Elezioni in Germania: vince la triade Ursula von der Leyen-Friedrich Merz-Angela Merkel, nemici giurati dell’America di Donald Trump. Aspettiamoci il peggio del peggio

Intanto stanotte la Russia di Putin ha battuto il record di droni scagliati su Kiev: la guerra in Ucraina continua, altro che pace!

Le notizie di queste ore sono tante. Ne commentiamo due. La prima è il risultato delle elezioni politiche in Germania, che registra la vittoria dei partiti della finanza e della guerra. La seconda notizia è un terribile bombardamento dei russi a Kiev, la capitale ucraina dove sono arrivati 267 droni, che purtroppo sono un macrabo record, considerato che sono stati lanciati da Mosca in una sola notte. La foto di un drone russo che vedete sopra (tratta da Wikipedia) dà la misura sia della guerra in Ucraina che prosegue, sia della vittoria ‘armata’ dei partiti guerrafondai in Germania. Con molta probabilità, i russi hanno voluto lanciare un doppio segnale. Il primo segnale è una risposta alla continua disinformazione occidentale, che nei giorni scorsi blaterava di una Russia con i magazzini di droni da guerra quasi vuoti. Notizia falsa della quale hanno fatto le spese gli abitanti i Kiev. Il secondo segnale lanciato dalla Russia di Vladimir Putin è diretto, contemporaneamente, al presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelens’kyj, e al mondo: le trattative per fermare la guerra non fermano la stessa guerra in Ucraina e ora i russi puntano su Kiev. Insomma, per dirla brutalmente, non è detto che il terzo anniversario dell’esplosione del guerra in Ucraina fermi la stessa guerra. E poiché, come racconteremo in un altro articolo, Zelens’kyj si rifiuta di firmare gli accordi con l’America di Trump, nei prossimi giorni potrebbe succedere di tutto.

La vittoria della destra AfD di Alice Weidel che raddoppia i voti non servirà a nulla. La maggioranza dei tedeschi ha votato contro l’America di Trump

Commentiamo i risultati delle elezioni in Germania con l’andamento della guerra in Ucraina perché le due notizie si incrociano. Le elezioni tedesche – stando a quanto si legge sui giornali – sono state vinte dai partiti della finanza e della guerra. I partiti che avrebbero potuto quanto meno limitare la guerra non governeranno la Germania. Certo, il partito di destra AfD di Alice Weidel ha raddoppiato i voti, passando dal 10 al 20%: ma questo non basterà per cambiare le cose in Germania, dove, ribadiamo, la maggioranza dei partiti vuole il proseguimento della fallimentare esperienza dell’Unione europea e, quindi, della guerra. Parlano i ‘numeri’. L’accoppiata Cdu-Csu con alla testa Friedrich Merz dovrebbe confermarsi il primo partito con il 28%: e questi vogliono il proseguimento della Ue dell’euro e della guerra; i Verdi tedeschi passano dal 14,7% all’11,6%: perdono tre punti percentuali ma ci sono ancora e continueranno a vessare i cittadini europei e, soprattutto, gli agricoltori europei; i Socialdemocratici della SPD del Cancelloere uscente, Olaf Scholz, passano dal 25,7% al 16,4%: perdono poco meno di 10 punti percentuali; se, da un lato, il tracollo della SPD è positivo, trattandosi di un partito venduto agli ultra-liberisti e ai globalisti, va comunque ricordato che in questi tre anni SPD è stato un partito che ha cercato di frenare gli ardori guerrafondai ‘europeisti; è andata bene la sinistra di Linke, che passa dal 4,9 all’8,8%: non dovrebbe essere un partito guerrafondaio e per dimostrare di essere tale non dovrebbe entrare a far parte del futuro Governo dell’ammucchiata ‘europeista’ e guerrafondaia; rimane fuori dal nuovo Parlamento tedesco per un soffio la sinistra di Sara Wagenknecht, che è contraria alla guerra e che con il suo partito BSW si è stranamente fermata al 4,9%: è probabile un ricorso; fuori dal Parlamento anche i Liberali dell’FDP, che si sono fermati al 4,3%. Per la cronaca, Merz è alleato della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a propria volta legata all’ex Cancelliera, Angela Merkel. In pratica, in Germania, non è cambiato nulla.

Si va verso uno scontro economico (e non soltanto economico) sempre più drammatico tra il nuovo corso di Washington, che con Trump sta smantellando la globalizzazione, e quello che resta dell’Unione europea

Quello che succederà in Germania è scontato: tutti i partiti ‘europeisti’ si uniranno per dare vita a un’ammucchiata con la scusa di fermare “‘avanzata del partito nazista di AfD”. Il nuovo Governo tedesco del futuro Cancelliere Friedrich Merz dovrebbe essere sostenuto dalla sua coalizione Cdu-Csu, dai Socialdemocratici della SPD e dai Verdi. Già questi tre disastrosi partiti arriverebbero al 56%, con una larga maggioranza in Parlamento, considerato che due partiti di quasi il 10% sono rimasti fuori per mancato raggiungimento del quorum. Con molta probabilità, nel nome della lotta alle destre, cercheranno di intruppare anche la sinistra del Linke che, a rigor di logica, dovrebbe rifiutare. Che succederà? Anche questo è piuttosto scontato: l’economia tedesca è alla frutta, perché il nuovo presidente americano, Donald Trump, sta smantellando il sistema ultra-liberista e globalista. E siccome l’economia tedesca si fonda sulle esportazioni, l’economia tedesca continuerà a crollare. Di più: con l’arrivo dei dazi doganali americani l’economia tedesca sprofonderà. Da qui i tagli allo Stato Sociale, alla Sanità pubblica, ai Servizi sociali, ai trasporti, alla scuola. Arriverà anche uno stop alle infrastrutture, soprattutto se l’Unione europea deciderà, com’è probabile, di proseguore nel folle appoggio all’Ucraina di Zelen’kyj. In più c’è da foraggiare la NATO, che chiede un aumento delle spese per gli armamenti militari. Insomma, i tedeschi che hanno votato Merz si pentiranno amaramente di quanto hanno prodotto nel segreto delle urne. Ricordiamoci che Trump ed Elon Musk detestano la Commissione europea di Ursula von der Leyen e, di conseguenza, Merz, alleato di ferro della von der Leyen, viene visto come fumo negli occhi dal nuovo corso di Washington. Musk, del resto, prima del voto tedesco è stato chiarissimo: “Solo AfD può salvare la Germania”. Ciò significa che con la triade Ursula von der Leyen-Friedrich Merz-Angela Merkel gli Stati Uniti d’America non faranno sconti all’Europa: anzi.

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