Crisi economica e politica in Germania e in Francia, crisi dell’auto, aumento del prezzo del gas, dazi USA e guerra in Ucraina faranno crollare la Ue. Perché la Meloni si è schierata con i perdendi d’Europa?

In tutto ‘sto casino la passata Commissione europea ha appioppato 15 miliardi di multe alle industrie automobilistiche europee se non ridurranno le emissioni di CO2. Una balordaggine se si considera la CO2 prodotta ogni anno dagli incendi boschivi che funestano il mondo

Il mondo occidentale ultra-liberista e globalista sta franando. Donald Trump ha stravinto le elezioni in America. Nel Vecchio Continente i due Paesi che hanno controllato fino ad oggi l’Unione europea – Germania a Francia – sono in crisi. L’economia tedesca cade a pezzi. Ieri lo sciopero dei dipendenti della Volkswagen, la nota industria automobilistica che conta dieci stabilimenti e circa 300 mila dipendenti. Uno sciopero contro i tagli che, piaccia o no al potente sindacato IG Metall, dovranno essere attuati perché le auto non si vendono più in quello che resta del cosiddetto Occidente industrializzato (qui un articolo). Imperversa anche la crisi di Stellantis, la multinazionale automobilistica con base operativa in Francia che ha inglobato anche la Fiat. L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, si è dimesso e il titolo di Stellantis è crollato in Borsa. Non sappiamo quanti saranno i posti di lavoro che andranno perduti nel settore automobilistico europeo, anche perché i conti si potranno fare solo dopo l’arrivo dei dazi doganali che la nuova amministrazione americana Trump – che si insedierà il 20 Gennaio prossimo – sarà costretta ad applicare per tutelare la propria economia. In tutto questo i ‘geni’ dell’Unione europea hanno previsto multe per le industrie automobilistiche che non si adeguano alle demenziali riduzioni delle emissioni di anidride carbonica: sarebbero 15 miliardi di euro. Multe che nessuna industria automobilistica europea è in grado di pagare. Di fatto, la nuova Commissione europea della signora Ursula von der Leyen si dovrà rimangiare le balorde multe anti-CO2 che la vecchia Commissione von der Leyen ha introdotto. Provvedimento balordo se consideriamo il gran numero di incendi boschivi che colpiscono ogni anno le aree verdi di tutto il mondo, immettendo nell’atmosfera, per l’appunto, montagne di CO2! Ennesima dimostrazione ‘matematica’ che la Ue è nelle mani di dilettanti allo sbaraglio.

Sta franando anche l’industria dell’indotto del settore automobilistico, Bosh tedesca in testa. Previsto anche un crollo verticale di questo comparto in Italia (per la precisione nel Nord Italia)

Non c’è solo la crisi delle case automobilistica: stanno franando anche le industrie che lavorano nel cosiddetto indotto di questo settore. Basti pensare a quello che sta succedendo nelle officine della Bosch. Per la cronaca, la “Robert Bosch GmbH è un’azienda multinazionale tedesca, la maggiore produttrice mondiale di componenti per autovetture, che ha rapporti d’affari con pressoché la totalità delle aziende automobilistiche esistenti al mondo” (qui per esteso l’articolo di Wikipedia). “Bosch – leggiamo in un post di un canale Telegram – taglierà fino a 5.550 lavoratori a causa della crisi dell’industria automobilistica tedesca. L’azienda prevede di ridurre il personale nel reparto soluzioni informatiche (3.500 dipendenti), nella direzione (1.300 dipendenti) e nello stabilimento di Hildesheim (750 dipendenti)”. Lo stesso discorso vale per le industrie italiane che lavorano nell’indotto delle industrie automobilistiche che sono presenti per lo più nel Nord Italia. Aziende che sono già in crisi e che adesso, con molta probabilità, chiuderanno i battenti. La crisi economica che imperversa in Europa è figlia della guerra in Ucraina voluta dagli USA per divendere l’area del dollaro americano dall’attacco concentrico di Cina, Russia e, in generale, dai Paesi del BRICS. Ma è anche il frutto del crollo del trentennale sistema ultra-liberista e globalista, come ha scritto il nostro amico Andrea Piazza (qui il suo articolo). I ‘filosofi’ del Fondo Monetario Internazionale e, in generale, i liberisti hanno riempito di soldi le banche impoverendo imprese e famiglie. Il risultato è la crisi delle imprese e la caduta della domanda al consumo che non riguarda solo le auto. Geni…

In Germania non c’è solo la crisi dell’euro. I tedeschi hanno investito una barca di soldi nelle pale eoliche e solo ora si accorgono che se manca il vento sono nei ‘casini’. E meno male che in economia sono bravi… La crisi del gas in Europa

Crisi in Germania, dove, come già ricordato, l’economia cola a picco e dove il Cancelliere Olaf Scholz e il suo partito – il partito Socialdemocratico – sono candidati a subire una sconfitta storica. La vecchia politica tedesca pensa di salvarsi con la vittoria del Partito Popolare Europeo (PPE). Sarà così? I dubbi non mancano. Come già accennato, i Socialdemocratici capitoleranno in malo modo, mentre sembra improbabile che il PPE possa salvare la situazione, perché si prevede anche il tracollo di Verdi e Liberali tedeschi. Potrebbero vincere i ‘populisti’ di destra e la nuova sinistra di Sahra Wagenknecht, ex esponente del fallimentare Socialismo europeo. Sahra Wagenknecht ha creato un nuovo partito – Sahra Wagenknecht Alliance – che sembra essere legato alla Russia di Putin. Ad aiutare le opposizioni tedesche ci sono due fatti: la mancanza di gas in tutta Europa perché c’è freddo e si stanno riducendo le scorte; e la secca produzione di energia eolica in Germania per carenza di vento. Del gas in Europa si parla poco. Invece bisognerebbe parlarne di più, perché la Russia dovrebbe ridurre ulteriormente l’export di gas verso l’Europa per ‘stringere le palle’ ai governanti europei che aiutano l’Ucraina. Se l’Inverno che arriverà tra poco meno di dieci giorni sarà molto freddo in Europa potrebbe esplodere anche l’emergenza gas.

Emmanuel Macron: ‘a casa, come diciamo noi in Sicilia

Ma se il terremoto politico, in Germania, è previsto il prossimo Febbraio, quando si voterà per le elezioni politiche, in Francia il terremoto politico dovrebbe materializzarsi in queste ore, se è vero che la sinistra di La France Insoumise (Lfi) guidata da Jean-Luc Mélenchon e la destra del Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen dovebbero mandare a casa il Governo di Michel Barnier. Epilogo inevitabile, perché queste due formazioni politiche, benché alternative, messe insieme sono maggioritarie nel Parlamento francese. Morale: dovrebbe andare a casa anche il ‘presidente delle banche’, pardon, della Francia Emmanuel Macron. A cascata, entro il prossimo anno, dovrebbe sloggiare anche la citata e scalcagnata Commissione europea della von der Leyen. Rimane un mistero il perché il Governo italiano di Giorgia Meloni si sia legata mani e piedi a questa compagnia di perdenti, peraltro appannando gravemente l’immagine del suo partito – Fratelli d’Italia – che alle elezioni regionali del prossimo anno rischia di perdere una valanga di voti. A Dio piacendo, se tutto andrà bene, ci libereremo presto anche dell’Unione europea dell’euro.

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