Con i dazi doganali americani sta franando tutto. Tra qualche settimana assisteremo alle consultazioni fra i Governi Ue per l’avvio della liquidazione dell’euro. Per l’Italia probabile ritorno alla lira

di Ciro Lomonte

I segnali della crisi c’erano tutti. Trump ha iniziato a parlare di dazi doganali lo scorso anno in campagna elettorale. Chi non gli ha creduto ha commesso un grave errore. Nell’Ue, l’assenza dei fondi del Pnrr, notizia nascosta dall’informazione ufficiale, avrebbe dovuto fare riflettere

Il 31 Marzo, dunque, il presidente della Regione ha dato ragione a Siciliani Liberi che dalla campagna elettorale per le elezioni regionale 2022 ha informato i siciliani come i fondi del Pnrr non esistevano. E che, dunque, mai sarebbero stati spesi. “Così perdiamo credibilità”, ha detto il presidente Schifani incontrando sconsolato i dirigenti regionali cui ha chiesto il motivo della mancata spesa dei fondi Pnrr (https://www.tp24.it/…/fondi-a-rischio-la-sicilia…/216330). I soldi del Pnrr non sono stati spesi perché non esistono: Siciliani Liberi è stata l’unica forza politica in Italia ad anticiparlo al pubblico, e a spiegare perché. Avevamo anche detto che le imprese avrebbero smesso di partecipare alle folli gare indette dalle pubbliche amministrazioni senza avere i soldi in cassa, perché sanno benissimo che non verranno pagate. Ed infatti, scrive un quotidiano regionale, la gara indetta dall’assessorato alle Infrastrutture per acquistare al costo di oltre 56 milioni di euro numerosi bus extraurbani “è andata praticamente deserta per il mancato interesse degli operatori economici” (https://gds.it/…/pnrr-la-mappa-dei-ritardi-in-sicilia…/).

Congresso di Siciliani Liberi ad Enna a fine Novembre dello scorso anno: “Non è nemmeno certo che la Regione Siciliana e in generale le Regioni italiane possano sopravvivere ad una crisi economica e finanziaria come quella che si manifesterà poco dopo l’insediamento del nuovo Presidente americano”

È saltato il muro di silenzio sugli inesistenti fondi del Pnrr rotto in Sicilia soltanto dal blog The Hour Sicilia, che ha ripreso molte delle analisi di Siciliani Liberi. Lo stesso vale per tutti gli altri fondi europei: Bruxelles non li trasferisce alle Regioni – né mai più lo farà – perché gli Stati, a partire da Germania e Italia, messi in ginocchio dai costi proibiltivi dell’energia che in 3 anni ne ha decimato la produzione industriale, non hanno più denaro da trasferire a Bruxelles. Come previsto da Siciliani Liberi, già durante il suo congresso svoltosi ad Enna lo scorso Gennaio poco prima dell’insediamento della nuova Amministrazione americana, le tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti ai Paesi europei ed extrauropei avrebbero chiuso la vicenda dalla globalizzazione e portato alla fine accelerata di euro ed Unione europea. “Non è nemmeno certo”, fu il messaggio chiaro emerso al congresso di Enna di fine Novembre dello scorso anno, “che la Regione Siciliana e in generale le Regioni italiane possano sopravvivere ad una crisi economica e finanziaria come quella che si manifesterà poco dopo l’insediamento del nuovo Presidente americano”.

Non stanno crollando solo le Borse di tutto il mondo: sta crollando anche la finanziarizzazione dell’economia, ovvero il più grande imbroglio economico della storia dell’economia

Siamo all’inizio di Aprile e in soli 2 giorni dall’annuncio delle pesanti tariffe doganali imposte dal governo americano, le Borse azionarie di tutto il mondo sono collassate. Quella italiana, che il 3 Aprile aveva perso il 3,6%, il giorno dopo è collassata di quasi il 7% perdendo oltre 2400 punti, la perdita più alta della sua storia. In molti momenti della giornata il calo ha addirittura superato la perdita che registrò il giorno dell’attentato alle Torri Gemelle, che fu del 7,5 per cento (Ihttps://www.ilpost.it/2025/04/04/borsa-calo-dazi/). Come tutte le altre, anche la piccola Borsa azionaria italiana viene da un’enorme crescita che dura dal 2008. Interamente dovuta all’enorme immissione di denaro creato dalle Banche centrali di America, Giappone, Unione europea ed Inghilterra, tale crescita si è accompagnata alla deindustrializzazione accelerata di tutte le rispettive economie, ridotte da grandi economie industriali a grandi economie finanziarizzate in cui la produzione industriale di tutto è trasferita alla Cina e al Sud Est asiatico ad opera in larga parte delle multinazionali nordamericane, giapponesi ed europee quotate proprio in quelle Borse.

E’ la fine dell’euro ma non lo possono dire: ma andranno a ‘sbattere le corna’ lì, che gli piaccia o no

Un esempio per tutti è la Nike, che in Vietnam ha 450.000 dipendenti distribuiti in decine di fabbriche che producono tutte le sue scarpe poi importate in America, Europa, e Giappone. I dazi per il Vietnam sono del 46%. Quelli alla Svizzera, che in America esporta la quasi totalità della sua imponente produzione industriale, sono del 61% (https://forbes.it/2025/04/03/dazi-trump-lista-completa/). Per i Paesi Ue sono del 20%. Il mercantilismo praticato da tutti i Paesi Ue, con tasse altissime alle famiglie e stipendi bassi e fermi per minimizzare la domanda interna, massimizzando invece le esportazioni di tutto – inclusa la produzione agricola – è finito. Senza dollari con cui comperare petrolio, gas, e materie prime – che si pagano soltanto in dollari, e non certo in euro – i Paesi Ue non hanno alternative a far cessare la loro partecipazione all’euro, e tornare a monete nazionali che abbiano con il dollaro un cambio proporzionale alle loro economie reali, e non ai corsi azionari.

E’ finita la festa per i ‘banditi’ della Germania e della Francia che con l’euro si sono fatti i cavoli propri: saranno le prime due economie europee a sprofondare

Per la Germania – che per 30 anni ha beneficiato di una moneta, l’euro, svalutata di almeno il 50% rispetto al valore rispetto al dollaro che avrebbe avuto il marco – è la fine del suo vizio storico: il mercantilismo. Per l’Italia, con il ritorno alla lira, si aprono invece enormi prospettive di sviluppo. Prima, ci sarà da affrontare il default, ovvero l’insolvenza sui titoli di Stato) su un gigantesco debito pubblico che nei 30 anni della tragica appartenenza alla Ue è cresciuto fino ai 3000 miliardi di euro: 6 milioni di miliardi di lire. Default inevitabile perché lo è ormai la fine dell’euro: che non conviene più ad alcun Paese europeo. La sola Francia, con simili dazi ai Paesi del Sud Est asiatico, vedrà realizzarsi in pochi mesi il collasso della sua industria del lusso, che lì produce tutti i suoi prodotti.

Per la liquidazione dell’euro ormai è questione di qualche settimana

Siciliani Liberi è sicura che la grande comunità italo-americana proteggerà l’Italia e la Sicilia dalle dure e ormai inevitabili conseguenze economiche e finanziarie che saranno causate dalla fine accelerata dell’euro. Già la prossima settimana, se continuerà il crollo delle Borse, inizieranno le consultazioni fra i governi Ue per l’avvio della liquidazione dell’euro. I siciliani stiano sereni: in Sicilia come in Italia ci sarà un completo ricambio delle classi dirigenti. Siciliani Liberi lavora da quasi 10 anni per contribuire a formare i giovani che dovranno guidare la Sicilia in questi tempi che Sicliani Liberi aveva previsto e annunciato pubblicamente proprio per aiutare tutti a prepararsi in modo adeguato.

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