Destra e sinistra in Francia non hanno solo fatto cadere il Governo Barnier ma hanno anche dato il benservito alla fallimentare Unione europea dell’euro

Bisogna dare atto alla leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, di avere avuto il coraggio che non ha avuto Giorgia Meloni che, ‘grillineggiando’, tra il mandare a quel Paese la Ue e le poltrone di Governo ha scelto queste ultime

In questo articolo proveremo a illustrare perché la caduta, in Francia, del Governo di Michel Barnier è, in realtà, l’inizio della fine dell’Unione europea dell’euro. In Francia il Governo è caduto non per un capriccio del Rassemblement National di Marine Le Pen (foto sopra insieme con Giorgia Meloni tratta da Il Foglio) e della La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. L’esecutivo è caduto perché queste due forze politiche si rifiutano di attuare le politiche economiche ‘europeiste’. A differenza dell’Italia, dove prima il Movimento 5 Stelle e adesso Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si sono arresi a Bruxelles, i leader dei due maggiori partiti politici francesi di destra (Le Pen) e di sinistra (Mélenchon) hanno detto “No” alla Ue. In Francia i leader politici dei due maggiori partiti hanno dimostrato di avere le ‘palle’ e non faranno passare mai una legge di Bilancio che penalizza il popolo francese. In effetti, se riflettiamo, in Francia hanno cambiato il mondo con la rivoluzione, mentre l’Italia è nata nel 1860 grazie agli inglesi che si dovevano sbarazzare del Regno delle Due Sicilie in vista dell’apertura del Canale di Suez. La differenza, nello spirito popolare, si nota. I francesi, quando gli ‘europeisti’ cercano di derubarli, scatenato l’ira di Dio; gli italiani sono ormai allo stremo ma guardano le partire di calcio e di tennis e si emozionano mentre gli ‘europeisti’ continuano a ‘pelarli’… Proviamo a entrare nel merito della questione francese.

La Francia ha un debito pubblico leggermente superiore a quello dell’Italia ma, a differenza dell’Italia, non ha mai svenduto all’Unione europea la propria economia, dalle banche alle partecipazioni statali

Il raffronto tra la politica ed economia italiana e politica ed economia francese spiega molto bene cosa sta succedendo in queste ore in Francia. I giornali scrivono che a Parigi e dintorni regna il caos. Le cose stanno proprio così? Il vero caos, in Francia, è nei conti pubblici. La Francia ha un debito pubblico un po’maggiore di quello italiano. La differenza è che l’Italia, a partire dal 1992, è stata svenduta all’Unione europea e, da qualche anno a questa parte, anche ai ‘famigerati’ Fondi, soprattutto americani, mentre la Francia non ha mai svenduto la propia economia alla Ue e, fino a un anno fa, ‘allegeriva’ 14 Paesi africani. In Francia il colonialismo è sopravvissuto fino ai nostri giorni. L’Unione europea, che si professa democraticaa, ha tollerato al proprio interno un Paese colonialista. Oggi le cose stanno cambiando anche in Francia. L’Africa è in subbuglio. I Paesi africani ai quali la Francia ha drenato risorse fino ad un anno fa o hanno già interrotto i rapporti con i francesi, o lo stanno facendo, con la regia di Cina e Russia, che ormai sono i veri interlocutori del Continente africano. L’Occidente continua a mantenere rapporti con una parte ormai minoritaria dei Paesi africani. Ma è poca cosa. Tutta l’Africa, nel giro di pochi anni, ‘parlerà’ cinese e russo. L’unica cosa che ormai l’Africa fornisce all’Occidente e, segnatamente, all’Europa, sono i migranti, grazia anche all’affarismo di una certa politica che regge il filo ai criminali che gestiscono il commercio di persone tra l’Africa e l’Europa. Così un fiume di persone che, non trovando lavoro nei propri Paesi di origine, si riversa nelle città grandi e piccole del Vecchio Continente. Questo riduce il costo del lavoro in Europa, ma riduce anche i diritti dei lavoratori europei. In più, in tante città d’Europa i migranti non si integrano e creano caos sociale.

La crisi economica della Francia è dovuta sì alla guerra in Ucraina ma anche al fatto che ha quasi perso le colonie che teneva in Africa: 14 Paesi che non vogliono più sentire parlare dei francesi e che stanno rinascendo grazie alla Cina e alla Russia

L’Africa ha subìto per tantissimi anni il colonialismo, soprattutto europeo. Oggi si è svegliata e sta presentando il conto, aiutata da Cina e Russia. Per la Francia, che fino ad un anno fa sfruttava ben 14 Paesi africani, il conto è particolarmente salato. E’ vero, rispetto all’Italia la Francia non ha svenduto le proprie partecipazioni statali, non ha privatizzato tutte le banche e lo Stato francese mantiene ancora oggi il controllo sulle attività industriali strategiche, dalla cantieristica all’auto. Stellantis, la multinazionale che ha rilevato tanti marchi automobilistici prestigiosi, compresa la Fiat, è in buona parte francese. Ma oggi la Francia ha perso molta della sua influenza in Africa e tra qualche anno i governanti francesi non potranno più mettere piede in questo Continente. I danni economici, per la Francia, sono pesantissimi. Ogni anno la Francia prendeva dai 14 Paesi africani 500 miliardi di dollari come ristoro delle spese sostenute durante il periodo coloniale. Dall’Africa arrivavano in Francia a prezzi irrisori materie prime strategiche, a cominciare dall’uranio che fa funzionare le centrali nucleari francesi. Oggi è così in minima parte e tra due anni sarà tutto finito.

La questione del debito pubblico della Francia detenuto per il 50% da investitori stranieri

In più ci sono altri due fattori che indeboliscono l’economia francese: la crisi economica provocata dalla guerra in Ucraina e il citato debito pubblico. La guerra in Ucraina ha impoverito la popolazione europea. La domanda di automobili è crollata. E, in generale, sta franando tutto il settore manifatturiero. In Italia, entro la fine del prossimmo anno, se la guerra in Ucraina proseguirà, non ci sarà più un’industria automobilistica. Interrompere oggi la guerra in Ucraina, però, significherebbe accettare la vittoria della Russia: questo fa impazzire di rabbia i governanti di tanti Paesi Ue, con riferimento soprattutto al Nord Europa e all’Est Europa. Tra l’altro, gli anglosassoni vogliono che la guerra in Ucraina continui, sia per non darla vinta a Vadìmir Putin, sia perché l’obiettivo di inglesi e statunitensi non è la fine della guerra in Ucraina ma la fine dell’Unione europea. In questo scenario anche in Francia, se la gerra in Ucraina non si fermerà, l’industria automobilistica chiuderà i battenti, non entro il prossimo anno come in Italia ma, al massimo, entro i prossimi due, tre anni. Poi c’è il problema del debito pubblico francese – poco più 3 mila miliardi di euro, circa 200 miliardi di euro in più dell’Italia – che in Francia, per il 50% circa, è detenuto da investitori stranieri (in Italia solo il 28% del debito pubblico è nelle mani straniere).

Il vero caos non è quello che c’è in Francia, ma quello che sta per arrivare nell’Unione europea

E’ chiaro che in questa situazione la Francia dovrebbe cominciare a ridurre il tenore di vita dei suoi cittadini, iniziando a tagliare spesa pubblica, pensioni e via continuando. Così vorrebbe l’Unione europea. Solo che in Francia del “ce lo chiede l’Europa”, come diciamo noi in Sicilia, sinni stannu futtennu. Tra l’altro, i francesi sanno che gli USA vogliono la fine dell’Unione europea e sono convinti di poter affrontare la fine dell’euro, sia perché hanno il controllo delle banche (in parte controllano anche alcune banche italiane), sia perché potrebbero trovare una soluzione indolore per risolvere la questione debito pubblico. Il caos, insomma, non è quello che c’è in Francia, ma quello che sta per arrivare nell’Unione europea. Va anche precisato che i n Francia il primo partito non è la sinistra di Mélenchon, ma la destra della Le Pen. Com’è noto, al primo turno delle elezioni francesi ha vinto il Rassemblement National di Marine Le Pen con quasi 10 milioni e 650 mila voti (37%); al secondo posto è arrivato il Nuovo Fronte Popolare di Mélanchon con quasi 9 milioni di voti (25,68&); terzo è arrivato il ‘Partito delle banche’ (Esemble) dell’attuale presidente Emmanuel Macron con poco meno di 6 milioni e 430 mila voti (23,14%). Il secondo turno ha confermato, per lo più, i voti del primo turno, solo che la sinistra di Mélanchon si è alleata con Macron. Hanno vinto Mélanchon e Macron e la sinistra è il primo partito per numero di parlamentari ma il primo partito, in termini elettorali, rimane il Rassemblement National di Marine Le Pen.

In Francia arriverà in tempi brevi un nuovo Governo condizionato dalla destra di Marine Le Pen in attesa che crolli l’euro: epilogo auspicato anche dai ‘populisti’ della Germania destinati a vincere le elezioni politiche di Febbraiio 2025

Macron si è illuso di continuare a governare con i voti della destra, facendo ‘inghiottire’ alla Le Pen i tagli ‘europeisti’. Ma Marine Le Pen non è Giorgia Meloni e, benché ricattata politicamente con la solita storia di un’inchiesta giudiziaria, ha tirato dritto e ha fatto cadere il Governo Barnier. Di fatto – lo ribadiamo – la destra e la sinistra francese, che insieme godono di un’ampia maggioranza in Parlamento, hanno dato il benservito alla Commissione europea di Ursula von der Leyen e all’Unione europea in generale. Non lo possono dire, almeno in questa fase, ma è così. Come finirà? Alcuni osservatori scrivono che in Francia si andrà verso il caos. Altri dicono che Macron riproverà con un nuovo Governo che avrà il sì del Parlamento solo se presenterà una manovra senza tagli ‘europeisti’. Mélanchon dice che Macron non potrà nominare un Governo ogni tre mesi e si dovrà dimettere da presidente. Molto più probabile che arrivi un nuovo Governo controllato, di fatto, dalla destra di Marine Le Pen, in attesa che crolli l’Unione europea dell’euro. Del resto, anche in Germania tutti i partiti ‘populisti’, destinati a vincere le elezioni politiche tedesche del prossimo Febbraio, vogliono la fine dell’euro. Paradossalmente, l’Unione europea incaponenosi nel portare avanti la guerra in Ucraina contro la Russia, sta determinando la propria fine. Questa è l’unica nota positiva del ‘grande bordello’ che sta succedendo nel nostro tempo. Con la fine dell’euro e, a ruota, dell’Unione europea con i suio mefitici fumi massonici, dovrebbe finalmente ritornare un po’ di democrazia.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *