Definire “discriminatori” mamma e papà nel solco dell’ideologia woke è un modo per alterare la natura dal momento che i bambini non nascono sotto i cavoli e non li porta la cicogna

di Andrea Piazza

A proposito di una discutibile sentenza della Cassazione

Con la sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 9216 del 9 Aprile 2025 è stato respinto il ricorso proposto dal Ministero dell’Interno avverso la sentenza della Corte d’Appello di Roma, che aveva disposto di disapplicare il decreto del 31 maggio 2019 con il quale il Ministero ricorrente aveva cancellato la parola “genitori” a favore della dicitura “padre” e “madre”. Personalmente non condivido assolutamente l’orientamento espresso dalla Suprema Corte. Pur essendo favorevole all’affido/adozioni in favore di single e coppie dello stesso sesso, che hanno il diritto di autodeterminarsi e dare il proprio supporto a tutela dei minori per così dire svantaggiati, partendo dal presupposto che deve essere sempre ed in ogni caso perseguito “l’interesse prevalente del minore” sotto ogni profilo morale ed economico. Diversamente, considero una forzatura, una sorta manifestazione di imbarbarimento culturale di matrice progressista (sul solco dell’ideologia woke) l’idea di alterare l’equilibrio della natura, visto che biologicamente sono obbligatori e necessari al concepimento un uomo ed una donna, dal momento che i bambini non nascono sotto i cavoli e non li porta la cicogna.

Cosa si può fare per salvare capre e cavoli

Come aderente al partito della Democrazia Cristiana guidata dall’ amico Segretario Totò Cuffaro solleciterei la politica a non restare inerte ed in preda alla retorica “liberal progressista”. Suggerirei un antitodo che potrebbe salvare capre e cavoli. L’idea sarebbe di redigere un disegno di legge (di iniziativa parlamentare per non finire alle calende greche) per superare la decisione giurisprudenziale vincolante sul ripristino della figura desolante del genitore 1 e genitore 2 (e se continua così finiremmo anche al genitore 3). Nella logica “doverosa e nel rispetto di madre natura” di non sopprimere le due figure essenziali per il concepimento “un uomo ed una donna “, prevedere in “modulistica documenti” l’inserimento aggiuntivo “ad adiuvandum” del termine genitore. In questo modo sarebbe garantita la permanenza delle due figure tradizionali “padre e madre” che, nell’ipotesi di coppia omosessuale, obbligherebbe l’indicazione del portatore biologico ed il riconoscimento documentale dell’aggregato in qualità di genitore. Se taluni portatori dei diritti all’estremo avessero da ridire o sostenessero un’eventuale lesione della privacy, si potrebbe replicare evidenziando alla luce del mistero della procreazione che, nell’interesse generale (anche in un successivo caso di supporto del genitore biologico), è necessario che la sostanza prevalga sulla forma o sul politicamente corretto. Se continuiamo di questo passo, a breve saremo costretti ad intervenire anche sul codice civile che prende il nome del guardasigilli di epoca fascista Rocco che, all’art. 1176 c.c. rubricato “diligenza nell’adempimento” recita al comma 1: “Nell’adempiere l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia”… Se continuiamo cosi tra poco si dovrà riformulare ed indicare nell’ultima parte “del buon genitore di famiglia”. Forse le nostre società si sono spinte oltre le colonne d’Ercole e navigano nell’oscurità in assenza di riferimenti cardinali e sarebbero pronte a travolgere la storia pur di cambiarla a proprio piacimento.

Foto tratta da Affari Italiani

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