Dazi doganali americani: 2° puntata. America, Russia e Cina smantelleranno la globalizzazione economica. L’Unione europea paga la propria dabbenaggine economica e politica

Gli ‘europeisti’ con in testa Ursula von der Leyen se ne facciano una ragione: il sistema ultra-liberista e globalista è finito. L’Unione europea ha impostato la propria economia sulle esportazioni snobbando l’autosufficienza e ne pagherà le conseguenze

Da domani, 2 Aprile, scattano i dazi doganali americani. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha smentito un’applicazione a ‘fisarmonica’ dei dazi: almeno nella prima fase i dazi doganali saranno uguali per tutti. Nella prima puntata del nostro ‘viaggio’ abbiamo provato a illustrare che i dazi doganali USA hanno, in primo luogo, un significato economico: l’amministazione Trump vuole chiudere una lunga stagione di deficit federale e cominciare a riordinare la bilancia dei pagamenti americana (qui il nostro primo articolo suoi dazi doganali americani). Soprattutto in Europa, ma non soltanto in Europa, i dazi doganali americani vengono visti come una specie di attacco ‘politico’ da parte di Trump che, bisogna dirlo, è stato molto abile a ‘vendere’ quello che sta diventando un grande problema economico per gli Stati Uniti d’America in un atto ‘politico’. Il presidente americano e i suoi stretti collaboratori hanno creato una sorta di trappola mediatica nella quale stanno cadendo in tanti. A comincoare dall’Unione europea ‘capitanata’ da Ursula von der Leyen (foto sopra tratta da Il Tempo), vera e propria affonda-barche. Proviamo a vedere un po’ come stanno le cose sotto il proflilo della politica globale.

Trump che ‘minaccia’ di appioppare i dazi doganali al petrolio russo sta umiliando chi lo prende sul serio e gli va dietro…

Partiamo da una considerazione politica. Da quasi una settimana, ogni giorno, i media occidentali ripetono a pappagallo che Trump è adirato con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, perché non starebbe facendo molti sforzi per bloccare la guerra in Ucraina. Se Putin non bloccherà la guerra in Ucraina, ha detto Trump, l’America appiopperà i dazi doganali sul petrolio russo. Ebbene, come già accennato, i media occidentali non fanno altro che riprendere e ampliare questa ‘minaccia’ americana ai russi. Si tratta di una grande minchiata, anzi, una minchiatona, perché gli Stati Uniti d’America sono i primi produttori al mondo di petrolio e, di conseguenza, non hanno bisogno del petrolio russo! Quindi la minaccia di dazi doganali americani sul petrolio russo è, per l’appunto, una grande minchiata, anzi, una minchiatona. La realtà ci dice che Trump e Putin proseguono d’amore e d”accordo sulla guerra in Ucraina e sono d’accordo anche sui dazi doganali americani che hanno come obiettivo lo smantellamento del sistema economico ultra-liberista e globalista che funesta il mondo dai primi anni ’80 del secolo passato. Proprio in queste ore il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in visita a Mosca, ha dichiarato che Russia e Cina sono alleati di ferro e tali resteranno. Ciò significa che anche la Cina, che negli anni ha ‘usato’ il capitalismo ultra-liberista e globalista, è oggi d’accordo per lo smantellamento della globalizzazione economica.

Perché oggi agli americani il sistema ultra-liberista e globalista non va più bene

