E’ arrivata la sesta rata del Pnrr? No. Proprio oggi vanno all’asta Btp per 8,5 miliardi di euro. Il Pnrr è una grande presa in giro. Ue alla frutta, l’Italia esca dall’euro prima del grande crollo

di Ciro Lomonte

La verità sui conti pubblici italiani ed europei che l’informazione di regime ‘europeista’ e italiana nascondono. L’impietosa analisi del Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte

Arrivano da ogni parte d’Italia le conferme alla correttezza delle analisi politiche ed economiche di Siciliani Liberi. Unica forza politica in Italia ad avere anticipato già nel Settembre 2022, in piena campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane, che i fondi del Pnrr non sarebbero mai arrivati. Riportando decine di esempi concreti, abbiamo poi mostrato come i fondi del cosiddetto Pnrr non siamo mai arrivati a decine e decine di pubbliche amministrazioni di tutta Italia. Denunciando – unica forza politica – la condizione folle, prima ancora che ridicola, per cui in Italia è possibile che una pubblica amministrazione bandisca una gara e dia il via ai lavori senza avere i soldi sul conto corrente. Così poi, quando si dovranno pagare le aziende tanto gli anticipi che i vari avanzamenti dei lavori e poi il saldo finale, non sarà possibile farlo proprio per la carenza di denaro. Che, o causerà gravi danni alle imprese non pagate, oppure alle amministrazioni pubbliche committenti costrette a trasferire fondi da altre voci di bilancio che così resteranno scoperte.

I presidi delle scuole italiane si sono accorti che non vedranno mai i fondi del Pnrr? Intanto 500 scuole sono nei guai: hanno assunto obblighi con le imprese per il Piano scuola e non sanno cosa fare

Fra gli ultimi in ordine di tempo a dare ragione a Siciliani Liberi è l’Associazione nazionale dei presidi scolastici: “L’allarme dei presidi, 460 scuole hanno speso soldi, ma i fondi Pnrr non arrivano. L’ANP ha chiesto un tavolo tecnico per risolvere le criticità”, titolava il 22 maggio l’inserto scuola del giornale di Confindustria che così solerte non ha fatto che cantare le lodi del ridicolo Pnrr (https://www.ilsole24ore.com/…/l-allarme-presidi-460…). “Quasi 500 scuole hanno sostenuto, rendicontato e inoltrato la richiesta di pagamento delle spese sostenute all’Unità di Missione del Pnrr senza ottenere alcun esito”, scrive la redazione. “Numerose scuole sono in grande sofferenza – diceva il presidente dell’Associazione, il preside Antonello Giannelli, – stante l’approssimarsi della scadenza del 30 Giugno quale data conclusiva delle attività connesse al Piano Scuola 4.0. Dopo la riunione del Tavolo tecnico sul Pnrr dello scorso 29 Aprile, l’Anp ha avviato una rilevazione delle istituzioni scolastiche che, a fronte della rendicontazione di spese effettivamente sostenute, hanno inoltrato – già da mesi – la richiesta di pagamento della quota intermedia del finanziamento senza esito alcuno. La rilevazione ci ha consentito di individuare ben 458 scuole ed è stata tempestivamente comunicata all’Unità di Missione. Queste istituzioni scolastiche – ha proseguito Giannelli – si trovano, attualmente, nell’impossibilità di adempiere a tutti gli obblighi assunti con gli operatori economici. Là dove possibile, i colleghi stanno attingendo alle disponibilità finanziarie delle loro scuole operando corpose anticipazioni di cassa ma la maggior parte di essi non ne ha la possibilità per incapienza finanziaria. Ciò determina insormontabili difficoltà gestionali poiché, se da una parte gli operatori economici esigono il pagamento delle fatture emesse e, in mancanza dello stesso, paventano il ricorso alle vie giudiziali, dall’altra i Revisori dei conti richiamano i dirigenti al rispetto della normativa sulla riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, incisa fortemente proprio dalle riforme del Pnrr. In parole più povere, i colleghi si ritrovano ‘tra incudine e martello’ e questo è francamente inaccettabile” (https://www.disal.it/objects/Pagina.asp?ID=33138).

