INCHIESTA/ Come può non esserci acqua in Sicilia se le piogge non sono mancate e se si contano oltre quaranta dighe artificiali? Oasi naturali, attività sportive, pesca. E l’agricoltura…

Solo venti dighe articifiali della nostra Isola e forse anche meno vengono in parte utilizzate per l’agricoltura. Nelle altre dighe si svolgono varie attività – legittime e importanti – ma che nulla hanno a che vedere con l’irrigazione delle campagne

Veramente dobbiamo credere che in Sicilia soffriamo la siccità? Oggi proveremo a smentire questa tesi facendo parlare i fatti. Scopriremo che, nella nostra Isola, sono presenti circa 50 dighe artificiali, qualcuna realizzata nei primi anni del ‘900, qualche altra durante il ventennio fascista, la maggior parte nel periodo che va dal secondo dopoguerra agli anni ’90 del secolo passato. A queste dighe si aggiungono una decina di laghi e laghetti naturali: nulla a che vedere con i laghi del Centro Nord Italia, ma sono pur sempre riserve di acqua. Ebbene, solo venti dighe artificiali o giù di lì oggi vengono utilizzate in Sicilia per l’irrigazione (in alcuni casi l’acqua serve anche per usi potabili), le altre, per essendo state realizzate per l’agricoltura, si utilizzano per finalità che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura. Si parla, spesso, di dighe artificiali siciliane abbandonate e piene di fango. E di dighe che vengono svuotate dopo le piogge. Le cose non stanno esattamente così. Certo, qualche diga del tutto abbandonata c’è. Certo, l’acqua di alcune dighe, quando sono piene, finisce in mare. Ma almeno quindici dighe artificiali e forse più realizzate in Sicilia sono state, come dicono gli ambientalisti, ‘naturalizzate’: in pratica, sono diventate oasi naturali e sono gestire dagli ambientalisti, supponiamo con il consenso dell’amministrazione regionale. Poi ci sono altre dighe artificiali utilizzate per attività sportive e per la pesca. Nulla da dire, per carità. Però non possiamo ignorare che la carenza di acqua nel mondo dell’agricoltura finisce per agevolare chi punta a sbaraccare una parte importante del settore agricolo siciliano, da sostituire con grandi distese di pannelli fotovoltaici: cosa che sta già accadendo. O dobbiamo fare finta che questo non stia avvenendo dopo che ne ha parlato anche la televisione? (Sopra, diga Ancipa, foto Wikipedia)

Ma chi la detto che in Sicilia c’è solo pesce di mare? I fatti reali raccontano una storia diversa

Nella nostra Isola, è noto, la maggior parte della popolazione vive nelle aree costiere. Gli abitanti delle zone costiere della nostra Isola portano in tavola il pesce pescato in mare (in parte importato da Paesi esteri, perché il nostro mare non è più pescoso come una volta). Non è così nelle aree interne siciliane dove è molto praticata la pesca di pesci di acqua dolce che sono presenti in grandissima quantità in tutte le dighe artificiali e anche in qualche laghetto naturale, anche se in minore misura. Carpe, trote, pesce persico e in alcune dighe anche lucci, in alcuni casi di grandi dimensioni (foto sopra tratta da Parchi Lazio) sono all’ordine del giorno. Non se ne parla molto ma vi assicuriamo che la pesca nelle dighe artificiali siciliane è molto fiorente. Che fine fa tutto il pesce d’acqua dolce che viene pescato nelle dighe siciliane? Se lo pappano tutto i siciliani? In effetti qualche pesce d’acqua dolce si intravede nelle pescherie: ma si racconta che la maggior parte del pesce di acqua dolce che viene allevato e pescato in Sicilia venga esportato fuori dalla nostra Isola. Le cose stanno così?

Le dighe artificiali abbandonate. E’ solo cattiva amministrazione della cosa pubblica?

La cosa che fa sorridere amaramente è che mentre agli agricoltori siciliani raccontano della ‘grande siccità’ e delle ‘dighe vuote’, la realtà si presenta in modo del tutto diverso. E non può che essere così, perché da Gennaio ad oggi – restando fermi a quest’anno – le piogge, nella nostra Isola, non sono certo mancate. Non sono state piogge uniformi in tutta la Sicilia ma l’acqua dal cielo è arrivata. La realtà è che in almeno una trentina di dighe realizzate in Sicilia per l’agricoltura vanno in scena attività che nulla hanno a che spartire con l’agricoltura. Quando raccontano che “ci sono le dighe ma mancano le canalizzazioni”, o che le “condutture sono vetuste” non dicono inesattezze: in massima parte è tutto vero. Bisognerebbe chiedersi, però, perché “mancano le canalizzazioni” e perché le “condutture sono vetuste”. E’ solo cattiva amministrazione della cosa pubblica o ci sono altre motivazioni? Non è facile capire come mai in tante dighe artificiali siciliane si svolgono tutte queste attività alternative all’impiego di acqua per l’irrigazione. Supponiamo che in alcune dighe diventate oasi naturali dove svernano uccelli rari non dovrebbe essere praticata la pesca, anche perché gli uccelli, in alcuni casi, mangiano i pesci. Ma non ne siamo sicuri. Detto questo, ben vengano le oasi naturali per i volatili, ben venga la pesca di pesci di acqua dolce, ben vengano le attività sportive, dal canottaggio alla vela fino al surf: ma ricordiamoci che c’è anche l’agricoltura e che queste dighe artificiali sono state costruite, nella stragrande maggioranza dei casi, per irrigare le campagne.

