Con l’elezione di Trump è finito il tempo del dominio delle multinazionali. Lo hanno capito la ‘capa’ del Governo italiano Giorgia Meloni e i Ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto?

di Andrea Piazza

La sensazione è che non l’abbiano capito, visto che sono in ‘perfetta disarmonia’ con il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump

Un dubbio ci accompagna come nell’Amleto “essere o non essere?”, ovverosia: preferiamo la pace o l’aria condizionata in salsa draghiana nel nostro Occidente in decadenza? L’autorizzazione USA e UK all’uso dei missili a lungo raggio in Ucraina si spera sia, visto che non siamo ancora a Natale, l’ultimo cadeaux al “neoliberismo capitalistico finanziario a fine ciclo”. Dal 1992, ovvero da Maastricht in formato U€, in combine con il liberalismo Dem (Dem sta per Democratici americani) noi tutti siamo stretti in una morsa, che ci ha obbligati a svendere i nostri diritti individuali e, sotto il profilo macroeconomico nazionale, a svendere l’industria pubblica nazionale. Il tutto è avvenuto in conseguenza dell’implosione della ex Unione Sovietica. Dalle ceneri e dalla riunificazione si sarebbe dovuto generare un nuovo ciclo di “peace & love” ed invece, a causa dell’avidità dei nostri oligarchi occidentali (mix disvalore capitale + ipocrisia), ci hanno consegnato mani a piedi agli interessi delle predatorie multinazionali. (Sopra, fto tratta da Faro di Roma)

E’ finito anche il tempo dei Democratici americani in stile Barack Obama e Joe Biden, ‘specializzati’ nel seminare guerre e disperazione nel mondo

L’autorizzazione offensiva “per utilizzare i missili a lungo raggio per colpire direttamente il territorio russo è l’ultimo strike firmato Biden & Company che, dapprima, ci ha proiettato nell’evitabile conflitto ucraino e, successivamente, ci ha proposto in tutte le salse l’ex attore comico in versione showman Volodymyr Zelens’kyj. All’ultimo atto, poco prima di calare il sipario “dell’era bellica mixata al Green Deal” , in replica ai lanci di missili è arrivata una risposta dimostrativa del Presidente della Federazione Russa, Vladìmir Putin. È una logica conseguenza, i più maliziosi potrebbero associarla alla fine di un trailer iniziato con i mai chiariti rapporti di interessi macroeconomici ucraini della Biden’s family, incardinati sotto la presidenza del ‘Premio Nobel per la pace’ Barack Obama. Rammentiamo che, lo stesso Presidente Donald Trump, nel suo 45esimo mandato 2012-2016, aveva tentato di fare luce sulle commistioni tra politica e affari dei Dem. Non dimentichiamoci altresì che Donald Trump si è distinto per essere stato negli ultimi decenni, l’unico Presidente USA che non ha generato nuovi conflitti bellici, scontentando il favore delle tenebre (capitalismo finanziario e lobbismo guerrafondaio, ovvero le industrie belliche); di contro, Trump ha promosso una nuova politica estera ispirata all pacificazione, come gli accordi di Abramo (dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti del 13 Agosto 2020), e come il dialogo con la Corea del Nord, Paese oggi schierato con le Russia nella guerra in Ucraina.

Corte Penale Internazionale e Corte dell’Aja

A breve ripartiremo dalla pragmaticità del 47* Presidente Donald Trump, sopravvissuto miracolosamente anche a un attentato e a una scia di processi giudiziari politicizzati finiti nel nulla. Non solo. Trump si è misurato come un gladiatore con il quarto potere, il mainstream a reti unificate supportato dall’intellighenzia liberal, che ha sacrificato i valori tradizionali sull’altare dei temi woke. Il Presidente Donald Trump dovrà riequilibrare i rapporti di forza globali, penalizzati da una serie di conflitti non più definibili regionali ma che costituiscono un antipasto mortifero che tocca tutto il Pianeta. Un ulteriore coefficiente di difficoltà è paradossalmente generato prima dalla decisione della Corte Penale Internazionale contro Putin e, in questi giorni, dalla decisione della Corte dell’Aja che ha colpito il capo del Governo israeliano, Benjamin Netanyahu. Così ci ritroviamo in una dimensione surreale che, in concreto, costituisce un ulteriore impasse per la ricerca della pace se è vero che viene lesa la legittimazione di rappresentanti apicali di Russia o Israele.

Con Trump si riparte dai bisogni reali dei ceti popolari e non dagli interessi delle multinazionali oggi tutelati dai citati Democratici americani e dalle ‘presunte sinistre’ europee. Lo hanno capito gli attuali governanti italiani?

Non ci rimane che restare in vigile attesa sino al 20 Gennaio 2025 “giorno di insediamento ufficiale del Presidente Donald Trump”. È bene rimarcare che non sarà soltanto un semplice avvicendamento da un Presidente USA all’altro ma si tratterà di un cambio ciclico di sistema come accaduto nel 1992. Un passaggio che non sarà soltanto inquadrabile in una logica di successo elettorale, perché oltre ai numeri della vittoria “a furor di popolo”, l’elezione di Trump è stata anche una vittoria in contrapposizione alla visione del modello globalista (finanziario). In pratica, il ritorno alla politica che riparte dal territorio, ovvero dai bisogni reali dei ceti popolari e non dagli interessi delle multinazionali oggi tutelati dai citati Democratici americani e dalle ‘presunte sinistre’ europee. La vittoria del nuovo presidente USA è amplificata dall’avere ottenuto la maggioranza in entrambe le Camere degli Stato Uniti: la Cameta alta (Senato) e la Camera bassa (Congresso). Ciò è avvenuto in connessione valoriale alla prevalenza dei giudici a vita che compongono la Corte Suprema USA.

Imbarazzante il silenzio della premier Meloni sulla vicenda Netanyahu

Sarà notte fonda anche per una serie di “atlantisti così detti supini” che dovranno, obtorto collo, con la stessa faccia, revisionare le loro convinzioni sulla sanguinaria guerra ed appoggio armato incondizionato in Ucraina. Sotto questo profilo è tutta la nostra catena che dovrà abiurare. Rammentiamo che il precursore dell’estremismo bellico è stato il precedente premier di ‘palazzo’ graditissimo al capitalismo finanziario, l’osservante Mario Draghi, la cui linea geopolitica è stata sposata senza tentennamenti dall’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. In tutta sincerità sono rimasto ulteriormente trasecolato dalle recenti dichiarazioni della premier Meloni che, a questo punto, sarà richiamata agli esami di riparazione per svelare il suo reale volto per uscire dall’ambiguità. Anche nella compagine governativa italiana attuale non sono da meno taluni Ministri apicali: per esempio, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, vicino alla Leonardo S.p.A. (società influenzata dall’intelligence americana a ‘trazione’ Democratica e, in ambito repubblicano, bushiana) ovverosia inconciliabile al nuovo corso Trump e, a maggior ragione, dalla prossima responsabile dell’intelligence Tulsi Gabbard. Ad abundatiam Crosetto sarebbe pronto alla prosecuzione del conflitto in Ucraina e a eseguire la decisione di arresto del premier israeliano. Altro Ministro problematico è l’attuale segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, titolare degli Affari Esteri, imbarazzante anche sull’ossequioso rispetto della decisione “politico giudiziaria” della Corte dell’Aja sempre in merito a Netanyahu, in totale contrapposizione al pensiero berlusconiano Zelensky incluso. Sulla vicenda Netanyahu è altrettanto imbarazzante il silenzio assordante della Premier Giorgia Meloni che, a breve, dovrà fare comprendere a noi tutti se preferisce la pace (Trump vuole la fine del conflitto in Ucraina) o la cosiddetta “aria condizionata” di draghiana memoria alla quale si ispirano i vertici della belligerante Unione €uropea . Ai posteri l’ardua sentenza.

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