Difendere le aree agricole dai ‘Signori del fotovoltaico’. I pannelli fotovoltaici vanno inseriti nelle aree industriali abbandonate e non al posto dei campi di grano

di Andrea Piazza

Non è esagerato affermare che, per favorire le industrie, sono stati fortemente penalizzati i produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia, Sicilia e Puglia in testa

Lo schema che va in scena da anni non è cambiato. Arrivano in Italia le navi cariche di grano estero e il prezzo del grano italiano va giù, massacrando gli agricoltori del nostro Paese. Lo scorso anno, all’arrivo di grano canadese, si è aggiunto il grano ucraino che ben cinque Governi dei Paesi dell’Europa dell’Est hanno bloccato a tutela dei propri agricoltori. Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria – tutti Paesi dell’Unione europea – hanno bloccato le importazioni di grano ucraino, tenero e duro, ignorando le prescrizioni della stessa Ue che vieta il blocco delle importazioni di prodotti agricoli da Paesi dell’Unione. In Italia, invece, l’attuale Governo nazionale, nel silenzio generale, per favorire le industrie, ha aperto le porte sia al grano ucraino, sia al grano canadese. Il risultato, tanto per citare due esempi, è che in Puglia e in Sicilia – che sono le due Regioni italiane che insieme producono poco meno del 50% del grano duro italiano – il prezzo del grano duro è crollato del 50%. Il Governo nazionale – e in particolare il Ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida – non poteva non sapere che, dall’Autunno del 2021, il prezzo dei fertilizzanti è raddoppiato e che dallo scoppio della guerra in Ucraina in poi – fine Febbraio 2022 – sono raddoppiati (e in alcuni casi più che raddoppiati) tutti i fattori della produzione del grano: sementi, gasolio agricolo ed energia in generale, costo della mietitrebbiatura. Non è esagerato affermare che, per favorire le industrie, sono stati fortemente penalizzati i produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia, Sicilia e Puglia in testa. In Sicilia c’è stato un momento in cui il grano duro si vendeva al prezzo di 55 euro al quintale; con l’arrivo del grano duro ucraino e canadese il prezzo è precipitato a 30 euro circa al quintale. In Puglia, da 60 euro al quintale, il prezzo è precipitato a 35-40 euro al quintale. Sono notizie che gli agricoltori italiani che in questi giorni manifestano nelle piazze conoscono benissimo. (sopra, foto tratta da Salviamo il paesaggio).

Bisogna combattere contro l’Unione europea che vuole trasformare l’Europa mediterranea in una vasta distesa di pannelli fotovoltaici per fornire energia a basso costo alla Mitteleuropa e per favorire le multinazionali che stanno effettuando grandi investimenti nella produzione di insetti e di carne sintetica

Come abbiamo potuto seguire nel servizio sulla Sicilia della trasmissione televisiva di Rete 4 Fuori dal coro di qualche giorno fa, ci sono agricoltori della nostra Isola molto scoraggiati, perché con il prezzo del grano duro a 30, anche 35 euro al quintale, anche percependo con l’integrazione comunitaria vanno in perdita. Ci sono agricoltori che stanno meditando di affittare o anche di vendere i propri terreni a seminativo ai ‘Signori del fotovoltaico’. Altri hanno deciso comunque di resistere e sono scesi in piazza per combattere contro il Governo nazionale e, soprattutto, contro l’Unione europea che vuole trasformare l’Europa mediterranea in una vasta distesa di pannelli fotovoltaici per fornire energia a basso costo alla Mitteleuropa e per favorire le multinazionali che stanno effettuando grandi investimenti nella produzione di insetti e di carne sintetica. L’abbiamo seguito tutti nel servizio della trasmissione Fuori dal coro: l’Unione europea vuole smantellare segmenti importanti dell’agricoltura per sostituire i compi agricoli con pannelli fotovoltaici e vuole eliminare gli allevamenti di animali per farci mangiare gli insetti.

A rischio non è solo il grano. L’enorme problema del dumping salariale

Attenzione: abbiamo parlato del grano ma a rischio non è solo il grano. Con la globalizzazione dell’economia buona parte dell’agricoltura italiana è sotto attacco. In Sicilia ma anche nel resto d’Italia, ogni giorno, arriva ortofrutta che, in molti casi, è di pessima qualità. Frutti e ortaggi coltivati in aree del mondo dove si utilizzano smodatamente pesticidi che la farmacopea agricola italiana ha bandito da vent’anni, da trent’anni e, in alcuni casi, anche da quarant’anni. L’ortofrutta estera che invade l’Italia, in molti casi, viene venduta a prezzi molto più bassi rispetto all’ortofrutta italiana. Spesso, lo ribadiamo, è di pessima qualità ma ha il ‘pregio’ che costa meno. Il fattore strategico che penalizza l’agricoltura italiana è il cosiddetto dumping salariale: il costo giornaliero di un operaio agricolo, in Italia, è, in media, di 80 euro; nei Paesi asiatici, africani e anche sudamericani il costo del lavoro agricolo è molto più basso: 5 euro al giorno in media per ogni operaio. E’ chiaro che gli agricoltori italiani, dovendo competere con Paesi dove il costo del lavoro è, in media, di 5 euro al giorno sono perdenti. In più, in Italia, c’è l’INPS a caccia di soldi per pagare questo o quel bonus che effettua controlli sulle aziende agricole: retribuzioni degli operai, visite mediche e altri adempimenti burocratici che complicano la vita delle aziende agricole. In un prossimo intervento proverò a illustrare una proposta concreta per ridurre il costo del lavoro in agricoltura.

La legge che tassa il cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e le dichiarazioni di buon senso del professore Aurelio Angelini

E’ in questo scenario che arriva la legge che punta a tassare la destinazione d’uso dei terreni agricoli. Si tratta di un provvedimento contenuto nella legge nazionale di Bilancio approvata lo scorso 29 Dicembre. Toccando direttamente la tasca, tale provvedimento dovrebbe frenare l’impulso del soggetto proprietario del terreno a cederlo ai ‘Signori del fotovoltaico’. La questione è complessa ed è stata trattata in un articolo di Kenergia (che potete leggere qui). Noi, in questa fase, vogliamo segnalare le parole di buon senso pronunciate sempre nel corso della trasmissione Fuori dal coro dal professore Aurelio Angelini, docente universitario di materie legate alla tutela dell’ambiente e già presidente della Commissione Via-Vas della Regione siciliana: si tratta della Commissione specialistica per le autorizzazioni ambientali. Per quale ragione, ha detto il professore Angelini, per realizzare impianti fotovoltaici dobbiamo utilizzare i fondi agricoli? Si possono utilizzare le aree industriali abbandonate e le cave abbandonate. Zone che sono nella disponibilità della stessa Regione siciliana. Sarebbe auspicabile che una persona come il professore Angelini venga valorizzato, nell’interesse della Sicilia, nell’interesse dell’ambiente e, in una parola, nell’interesse di tutta la Sicilia.

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