Cosa ci potrebbe essere dietro la caduta di Assad in Siria: per esempio un tacito accordo tra le potenze mondiali per indebolire il regime teocratico dell’Iran

di Andrea Piazza

L’incertezza

L’incertezza regna sovrana. Potrebbe sembrare una frase fatta, ma il momento storico articolato, caratterizzato da molteplici conflitti in atto, deve sollecitarci a delinerare uno scenario prossimo. In ordine temporale l’ultimo avvenimento è stata la liquefazione come la neve al sole del regime di Bashar al Assad in Siria. Nel breve volgere di tempo, una guerra civile che si trascinava da anni ha portato Abu Mohammed al-Jawlani a varcare indisturbato le porte di Damasco. Il rappresentante della HTS ( Hayat Tahrir al-Sham ) ovviamente ha un proprio vissuto: è stato un componente dell’organizzazione terroristica di al-Qaeda, dal quale si scisse dal Fronte al-Nusra per fondare il gruppo Jabhat Fatḥ al-Sham, amalgamandosi successivamente con altre formazioni minori, unite dall’obiettivo di combattere il regime di Bashar al Assad.

L’attacco alla democrazia in Romania

Nonostante siano in atto più guerre regionali, a dire degli esperti al momento sarebbe in corso una sorta di conflitto bellico mondiale a pezzi. In più nel Vecchio Continente a dire di chi ci definisce l’Eden dei diritti, l’Unione €uropea strutturata sulle ” entità sovranazionali ” suscita preoccupazione diffusa, oltre che mille interrogativi, la decisione della Corte Costituzionale di Romania che ha annullato sine die il ballottaggio tra i due candidati alla Presidenza della Romania per presunto ” traffico di influenze tik toc ” nella presunzione che gli elettori siano dei minorati mentali tutte le volte che le loro scelte non sono in linea con l’€urocrazia. I più hanno pensato all’ennesima ingerenza sotto mentite spoglie contro il candidato favorito Călin Georgescu, colpevole di avere alle spalle il consenso pubblico e di essere anche marcatamente contrario alla prosecuzione del conflitto bellico in Ucraina. Georgescu è anche contrario, unitamente all’elettorato che lo sostiene, a non consentire l’accesso militare per dare supporto al pacifismo armato comunitario.

Turchia e Israele

Ritornando al conflitto siriano, molteplici interrogativi interagiscono con l’epilogo che ha portato Bashar al Assad e familiari a scappare in Russia ( scartando da subito l’Iran dell’amico e guida suprema ʿAlī Khāmeneī ). Riavvolgendo il nastro dell’ultimo anno, la contrapposizione muscolare tra il capo del Governo israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, non è stato a dire di molti un fulmine a cielo sereno. Ma non passa inosservato che lo sponsor della caduta di al Assad sia stato proprio Erdogan. Anche se da un lato motivato dalla necessità di mettere pressioni sui Curdi, aumentando la sua influenza geopolitica, dall’altro lato il presidente della Turchia ha anche ridimensionato il ruolo ” dell’Iran nemico giurato di Israele “. Talune perplessità, quasi come se si fosse trattato di una “guerra diplomatica”, ha suscitato la marcia trionfale ed indisturbata dei ribelli sino al palazzo reale di Damasco. Un dato oggettivo è che tutte le forze in contrapposizione hanno agito in sincronia, incluso l’incarico con l’ex primo Ministro siriano Mohammed Ghazi al-Jalali chiamato a supervisionare le istituzioni statali e a garantire la continuità dei servizi sociali sino al trasferimento al nuovo leader Abu Mohammed al-Golani (il cui vero nome è Ahmed al-Sharaa) leader di HTS. Anche l’accordo preventivo ” di buon senso “di non arrivare allo scontro con le forze navali russe stanziate a Tartus” è un ulteriore elemento indiziario. È altamente probabile che il tutto sia stato frutto di un accordo tacito, con il comune denominatore di indebolire il regime teocratico iraniano. Rammentiamo che gli sciiti sono contrapposti ai sunniti e lo stesso schema Assad potrebbe essere replicabile con la partecipazione di Israele a suonare la carica per il disfacimento del regime del nemico viscerale, finanziatore degli attacchi terroristici del 7 Ottobre 2023. Se la caduta della Siria sta al muro di Berlino, la caduta dell’URSS starebbe alla caduta del regime teocratico.

Le cinque H del male

D’altronde il nemico assoluto dell’area che si contrappone agli altri stati Arabi è proprio la teocrazia iraniana. Quanto accaduto Sabato scorso potrebbe essere l’antipasto di quello che accadrà e la successiva scomparsa del regime di Teheran sarebbe gradita alla stessa popolazione di questo Paese, visto che la Repubblica Islamica è debole militarmente e socialmente, considerato che l’80 % della popolazione civile e non militare è contro l’attuale Governo teocratico iraniano. Il regime di Teheran è il fulcro dell’asse delle 5 H del male e precisamente: Houthi nello Yemen; Hezbollah in Libano; Hamas in Palestina; Harabiu sezione sciita che stanziava sino a sabato scorso a Damasco; Harroshabi sezione sciita in Iraq. La loro dislocazione strategica ha consentito a tutte queste forze anche di armarsi sfruttando i collegamenti via mare dal Mediterraneo al Mar Rosso sino al golfo Persico.

Gli Accordi di Abramo e il ritorno di Trump

Rammentiamo il passaggio storico degli Accordi di Abramo che erano finalizzati a ridisegnare un equilibrio geopolitico ed attenuare le conflittualità tra le parti. È paradossale che l’autore dell’alterazione degli equilibri d’area sia stato l’ex Presidente USA ed premio Nobel per la pace Barrak Obama che, avventatamente, nella logica del neoliberismo ideologico in chiave antirussa e NATO-prendi tutto, ha gettato il seme della discordia in Ucraina e contro Israele appoggiando il programma per lo sviluppo del nucleare civile in Iran, chiudendo gli occhi sulla destabilizzazione della Siria. Qualora cambiasse lo scenario d’insieme e venisse meno il regime teocratico iraniano e l’appoggio al regime del terrore delle 5H, assisteremo ad una sorta di proiezione dinamica degli accordi Abramo allargati su tutta l’area. Anche l’attacco terroristico del 7 Ottobre 2023 da parte di Hamas è stato finanziato dall’Iran e pianificato con il solo obiettivo di destabilizzare l’area e fare saltare gli ” accordi di Abramo ” voluti e portati in porto dal 45* Presidente Donald Trump. A distanza di oltre un anno ed un bagno di sangue generale tutto sembra essere cambiato ed il ritorno del tycoon deve essere riletto in una nuova logica di rafforzamento per il ripristino della pace muscolare. L’errata contrapposizione dei Democratici USA, che hanno dato il là per emarginare dal consesso internazionale la Federazione Russa di Vladimir Putin, è stato deleterio, costringendo una potenza nucleare come la Russia a stringere alleanze con nuovi sodali.

Russia e Cina

Se cambiassero gli assetti generali, anche se hanno preso piede gli accordi BRICS unitamente allo sviluppo delle cripto valute, se la Federazione Russa vuole ritornare centrale come in passato, appare necessario un cambio di impostazione geopolitica generale da parte di Putin. La rapida risoluzione del conflitto ucraino ridarebbe centralità alla Russia, che non avrebbe più la necessità di supportarsi con due compagnie di viaggio scomode come la Cina con mire ultra zariste e l’Iran teocratico.. In conclusione, quanto accaduto in Siria potrebbe essere ” il piatto freddo ” che sarà servito all’Iran per stabilizzare Israele e tutti Paesi aderenti di fede sunnita ( la sola eccezione è stata l’unione di Hamas con l’Iran sciita ). Un cambio geopolitico generale penalizzerebbe la stessa Cina favorendo indirettamente i due competitor della guerra fredda. Altra potenza di area asiatica che potrebbe ritornare al dialogo come accaduto nel primo mandato Trump potrebbe essere la Corea del Nord ed alla fine fine il Trumpismo anti neoliberista finanziario e moderatamente sovranista sarà portatore di un nuovo e duraturo equilibrio mondiale.

Foto tratta da Avvenire

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *