hanno più notizie: Marta Fascina (Foto sotto), Michela Brambilla e Stefania Craxi. Perché citiamo queste tre parlamentari nazionali azzurre non siciliane elette in Sicilia? Perché da quello che leggiamo in un articolo del quotidiano online LiveSicilia qualcuno, dentro Forza Italia siciliana, avrebbe contestato la candidatura di un ‘paracadutato’ nelle liste di Forza Italia in Sicilia: Giorgio Mulè, che peraltro è siciliano di Caltanissetta. Si contesta Mulè, che alla fine, ribadiamo, è siciliano e non si proferisce parola su tre parlamentari nazionali elette in Sicilia che nulla hanno a che spartire con la nostra Isola?

L’attacco a Tamajo non è anche un ‘siluro’ al Governo regionale di Renato Schifani?

I due esponenti di Forza Italia in Sicilia sospesi per venti giorni dal partito dai probiviri sono l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo (foto sopra tratta da Il Fatto Quotidiano), ‘superinvidiato’ per via del grande seguito elettorale che ha alle spalle, se è vero che alle ultime elezioni europee ha messo all’incasso 120 mila voti circa, e il consigliere comunale a Palermo, naturamente anche lui di Forza Italia, Ottavio Zacco. Poco meno di tre mesi addietro, Zacco ha rilasciato una dichiarazione che leggiamo su LiveSicilia: “Forza Italia … – ha detto Ottavio Zacco, secondo quanto si legge nel verbale dei probiviri di Forza Italia – ha utilizzato la Sicilia per fare diventare deputati solo dei camerieri, gente che non ha mai fatto politica, gente che non ha mai tenuto in mano un facsimile”. E ancora: “Io oggi sento il dovere di scusarmi con tutti i miei amici per avervi fatto votare una persona alla Camera che l’indomani non solo si è scordato che è stato eletto in quel collegio, ma ha iniziato pure a fare la guerra al nostro gruppo e a questo territorio. Noi questo non lo possiamo più permettere, adesso i consensi sono i nostri, gli amici sono i nostri e noi tutti insieme dovremo decidere chi ci rappresenta in Europa ed è Edy Tamajo”. E Tamajo che c’entra in questa storia? A quanto pare, avrebbe riportato le dichiarazioni di Zacco nel proprio profilo Istagram (qui potete leggere per esteso l’articolo di LiveSicilia). Attaccare Tamajo significa mettere in difficoltà il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, già alle prese con chi gli sta creando problemi nell’attività amministrativa dell’attuale Governo, probabilmente per conto del centrosinistra. Non a caso Schifani difende a spada tratta Tamajo, assessore del proprio Governo (qui un articolo).

Forza Italia versione Tajani ha, sì e no, la metà dei voti di Forza Italia a guida Berlusconi prima maniera

C’è un legame tra la bizzarra polemica sollevata in Sicilia e le mosse della famiglia Berlusconi che, raccontano le indiscrezioni, considerano la gestione di Forza Italia, da parte del coordinatore nazionale, Antonio Tajani, un po’ troppo ‘schiacciata’ su Fratelli d’Italia? In effetti, se leggiamo bene i risultati delle elezioni europee, grande risultato di Tamajo in Sicilia a parte, dove sarebbe la vittoria di Forza Italia? Con Berlusconi il partito ‘viaggiava’ intorno al 20%; con Tajani è sotto il 10%, mentre Fratelli d’Italia, pur avendo adottato, dalla ‘plancia’ di comando’ del Governo, provvedimenti impopolari, va oltre il 28%. Anche in Sicilia senza Tamajo e senza i voti della Dc di Totò Cuffaro, Forza Italia sarebbe sotto il 10%. In questo scenario l’attacco a Tamajo – e quindi al Governo Schifani – è un mezzo suicidio politico. A meno che… A meno che l’obiettivo non sia proprio l’indebolimento del Governo Schifani. La politica è la somma di tante cose: arte, logica, fantasia e anche matematica. E l’unica parte della politica che non può essere oggetto di ‘interpretazioni’ sono i numeri che, per definizione, hanno le ‘corna dure’.

Come mai dentro Forza Italia non si parla delle tre parlamentari azzurre elette nella nostra Isola che non sembra si stiano sbracciando per la Sicilia?

Detto questo, rimane invece avvolta nel silenzio l’assenza pressoché totale, in Sicilia, di tre parlamentari elette nella nostra Isola nella lista di Forza Italia: le citate Marta Fascina, Michela Brambilla e Stefania Craxi, persone per bene, brave e attente. Per caso siete a conoscenza di interventi di queste tre parlamentari berlusconiane sulla Sicilia? Leggiamo un articolo che abbiamo pubblicato su I Nuovi Vespri subito dopo le elezioni politiche nazionali del 2022: “Non è un po’ strano che Silvio Berlusconi con la sua Forza Italia – partito padronale per antonomasia – candidi in Sicilia tre ‘paracadutate’ e tutt’e tre vengano elette? Succede, in queste strane elezioni politiche nazionali, con Marta Fascina, candidata ed eletta a Marsala; succede con Michela Brambilla (foto sotto), candidata ed eletta alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Gela; succede con Stefania Craxi (foto sopra), candidata ed eletta nel collegio uninominale per il Senato, sempre di Gela. Insomma, tra Gela e Caltanissetta le ‘paracadutate’ di Berlusconi trionfano. E trionfa anche la candidata a Marsala. Per tutt’e tre le elette si parla di collegi ‘blindati’ o ‘sicuri’. Ma ‘blindati’ da chi? E – soprattutto – come vengono ‘blindati’ questi collegi? Con la semplice passione politica? Per virtù dello Spirito Santo? Basta, insomma, l’innegabile carisma del leader azzurro o c’è dell’altro? Ancora: gli elettori siciliani che hanno eletto le tre ‘paracadutate’ di Berlusconi pensano di aver fatto una cosa buona?”.

Come si possono votare soggetti che non hanno nulla a che dividere con la nostra Isola? In Sicilia c’è o no un problema di alienazione culturale?

Ancora il nostro articolo di poco meno di due anni fa: “Si tratta di tre donne rispettabilissime che hanno un elemento che li accomuna: nessuna delle tre ha qualcosa in comune con la Sicilia. Questo – lo scriviamo a chiare lettere – non è un bel segnale per la nostra Isola. Il numero dei parlamentari di Camera e Senato – come sappiamo tutti – è stato ridotto; ciò significa che la Sicilia ha bisogno di parlamentari nazionali in grado di difendere gli interessi dei propri cittadini. La domanda è: queste tre signore che sono state elette in Sicilia difenderanno gli interessi della nostra Isola o, una volta elette, non li vedremo più nella nostra Isola?“. La risposta è nei fatti: a noi non risulta che queste tre parlamentari di Forza Italia elette in Sicilia si stiano dando da fare per difendere gli interessi della Sicilia. A voi risulta, cari lettori siciliani che ci seguite? In questa storia ci sono almeno due questioni da sottolineare. La prima riguarda i siciliani che hanno votato per queste tre signore. Perché le hanno votate? Per disciplina di partito? A Caltanissetta e provincia, addirittura, Forza Italia avrebbe tutti questi voti? Alle recenti elezioni europee, a Caltanissetta e dintorni, Forza Italia ha confermato i voti presi alle ultime elezioni politiche, al netto dei voti della Dc di Totò Cuffaro? Seconda questione: perché un elettore siciliano, o meglio, perché tanti elettori siciliani scelgono di votare tre candidate non siciliane che nulla hanno a che spartire con la Sicilia? Semplice passione politica? O c’è dell’altro? La questione non riguarda solo il centrodestra ma anche il centrosinistra che, spesso, ha piazzato nelle liste della Sicilia soggetti che nulla hanno a che sprtire con gli interessi della nostra Isola. Era così anche nella Prima Repubblica. Nel Pci era normale ‘paracadutare’ nelle liste siciliane non siciliani. C’è o no, in Sicilia, un problema di alienazione culturale? (qui l’articoloo de I Nuovi Vespri del 26 Settembre 2022). Certo, c’è un problema legato alla legge elettorale-padronale, che consente alle segreterie dei partiti di espropriare i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento: non a caso, più del 50% dei cittadini italiani non va più a votare perche provano schifo per la politica. Ma i cittadini siciliani che vanno ancora a votare, in questo sistema, senza offesa, ci sguazzano.

