Coraggioso e dirompente, il Vangelo di Marco ha prodotto effetti di grande emancipazione e ha anticipato e preparato i grandi Concili dei secoli successivi

di Frate Domenico Spatola

San Marco evangelista più di tutti merita meditazione, perché dice oltre quello che racconta

Inventore del genere “Vangelo”. Il termine era conosciuto come compenso ai soldati. Marco, o chi per lui, l’applicò alla “Novella” di Cristo. La sua si configura come opera kerigmatica, da primo annuncio. Sedici brevi capitoli a illustrare in crescendo parabolico che Gesù è Cristo e Figlio di Dio. I racconti, in stile paratattico, annuiscono a valori simbolici altissimi per il credente, portato passo passo alla professione totale, la stessa del centurione al capitolo XV, che vedendo come Gesù moriva, esclamò: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”. Gli altri Vangeli useranno Marco come fonte, e in sinossi, le differenze rivelano le peculiarità delle Chiese, cui ogni Vangelo sarà destinato. Quello di Marco più di tutti merita meditazione, perché dice oltre quello che racconta. Una” caccia al tesoro”, dunque. In mano ai primi missionari, il Vangelo produsse effetti di grande emancipazione, dagli schemi Giudei-cristiani che infestavano la Palestina, a discapito del Vangelo: Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Titolo che i cristiani provenienti dal giudaismo non riconoscevano a Gesù, cui tributavano quello di Profeta. Marco fu coraggioso e dirompente, anticipando e preparando i grandi Concili dei secoli successivi.

Foto tratta da Wikipedia

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *