Elezioni presidenziali in America: domani conosceremo il nome del presidente eletto? Se vincerà Trump sì, se vincerà la Harris grazie voti ‘postali’ scoppierà un ‘gran casino’ con un diluvio di ricorsi

Aspettiamoci un ‘grande bordello’ sui voti postali già oggetto di violentissime polemiche nel Dicembre 2020. Quattro anni fa tutti i ricorsi di Trump vennero respinti e Biden vinse proprio grazie ai voti postali. Oggi non sarà più così. Va messa nel conto la possibilità di un ritardo, anche notevole, nella proclamazione del nuovo presidente americano, perché questa volta i possibili ricorsi verranno in buona parte ammessi

Negli Stati Uniti d’America siamo arrivati al dunque. Domani sera, al massimo Mecoledì mattina sapremo non chi ha vinto le elezioni presidenziali americane ma il nome del candidato che, sulla carta, ha preso più voti. Per conoscere il vincitore delle elezioni – Donald Trump o Kamala Harris – con molta probabilità, dovreno aspettare il pronunciamento delle Magistrature di tanti Stati, perché si sa già che ci saranno piogge di ricorsi, per lo più da parte dei legali del Partito Repubblicano. A meno che non vinca Trump nonostante i voti postali che premieranno la candidata democratica. Fino a questo momento hanno già votato circa 77 milioni di cittadini americani, la stragrande maggioranza per posta e una minoranza nei seggi speciali. Il ‘bordello’ scoppierà sui voti postali, perché è questa modalità di voti che è fonte primaria di brogli elettorali. Ricordiamo che il Democratico Joe Biden, nel Dicembre del 2020, ha vinto grazie ai voti postali, che per quasi il 100% sono andati a lui. Se nel 2016 i voti postali erano stati 22 milioni, nel 2020 sono passati a circa 66 milioni: voti, lo ribadiamo, che per quasi il 100% sono stati assegnati a Biden. Statisticamente Ia cosa è un po’ strana ma è stata data ‘orwellianamente’ per buona… I legali di Trump, ovviamente, hanno contestato il triplo dei voti postali rispetto al 2016 e, soprattutto, il fatto che quasi tutti i voti inviati via posta hanno premiato il candidato dei Democratici. Trump non ha mai accettato la sconfitta del 2020. Ancora oggi l’informazione officiale dice che Trump non è mai riuscito a provare i brogli elettorali delle elezioni del Dicembre 2020. Peccato che chi dice o scrive questo, beh, dimentica un ‘particolare’: e cioè che quasi tutti gli Stati americani, quattro anni fa, hanno respinto i ricorsi dei legali di Trump, compresa la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America. Il riconteggio delle schede è stato ammesso solo in qualche caso e solo dove c’era la certezza matematica che avrebbe confermato la vittoria dei Democratici. Nel 2020 ‘doveva’ vincere Biden: e così è stato. I Democratici si erano impegnati a risolvere tutti i problemi dell’America. Ma così non è stato (sopra foto tratta da Il Fatto Quotidiano).

Quattro anni fa tutti i poteri forti appoggiavano i Democratici. Oggi non è più così

Oggi lo scenario è mutato. Nel 2020 tutti i poteri forti americani e quasi tutte le lobby appoggiavano Biden. Trump doveva perdere e basta. Le grandi industrie delle armi avevano il dente avvelenato con Trump, che non aveva avviato alcuna guerra. Le multinazionali farmaceutiche avevano pronta la grande operazione della terapia genica contro il Covid da far passare per ‘vaccino’. Le industrie automobilistiche erano pronte per lanciarsi nelle auto elettriche, fino ad oggi fallimentari, perché costose, di difficile gestione e pericolose, se è vero che le batterie prendono fuoco con una certa frequenza. La lobby ebraica mondiale era dubbiosa, se non contraria a Trump, che si era rifiutato di vendere armi a Israele: e infatti, appena quattro mesi dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca, Israele acquisterà 735 milioni di dollari di armi americane, per la felicità delle industrie delle armi statunitensi (qui un articolo). Se gli israeliani oggi tengono aperti quattro fronti di guerra – Gaza, Libano, Siria e Cisgiordania – lo devono alle armi americane arrivate in Israele dal 2021 ad oggi: un particolare che, chissà perché, l’informazione ‘democratica’ occidentale nasconde a bella posta. Ma oggi, ribadiamo, lo scenario è mutato. Ad appoggiare i Democratici sono ancora le industrie delle armi, le multinazionali farmaceutiche (i cui vertici, come illustreremo in seguito, sono terrorizzati dalla possibile vittoria di Trump) e le lobby degli uomini che pensano di essere donne e viceversa. Dopo di che, per i Democratici americani, ci sono solo i voti postali…

Oggi la comunità araba presente in America vota Trump. Probabile polemiche sui risultati elettorali in Arizona e in Georgia

