Donald Trump vuole evitare che la Groenlandia finisca nelle mani della Cina, com’è avvenuto con la Siberia. Sullo sfondo lo sfruttamento di petrolio, gas, piombo e soprattutto oro, diamanti e uranio

Proviamo a illustrare perché il nuovo presidente americano ha riproposto il ‘caso’ Groenlandia

Il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, in quanto Repubblicano si presenta come ‘isolazionista’. In realtà, è isolazionista fino a un certo punto, perché, a meno di un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca (previsto il 20 Gennaio), ha già sollevato due questioni che faranno discutere: la Groenlandia (foto sopra tratta da iStock) e il Canale di Panama. Oggi, 25 Dicembre, Natale 2024, ci occupiamo della Groenlandia. Nel 2019 Trump, che allora era al terzo anno del suo primo mandato di presidente USA, propose l’acquisto della Groenlandia che è la più grande isola non continentale al mondo e, come si legge su Wikipedia, “la terza area più grande del Nord America, dopo Canada e Stati Uniti“. La proposta di Trump scatenò un putiferio tra i poco meno di 60 mila abitanti della Groenlandia, isola che appartiene ancora alla Danimarca ma che gode di un’ampia autonomia che gli abitanti esercitano appieno. Insomma, in Groenlandia non ci sono politici ‘ascari’ che vanno a svendere la propria terra in cambio di benefici e prebende personali. E’ una terra di persone serie e non di politici ‘ascari’ e stipidi. E non si fa amministrare da pagliacci e venduti. Quando Trump formulò la sua proposta di acquisto della Groenlandia, come già ricordato, si scatenò una protesta popolare contro gli USA. Con la mancata rielezione di Trump nel Dicembre 2020, in seguito ad elezioni presidenziali imbrogliate, la questione è stata archiviata. Anche perché i Democratici tornati alla Casa Bianca hanno pensato ai gran soldi da fare con la pandemia e ad attaccare la Russia come avevano fatto con l’amministrazione del Dem di Barack Obama. Una delle motivazioni forti della guerra in Ucraina, voluta dagli americani, è il tentativo, fino ad ora riuscito, di scongiurare il varo della moneta unica del BRICS agganciata all’oro che avrebbe polverizzato il dollaro statunitense nel giro di tre-quattro anni (qui un articolo). Operazione riuscita, anche se il processo di ‘dedollarizzazione’ sta andando avanti lo stesso. Trump si sta insediando mentre è già in corso lo scontro epocale tra USA e Cina.

La Groenlandia americana è una vecchia idea dei governanti statunitensi che risale alla seconda metà dell’800

Oggi Trump sta tornando al vertice del suo Paese e uno dei suoi primi pensieri è la vecchia idea dell’acquisto della Groenlandia. Perché scriviamo vecchia idea? Perché gli americani provarono ad acquistare la Groelandia prima nel 1867 e poi subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, per la precisione nel 1946, quando offirino 100 milioni di dollari. Oggi, con la grande massa di dollari americani presenti nel mondo, tale cifra sembra ridicola, ma quasi 80 anni fa appariva come una somma enorme. Ma già allora gli abitanti dell’isola e la Danimarca dissero no. La Danimarca, poco meno di 6 milioni di abitanti, è un Paese di persone intelligenti. Dall’Unione europea hanno preso solo quello che gli serve: per esempio, sono stati favoriti dalle celeberrime ‘quote latte’ e da altre facilitazioni Ue. Ma i governanti danesi si sono guardati bene dall’aderire alla moneta unica europea (leggere euro). Gli abitanti della Groenlandia sono ancora più intelligenti dei danesi. Questo Paese ha fatto parte Comunità economica europea, perché non ne poteva fare a meno essendo il loro Paese territorio danese. Ma nel 1982, con un referendum, hanno detto addio alla finta ‘Europa unita’. Già allora gli abitanti della Groenlandia avevano capito che dentro la futura Unione europea sarebbero rimasti fregati. La Groenlandia, come la Catalogna e il popolo basco in Spagna, come la Scozia lotta per l’indipendenza, altro che Unione europea dell’euro!

In ballo ci sono petrolio, gas, diamanti, oro, piombo e, con molta probabilità, altre ricchezze minerarie sconosciute agli stessi abitanti della Groenlandia

Gli abitanti della Groenlandia sanno che il sottosuolo del proprio Paese è particolarmente ricco di petroliogas naturalediamantiorouranio e piombo e, con molta probabilità, di altre ricchezze minerarie fino ad oggi sconosciute e mai sfruttate. Ma non hanno il denaro e la tecnologia per iniziare a valorizzarle. Detto questo, vogliono essere loro a scegliere l’interlocutore con il quale iniziare a lavorare insieme. Da quello che si capisce, non amano gli americani e non amano soprattutto il sistema ultra-liberista e globalista. Nemmeno Trump ama i liberisti e i globalisti, dei quali conta di sbarazzarsi. Il nuovo presidente americano, che in geopolitica è molto più lungimirante del suo predecessore, il Democratico Joe Biden, vuole evitare che anche la Groenlandia finisca nella mani della Cina. Ricordiamoci che sono stati i Democratici americani a provocare l’avvicinamento della Russia alla Cina. Vladìmir Putin, alla fine degli anni ’90 del secolo passato, Quando presidente della Commissione europea era l’italiano Romano Prodi, ha provato a fare entrare la Russia nell’Unione europea, sia per gli antichi legami culturali del suo Paese con l’Europa, sia per compensare le mire cinesi sulla Siberia, area del mondo che, come la Groenlandia, possiede una ricchezza mineraria ancora oggi al mondo sconosciuta. Fu proprio la Commissione europea di Prodi a dire no alla Russia. Il resto è storia nota. Sono stati i Democratici americani con la presidenza Obama a costringere i russi ad allearsi con la Cina. Un’alleanza che, alla fine, si è dimostrata lungimirante, se è vero che da alcuni anni i cinesi lavorano in Siberia di comune accordo con i russi per valorizzare le risorse minerarie di questa particolarissima area del mondo. Trump vuole evitare che anche la Groenlandia faccia la fine della Siberia. Ci riuscirà?

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