Con Giovanni Battista cambia il criterio per indicare il peccato: non è solo offesa a Dio ma soprattutto ingiustizia verso il prossimo

di Frate Domenico Spatola

Commento al Vangelo della III Domenica di Avvento (anno C): Luca 3,10-18

Il Battista era al centro delle attenzioni, pronto a rilanciare su Gesù, nuovo Astro nascente. Le folle al suo invito a convertirsi, chiedevano cosa fare. Le aveva già distratte dal tempio e dai suoi riti di purificazione con costosi sacrifici senza efficacia di conversione. Le folle avevano capito e apprezzato “la novità”. Chiedevano infatti a lui cosa fare. Furono i pubblicani, i primi citati. A loro la religione d’Israele non dava accoglienza e negava inesorabilmente il perdono. Giovanni al contrario indicava spiragli di redenzione, con la pratica della giustizia, senza pretendere più del dovuto. Altrettanta onestà chiedeva ai militari: “Non maltrattate, né estorcete nulla”. Con il Battista era dunque mutato il criterio per indicare il peccato, che non veniva più visto solo come offesa a Dio ma soprattutto ingiustizia verso il prossimo. Frattanto tutti si interrogavano circa il Battista se non fosse egli il Messia. Giovanni si schermiva e a chi gli chiedeva il perché del suo Battesimo, rispondeva che era solo di acqua e per purificare. Dichiarava che il vero Battesimo “in Spirito Santo e fuoco” lo avrebbe dato colui che poteva vantarsi di essere lo Sposo di Israele. Così veniva identificato infatti il Messia. Egli avrebbe immerso (battesimo) nella pienezza dell’amore del Padre. 

Foto tratta da La Luce di Maria

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