Aspettiamoci non diciamo il 100% dei voti postali alla candidata Democratica, perché sarebbe troppo ‘sporca’, ma la stragrande maggioranza dei voti postali ai ‘liberal’ è quasi certa. E su questo punto arriveranno i ricorsi dei legali dei Repubblicani, che punteranno soprattutto sulla ‘veridicità’ del voto postale, considerato che nel Dicembre 2020 circolava il dubbio che tante schede votate via posta erano arrivate dai cimiteri… Cosa stiamo cercando di dire? Che almeno la metà delle Magistrature degli Stati americani dove si può votare via posta (47 Stati su 50) questa volta dovrebbe accogliere i ricorsi dei legali di Trump, che ovviamente chiederanno la verifica della corrispondenza tra schede votate e presenza in vita degli elettori: e su questo punto potrebbe succedere un ‘gran casino’. Poi ci saranno anche ricorsi negli Stati definiti chiave: Georgia, Michigan, Pennysilvania, Arizona, Nevada, North Carolina, Wisconsin, dove sono in ballo 93 grandi elettori su 538. I possibili ricorsi contro i brogli elettorali si potrebbero concentrare soprattutto sul Michigan, dove la grande comunità arabo-americana non ne vuole sapere di sostenere i Democratici per via del caos che è scoppiato in Medio Oriente. Ciò, in verità, riguarda tutta la comunità di origine araba presente in America. Ci aspettiamo grandi polemiche anche per il voto in Georgia e in Arizona, Stati tradizionalmente con maggioranza di elettori del Partito Repubblicano dove, però, i Democratici, per giustificare i voti – soprattutto postali – hanno tirato fuori la storia della ‘crescita’ di minoranze etniche che votano per i Dem. Quattro anni fa tale tesi è stata data per buona, quest’anno non dovrebbero mancare i ricorsi sul voto di questi due Stati, con i controlli sulle schede. Riassumendo: se Trump, nonostante i voti postali che lo penalizzeranno, risulterà eletto presidente non ci saranno polemiche; ma se – come nel 2020 – vinceranno i Democratici grazie ai voti postali, il caos sarà totale e ci sarà un diluvio di ricorsi che, in buona parte, verranno accolti dalle Magistrature degli Stati. Questo bloccherà la proclamazione del nuovo presidente per due, tre settimane e forse anche oltre.

Il paradosso: come la comunità araba americana, anche la lobby ebraica sosterrà Trump

Non possiamo non segnalare un paradosso: se la comunità araba, come già accennato, sosterrà Donald Trump, che si è impegnato a porre fine alla guerra in Medio Oriente, anche la lobby ebraica, in queste elezioni presidenziali, dovrebbe appoggiare il Repubblicano Trump. La questione non è numerica: i 7 milioni e mezzo circa di ebrei che vivono negli USA sono un bel numero ma non sono determinanti ai fini del risultato elettorale. Molto importante, invece, è il potere economico, finanziario e bancario che la lobby ebraica detiene in America e nel mondo. Questo enorme potere sì che fa la differenza. Se Israele, come già ricordato, tiene in piedi quattro fronti di guerra in Medio Oriente, ciò avviene anche perché, per la prima volta nella storia, molti esponenti di spicco della lobby ebraica mondiale pensano che i Democratici abbiano cercato di strumentalizzare la strage del 7 Ottobre 2023. Se la guerra in Medio Oriente non si è fermata, ciò è dovuto, con molta probabilità, al fatto che la lobby ebraica si aspetta un cambiamento radicale della politica americana, che non può certo essere assicurata dai Democratici. La questione dei ‘presunti vaccini’ Covid, infine. A parte gli studi scientifici internazionali che stanno venendo fuori – studi piuttosto critici sulla gestione sanitaria della pandemia – va sottolineato che fino ad ora nessuno ha toccato le multinazionali farmaceutiche. Con l’eventuale elezione di Trump alla Casa Bianca le cose potrebbero cambiare. L’appoggio del Democratico Robert Kennedy junior a Trump è legato proprio alle verità fino ad oggi nascoste sulla pandemia e sui ‘vaccini’ anti-Covid. Si pensi, per citare un esempio – che peraltro non è l’unico – ai rapporti tra la Commissione europea e i vertici delle multinazionali farmaceutiche fino ad oggi rimasti nell’ombra. Kennedy junior è stato molto critico verso la gestione della pandemia. A Milano, durante una manifestazione, nel Novembre del 2021, ha detto a chiare lettere che il Green Pass era “un colpo di Stato globale” (qui un articolo). C’è, poi, la questione delle tante persone che sono decedute dopo la vaccinazione contro il Covid: questione fino ad oggi liquidata come frutto di mere “correlazioni temporali” (qui un articolo). E ci sono le tantissime persone colpite da effetti collaterali negativi post vaccinazione Covid che si trascineranno la loro condizione per tutta la vita. Con l’eventuale elezione di Trump si potrebbe aprire la stagione dei risarcimenti per tutti i soggetti coinvolti con effetti negativi nella stagione Covid. Ciò potrebbe sortire effetti devastanti in tutti i Paesi occidentali. C’era, è vero, lo ‘scudo penale’, ma non ricordiamo ‘scudi civili’.

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