Domani anniversario dell’assassinio di Pio La Torre protagonista, nei primi anni ’80, di un grande movimento pacifista. Chi oggi è d’accordo sulla guerra dovrebbe evitare di commemorarlo

Il pacifismo di questi tempi non è molto di moda. Quanti sono oggi in Italia i partiti politici schierati contro la guerra?

Domani è l’anniversario dell’omicidio di Pio la Torre e Rosario Di Salvo. Pio la Torre è stato un dirigente della Cgil e poi del Pci. Rosario Di salvo era il suo collaboratore ed è stato ucciso con lui. In questo articolo proveremo a illustrare perché, domani 30 Aprile 2024, giorno della sua commemorazione, gli esponenti dei partiti politici che oggi sono favorevoli alla guerra dovrebbero evitare di partecipare alle manifestazioni che ricordano La Torre, che ha perso la vita soprattutto nel nome di una battaglia politica pacifista. Chi oggi è favorevole alla guerra non dovrebbe associarsi al ricordo di La Torre. Tra l’altro, La Torre era schierato contro la base NATO di Comiso e chi oggi, per svariati motivi, appoggia la NATO e gli Stati Uniti d’America ha ancora meno motivi per ricordare La Torre.

La vita e la carriera politica

Pio la Torre era nato a Palermo, nel 1927, nel quartiere Altarello di Baida, allora zona contadina molto povera. Sin da ragazzo si è impegnato nella vita sociale, in difesa dei braccianti agricoli finendo anche in carcere. E’ stato giovane esponente della Federterra per poi passare alla Cgil. Ha preso parte, nei primi anni del secondo dopoguerra, all’occupazione delle terre. E’ stato consigliere comunale a Palermo dal 1952 fino ai primi anni ’60. Ha combattuto, con grande coraggio, contro i protagonisti del ‘Sacco’ di Palermo negli anni ’50 e degli anni ’60. E’ stato eletto segretario regionale della Cgil nel 1959. Nel 1962 è stato eletto segretario regionale del Pci siciliano. La sua fu un’elezione importante, dopo un periodo oscuro in cui il Pci, a partire dall’Ottobre del 1959, era rimasto invischiato nella cosiddetta ‘Operazione Milazzo’, ovvero un Governo regionale capeggiato dal democristiano ‘ribelle’ Silvio Milazzo, appoggiato da un gruppo di partiti che andavano dal Pci fino ai monarchici e ai fascisti, con la DC ufficiale all’opposizione. Una fase politica convulsa, con tante ombre e pochissime luci che La Torre e un altro dirigente storico del Pci siciliano, Girolamo Li Causi, non avevano apprezzato.

Chissà perché si parla pochissimo dei malumori che accompagnarono il ritorno in Sicilia di Pio la Torre nel 1981 anche all’interno del suo partito

Nel 1963, da segretario regionale del Pci, è stato eletto all’Assemblea regionale siciliana. Ha ricoperto la carica di deputato regionale fino al 1971. La Torre era molto stimato dall’allora segretario nazionale del Pci, Enrico Berlinguer, che gli affidò, di fatto, la guida del settore agricoltura del partito per poi candidarlo alle elezioni politiche nazionali del 1972. La Torre ha ricoperto l’incarico di parlamentare nazionale fino al giorno della sua morte, avvenuta, come già ricordato, il 30 Aprile del 1982. Un anno prima della sua uccisione La Torre aveva chiesto di tornare in Sicilia alla guida del Pci. Al suo ritorno a Palermo venne subito osteggiato da alcuni dirigenti del suo partito che non senbravano molto d’accordo con l’impostazione politica di La Torre che puntava a una contrapposizione netta verso la base NATO di Comiso e i missili Cruise. C’erano anche motivi interni: la Torre era un profondo conoscitore del mondo agricolo e in quegli anni era iniziato il grande affare dei centri Aima. Erano i centri di conferimento delle produzioni di agrumi in eccesso che venivano ammassati, distrutti e pagari agli agricoltori con i fondi della Comunità economica europea (Cee). I centri Aima erano presenti nella Sicilia orientale (arance e limoni in eccesso) e nella Sicilia occidentale (limoni e mandarini). Il giro di affari era spaventoso: decine e decine di miliardi di vecchie lire all’anno. I centri Aima erano controllati dai partiti politici. Si faceva la ‘cresta’ sul peso degli agrumi che entravano nei centri Aima aumentandone il peso per incassare più soldi? Il dubbio era questo. La Torre aveva iniziato ad occuparsi di questa vicenda non esattamente esaltante. Dopo la sua morte i centri Aima hanno continuato ad operare sino alla fine degi anni ’80.

L’ombra di Gladio

Ma il tema, oggi, sono le guerra, la NATO e gli americani. La Torre aveva dato vita a un grande movimento pacifista che andava al di là della Sicilia e coinvolgeva settori del mondo cattolico. Il grande movimento pacifista creato da La Torre infastidiva gli americani che, dalla resa senza condizioni di Cassibile, nel 1943, hanno sempre considerato la Sicilia una base militare USA. Nelle ultime settimane, prima di essere assassinato, La Torre era preoccupato. Riportiamo un passo di un nostro articolo scritto nel 2018: “La Torre, negli ultimi mesi della sua vita, era entrato in sintonia con l’allora segretario del Psi siciliano, Anselmo Guarraci, esponente della sinistra socialista, favorevole a un’alleanza politica tra Pci e Psi. La sera prima di essere assassinato La Torre volle parlare con Guarraci. Si incontrarono a Palermo, sotto i portici di Piazza Ungheria. Parlarono per alcune ore. La Torre disse a Guarraci che in quei giorni aveva avuto la sensazione di essere seguito” (qui per esteso l’articolo de I Nuovi Vespri di sei anni fa). L’inchiesta sulla morte di La Torre è stata molto tormentata. La mafia ha avuto sicuramente un ruolo ma sullo sfondo si stagliano gli interessi USA, con in testa Gladio, creazione della CIA in collaborazione con i servizi segreti italiani (qui un approfondimento su Gladio). Insomma, La Torre è stato un pacifista e, da comunista, non è mai stato un simpatizzante degli Stati Uniti d’America.

Foto tratta da lavialibera

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