In Sicilia nessuna protesta popolare contro l’assalto dei ‘Signori del fotovoltaico’. In Sardegna, invece, la protesta popolare contro le pale eoliche c’è. L’unico che ha capito veramente la vera natura di ‘vinti’ dei siciliani è stato Giovanni Verga

Al limite, Giorgio Mulè, come già accennato, per ironia della sorte è nato a Caltanissetta, provincia che sembra ‘strategica’ per Forza Italia… Ma le citate tre parlamentari nazionali elette in Sicilia nelle file del partito della famiglia Berlusconi non sono siciliane e non sembrano particolarmente legate alla nostra Isola. Però nessuno ne parla. Ai cittadini siciliani non gliene frega niente. Non a caso, in Sicilia, a parte qualche voce isolata, non vediamo proteste di piazza contro l’assalto dei pannelli fotovoltaici non al territorio siciliano ma ai fondi agricoli da sbaraccare per realizzare gli impianti per la produzione di energia solare. Perché realizzare pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli costa meno e si guadagna di più. E se questo fa venire meno la produzione agricola della nostra Isola, meglio così, tanto i siciliani sono di bocca buona e portano in tavola sorridendo le ‘delizie’ che arrivano dall’universo mondo: grano, ortaggi e frutta pieni di erbicidi e pesticidi. Forse nutrendosi con queste ‘prelibatezze’ i siciliani possono godersi meglio le partite di calcio e di tennis e i programmi televisivi-spazzatura. Non è così in Sardegna, dove non tutti i cittadini ma una parte dei cittadini si sta battendo contro l’assalto delle pale eoliche. Magari perderanno pure e dovranno ‘sciropparsi’ le pale eoliche che produrranno energia per sostenere l’economia del Nord Italia e della Germania, così come i pannelli fotovoltaici realizzati in Sicilia dovranno sostenere l’economia del Nord Italia e della Germania. La differenza è che mentre in Sardegna ci sono cittadini che hanno capito che l’unica via per tutelare la propria terra è una rivoluzione, in Sicilia, tranne casi sporadici, trionfa il ‘vuoto-pneumatico’ che è culturale prima che politico. Luigi Pirandello, che non era certo un rivoluzionario, ha provato nel romanzo I vecchi e i giovani a contestare senza successo gli effetti nefasti del Risorgimento in Sicilia. Chi ha capito tutto della Sicilia e dei siciliani è Giovanni Verga, che considerava i suoi concittadini degli inguaribili ‘vinti’. Certo, Verga descriveva gli uomini in generale, ma è impossibile negare che partiva dalla Sicilia. L’ex minatore povero descritto da Verga che, una volta diventato padone della miniera grazie al matrimonio, tiranneggia ai suoi ex colleghi di lavoro è il vero emblema del fallimento della Sicilia e dell’Autonomia siciliana. Gli ‘ascari’ non sono la causa del sottosviluppo culturale ed economico della Sicilia ma la conseguenza di una società siciliana di morti nell’anima. La rivolta dei Vespri siciliani del 1282, la rivolta del Sette e mezzo del 1866 e il Separatismo siciliano dei primi anni del secondo dopo guerra sono lontani anni luce. Ormai, come si usa dire dalle nostre parti, un c’è chiù ‘nnenti n’a casa vacanti…

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