In Italia, nel nome del Pnrr, le pubbliche amministrazioni bandiscono gare di appalto senza avere in cassa i soldi per pagare le imprese

Inaccettabile, caro professore Giannelli, è che un Paese che si dichiara “culla del diritto” abbia una legislazione amministrativa così folle da rendere possibile la proclamazione di gare di appalto senza che vi siano in cassa i soldi. Queste cose non accadono nemmeno nei Paesi in via di sviluppo. E sono la conseguenza diretta ed ovvia delle folli politiche di austerità “europee” cui voi docenti scolastici ed universitari – caro Giannelli – avete dato e continuate a dare acritica adesione. Esattamente come avveniva con il comunismo. Di cui tutti vedevano gli errori nei Paesi del “socialismo reale”. E di cui gli intellettuali italiani di area PCI – fra cui la quasi totalità del corpo docente italiano scolastico ed universitario – si limitava ad osservare come fossero “compagni che sbagliano”. Non è così, caro professore Giannelli. L’Italia è in ginocchio dal punto di vista economico e sociale proprio per essere prima entrata nell’unione monetaria, e poi per avere accettato le assurde regole dell’austerità fiscale europea. Che, in parole povere, si traducono in livelli di tassazione eccezionalmente alti, salari bassi, squilibrio della bilancia commerciale a favore dell’export, disoccupazione di massa, deindustrializzazione e collasso demografico. Se fosse vero che l’Italia ha ricevuto 5 “rate del Pnrr” ed avrebbe addirittura “richiesto la sesta rata il 24 giugno”, non si capisce per quale ragione i soldi non siano mai stati trasferiti né alle 500 scuole di cui parla il presidente dell’Anp, né al Comune di Marzabotto o alle migliaia di altri che li attendono ormai da quasi due anni. Insieme ad università, unità sanitarie locali, enti di ricerca, associazioni, Regioni, ex province e decine di altre pubbliche amministrazioni.

Le imprese italiane non hanno ricevuto un solo euro di fondi Pnrr, se è vero che le prime tre rate dello stesso Pnrr sono state utilizzate per pagare gli interessi sul debito pubblico truffaldino che ammonta a circa 90 miliardi di euro all’anno. In realtà, quando si materializza una ‘rata’ del Pnrr lo Stato italiano emette Btp per pari importo. Il resto sono fesserie

In realtà dopo aver ricevuto le prime 3 rate, tutte utilizzate da Roma per pagare interessi sul debito pubblico ed evitare così il default, Bruxelles ormai senza più un euro, non ha trasferito proprio nulla. Guardacaso, invece, il Tesoro ha invece messo in vendita nuovi Btp per un importo pari proprio alle “rate” che ogni volta Roma diceva di “incassare”. Ultima in ordine di tempo, la cosiddetta “sesta rata da 8,5 miliardi chiesta il 24 giugno”. Guardacaso il Tesoro ha appena annunciato per oggi 11 Luglio, l’emissione di nuovi Btp “fino a 8,5 miliardi di euro. I titoli vanno in asta giovedì 11 luglio 2024. La data di regolamento è lunedì 15 luglio 2024” (https://finanza.lastampa.it/…/MTkxXzIwMjQtMDctMDhfVExC….). Si tratta con tutta evidenza di una messinscena. Ma a chi pensa che allora le pubbliche amministrazioni periferiche in attesa da anni dei “fondi del Pnrr” li riceveranno con gli incassi della vendita all’asta dei nuovi Btp si sbaglia di grosso. Roma usa quei fondi, e tutti gli altri incassati attraverso l’enorme tassazione e le accise sui carburanti, per pagare gli stipendi pubblici, la cassa integrazione “in deroga” a milioni di lavoratori fra cui – dal lontano 2002 – tutti quelli della ex Fiat di Termini Imerese e i loro fornitori. Oltre che – letteralmente – per mantenere fuori dalla povertà l’intera popolazione del Meridione e della Sicilia, dove la disoccupazione reale supera ormai il 60%. Lo ha detto proprio intervenendo a Palermo in queste ore il direttore generale di Inps: “Paghiamo in Sicilia 603.587 prestazioni di Assegno unico universale”. Considerate che l’importo medio dell’assegno supera in Sicilia i 500 euro mensili. Per capire di che cifre si tratti, basti sapere che Inps ha pagato nel solo 2023 ben 18 miliardi di euro di questo “Assegno” a 6 milioni e 480mila famiglie (https://www.inps.it/…/02/Allegati/3447_CS_AUU_14022024.pdf). Come si vede, il 10% di queste famiglie è in Sicilia (https://www.palermotoday.it/…/inps-sicilia-prestazioni…).

