Diego Fusaro sul diciassettenne che ha sterminato l’intera sua famiglia: la compiuta manifestazione del nichilismo, lo spettro ossessionante che si aggira tra le rovine della civiltà postmoderna

di Diego Fusaro

Con la sua consueta lucidità il filosofo commenta l’orrendo delitto di Paderno Dugnano

Seguita a far discutere di sé l’orrendo delitto di Paderno Dugnano: delitto in cui un giovane diciassettenne ha di fatto sterminato l’intera sua famiglia. Al di là del gesto efferato, cruento e ingiustificabile, vi sono alcuni elementi stupefacenti, che meritano di essere sottoposti ad attenzione filosofica. In primo luogo, il movente del delitto: è stato apertamente ammesso che non vi è alcun movente. Il giovane dunque ha sterminato la propria famiglia senza alcun motivo. Si tratta della compiuta manifestazione del nichilismo, “l’ospite più inquietante” – diremmo con Nietzsche -, lo spettro ossessionante che si aggira tra le rovine della civiltà postmoderna. Si potrebbe dunque asserire che il movente dell’orrendo delitto di Paderno Dugnano è il nulla, cioè appunto il nichilismo dominante a ogni latitudine. Nichilismo – scriveva Nietzsche – è il precipitare di tutti i valori e di tutte le coordinate, il venir meno di ogni senso e il galleggiare ubiquitario nel nulla divenuto unico orizzonte di senso di un mondo privo di ogni senso.

Per Fusaro, il giovane autore di questa strage familiare è paragonabile a Raskolnikov, il protagonista del celebre romanzo di Fëdor Dostoevskij, ‘Delitto e castigo’

Il secondo aspetto che colpisce, in relazione al delitto di Paderno Dugnano, riguarda le parole pronunziate dal giovane omicida: il quale ha affermato di essersi sentito “emancipato”, compiendo l’efferato gesto. L’uccisione del padre, da sempre considerata il delitto più osceno, si erge così a gesto “emancipativo”. Questa potrebbe ragionevolmente intendersi come una delle declinazioni più significative del nichilismo: uccidere il padre come simbolo della Legge per produrre l’emancipazione, a sua volta intesa come anomia e come assenza di ogni tabù e di ogni limite. L’evaporazione del padre messa a tema da Lacan diventa, in tal guisa, la messa a morte del padre e, con esso, della Legge. Il nichilismo della civiltà tecnocapitalistica si estrinseca nella anomia e nella deregolamentazione generalizzata, in forza delle quali tutto è possibile per il soggetto ridefinito come oltreuomo a volontà di potenza consumistica illimitata. Il giovane omicida di Paderno Dugnano diventa, così, un contemporaneo Raskolnikov: la morte di Dio non produce l’emancipazione dell’uomo, ma l’abominio della morte del padre in ogni sua possibile declinazione e, insieme, il tramonto stesso dell’uomo. Proprio come l’abbattimento della Legge non genera la libertà, ma il capriccio individuale senza regole che è l’antitesi di ogni vera libertà.

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