Cerchiamo ora di osservare i dazi doganali americani non dalla parte degli Stati Uniti d’America ma dalla parte dei Paesi che commercializzano i propri prodotti con gli americani. Il passaggio è fondamentale: se tu produci 100 sapendo che il tuo Paese può consumare 20, al massimo 30 ed esporti tutto il resto, finisci col dipendere da chi ogni anno acquista i tuoi 70-80. Da qui nasce lo spaventoso deficit federale americano. Direte: che interesse hanno avuto fino ad oggi gli americani a importare beni da ogni parte del mondo ignorando il proprio deficit federale? Semplice: in un mondo dove le attività commerciali sono state dominate dal dollaro americano, moneta sganciata dall’oro e totalmente speculativa, gli americani si sono ripresi con gli interessi quello che perdevano con il proprio deficit federale. E se non riuscivano a recuperare grazie alle speculazioni con il dollaro, beh, intervenivano con le armi. Le guerre volute dagli americani negli ultimi trent’anni – la nota “esportazione di democrazia” – sono state fatte proprio per motivazioni economiche. Dollaro speculativo e guerre: questa, in sintesi, è stata la dottrina dei Democratici americani che, a partire dai primi anni ’90 del secolo passato, sono diventati il riferimento politico mondiale del sistema ultra-liberista e globalista, coinvolgendo, a catena, quasi tutte le sinistre occidentali, sinistra italiana in testa, non riferimento al Partito Democratico.

A differenza dei suoi predecessori Democratici, l’attuale presidente degli Stati Uniti non crede che la ‘dedollarizzazione’ si bloccherà seminando guerre nel mondo. Meglio accettare la sfida dei Paesi del BRICS, eliminando il sistema globalista e puntando sull’autosufficienza

Da qualche anno lo scenario è cambiato. I Paesi del BRICS lavorano per arrivare a una moneta unica espresione dello stesso BRICS agganciata all’oro, moneta che sarà alternativa al dollaro americano negli scambi commerciali internazionali. Questa moneta unica del BRICS avrebbe dovuto vedere la luce nell’Autunno del 2022. Ma l’amministrazione americana di Joe Biden ha bloccato tutto facendo esplodere la guerra in Ucraina. La moneta unica del BRICS è stata bloccata, ma il processo di ‘dedollarizzazione’ è iniziato lo stesso. I Democratici americani di Joe Biden pensavano di difenderhe il dollaro statunitense seminando guerre nel mondo. Trump non è di questo avviso. Sa che non potrà fermare il processo di ‘dedollarizzazione’, che è già iniziato. Preferisce accettare la sfida sul piano economico. Ma, come già sottolineato, vuole smantellare la globalizzazione economica, ripristinando un sistema economico misto: riduzione delle esportazioni e ritorno, in buona parte, a un sistema economico dove ogni Paese dovrà diventare, fin dov’è sarà possibile, autosufficiente. L’America se lo può permettere, perché possiede materie prime, petrolio, gas, agricoltura e tecnologie. La Russia di Putin è d’accordo con lo smantellamento della globalizzazione economica perché è pure autosufficiente. Idem la Cina che, lo ricordiamo, è un Paese comunista che ha ‘usato’ il capitalismo ultra-liberista ma ora ne può tranquillamente fare a meno.

L’Unione europea in economia ha sbagliato tutto. E continua a sbagliare pensando di salvarsi producendo armi: altra minchiata!

Resterà fregata l’Unione europea, che ha sposato acriticamente il sistema ultra-liberista e globalista senza avere petrolio, senza avere gas, con un’agricoltura in buona parte distrutta e con poche materie prime. Gli ‘europesti’ che oggi gridano al complotto sono, in realtà, vittime della propria dabbenaggine economica e politica. Chi dice che i mercati aperti sono portatri di pace non ha capito nulla. Non ci voleva molto a comprendere che non si può esportare all’infinito beni in un mondo finito. Tecnicamente è una cretinaggine! America, Russia e Cina stanno soltanto accelerando la fine del sistem,a globalista che era destinato ad avvitarsi su se stesso. L’economista e filosofo John Kenneth Galbraith ha illustrato la stupidità del liberismo economico negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Il vero problema dell’Unione europea di oggi è una classe dirigente che ha impostato il sistema economico Ue sulla dipendenza dagli Stati Uniti d’America. Non potendo più esportare i propri beni negli USA a dazio zero, le economie di Germania, Francia, Italia e via continuando collasseranno. Il dramma nel dramma è che pensano di salvarsi pruducendo armi. Altra minchiata stratosferica. Di questo e di altro parleremo nella terza puntata.

Fine seconta puntata/ Continua

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