Non esistono i fondi del Pnrr ma tutti i partiti politici italiani, tutte le organizzazioni imprenditoriali e tutti i sindacati tacciono per evitare di ridicolizzare l’Unione europea

Non arrivano né mai arriveranno i fondi del Pnrr. Così come un anno dopo non un centesimo è arrivato agli alluvionati della Romagna. Nessuno ne parla o ne scrive. Così il 5 Luglio il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini è dovuto ricorrere ad un social network dove ha scritto: “Sono passati quattordici mesi dalla drammatica alluvione che colpì la Romagna. Vennero la presidente Meloni e parecchi ministri, uno dopo l’altro, a promettere agli alluvionati che tutti sarebbero stati risarciti al 100%. Ad oggi però sono arrivate briciole, o addirittura nulla. Anzi, hanno deciso che a cittadini e famiglie alluvionati potranno arrivare un massimo di sei mila euro, quando parecchi di danni ne hanno avuti per decine di migliaia, qualcuno oltre centomila.Da queste parti siamo abituati a cavarcela da soli, perché ci rimbocchiamo le maniche e ci lamentiamo poco anche di fronte di enormi tragedie. Ma una cosa non accettiamo: essere presi in giro” (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1039441800885675&id=100044595932082&set=a.488364889326705&locale=zh_TW). Non è che Roma voglia prendervi in giro, caro On.le Bonaccini: è che non ha un centesimo oltre a quelli con cui paga la Cig in deroga a una parte enorme delle aziende italiane, inclusa una parte molto grande di quelle emiliane e romagnole. Perché nessuno lo dice o ne scrive: ma l’industria italiana è in ginocchio. Senza più ordini da oltre un anno, con l’eccezione delle aziende delle armi. E le aziende hanno accettato di non procedere ai licenziamenti di massa solo perché è lo Stato a pagare tutti tramite l’Inps e la Cig in deroga.

Un catastrofe economica e finanziaria si sta abbattendo sull’Unione europea. Tra un po’ assisteremo a un rialzo degli interessi sui titoli di Stato in tutti i Paesi dell’euro

È una situazione oltremodo pericolosa, perché con la nuova crisi finanziaria imminente, con il crollo delle Borse ormai alle porte e il rapidissimo rialzo degli interessi sui Titoli di Stato di tutti i Paesi dell’euro con un debito pubblico ormai insostenibile – fra cui l’Italia – Roma sarà costretta prima a uscire dall’euro, e poi ad azzerare tutti i pagamenti “sociali”, inclusi gli “assegni universali”, la “Cig in deroga”, i “bonus” e tutte le altre forme dell’assistenzialismo di massa con cui Roma dopo il 2020 ha evitato e continua ad evitare i moti di piazza. Continuare a parlare di “Pnrr” organizzando convegni come quello che pochi giorni fa Roma ha promosso convocando i Sindaci ormai esasperati, è soltanto un modo – l’ennesimo – per distrarre la popolazione da una situazione catastrofica. Che invece va affrontata con serenità e pacatezza. Caratteristiche dell’azione politica e culturale di Siciliani Liberi.

L’unica soluzione per l’Italia è l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira. Sarà un passaggio difficile ma non esiste un’alternativa

L’Italia deve uscire dall’euro adesso in modo ordinato, essendo solo interessata alla pace e al benessere della sua popolazione. Il Tesoro deve tornare ad emettere la propria moneta – la lira – il cui valore negli scambi internazionali sarà inevitabilmente molto basso, perché determinato dalla residua consistenza industriale, commerciale e agricola dell’Italia. Ma è l’unico modo per salvare l’economia nazionale e dare il via ad una nuova stagione di ricostruzione del Paese (e della Sicilia). Il bassissimo valore della lira consentirà di far crescere enormemente le esportazioni. Lo Stato dovrà inevitabilmente tornare protagonista della produzione industriale e del credito alle imprese, rifondando l’Iri e le banche di interesse nazionale. Con tutta evidenza, si tratta di compiti che richiederanno una classe dirigente totalmente nuova. Che nascerà proprio a causa della crisi economica e sociale ormai alle porte.

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