Le stranezze. E due importanti Servizi smantellati

Poi ci sono, come dire?, i fatti strani. Ci sono dighe artificiali, in Sicilia, poco frequentate. Che cosa succede in questi luoghi? Bella domanda. Qualcuno ricorderà cosa avvenne nell’Autunno dello scorso anno, quando, tra San Giovanni Gemini e Cammarata, nell’Agrigentino, venne avvistato un coccodrillo (qui un articolo). La notizia ha fatto il giro del web per qualche giorno, poi non se n’è parlato più. Noi ogni tanto torniamo su questa notizia (come abbiamo fatto qui) per non far cadere nel dimenticatoio un’ipotesi che potrebbe anche sembrare strampalata: e cioè che in qualche diga abbandonata qualcuno potrebbe aver introdotto animali esotici. Del resto, parliamo di zone poco frequentate dove tutto potrebbe essere possibile. Perché quando una zona diventa poco frequentata può succedere di tutto. Quello che stiamo cercando di dire è che non sempre l’abbandono di certi luoghi, in Sicilia, è frutto del caso o della cattiva amministrazione della cosa pubblica. Ci sono fatti strani. Nella Primavera del 2021, per citare un esempio, nella diga artificiale di Sciaguana, ad Agira, in provincia di Enna, l’acqua di questa diga sparì (qui un articolo). Migliaia e migliaia di pesci morti. Ci sarà stata una perdita di acqua, certo. Però bisogna ammettere che la scomparsa dell’acqua di una diga (foto sopra) non è una cosa da nulla. O no? Per onestà di cronaca va aggiunto che un po’ di luce, nella gestione delle dighe artificiali siciliane, la si è vista quando alla presidenza della Regione siciliana c’era Totò Cuffaro. Fu in questo periodo che vennero istituiti l’Osservatorio per le Acque e il Servizio agro-meteorologico. Due Servizi che consentivano di avere il polso della situazione. Oggi al loro posto c’è l’Autorità di bacino.

Proviamo a illustrare lo scenario delle dighe artificiali e dei laghi e laghetti naturali presenti in Sicilia provincia per provincia.

PALERMO E PROVINCIA

Diga Rosamarina (foto sopra tratta da Wikipedia). E una diga artificiale che, come si legge in un articolo del WWF, è stata realizzata “in muratura di calcestruzzo, del tipo strutturale ad arco-gravità, che raggiunge un’altezza massima di 93 metri e con uno sviluppo in lunghezza al coronamento superiore pari a 200 metri” (qui l’articolo per esteso). I lavori per la realizzazione di questa diga sono cominciati alla fine degli anni ’60 del secolo passato e si sono protratti per più di 40 anni. Ancora oggi non si è capito quanto è costata tale opera. Le acque di questa diga vengono utilizzate in parte per l’agricoltura e in parte per usi civili.

Diga Garcia. Si trova nel Comune di Contessa Entellina, in provincia di Palermo. E’ una diga artificiale il cui progetto risale ai primi anni ’70 del secolo passato. E’ nota perché la mafia, con tale opera, ne ha combinate di tutti i colori tra compravendite di terreni e lavori. A scoperchiare il ‘pentolone’ di questa vicenda, rivelando gli interssi della mafia dell’epoca, è stato il grande e coraggioso giornalista siciliano, Mario Francese, che negli anni ’70 del secolo passato ha scritto per il Giornale di Sicilia inchieste memorabili che fanno onore al giornalismo (qui un articolo che riprende passi di alcune inchiesta di Mario Francese sulla diga Garcia). Alla fine degli anni ’70 si calcolava un costo della diga pari a 324 miliardi di vecchie lire. In teoria, questa diga è stata realizzata per gli agricoltori. Se ci chiedete come viene utilizzata l’acqua di questa diga artificiale, ebbene, non l’abbiamo mai capito, perché non abbiamo mai capito se è stata o meno completata. Sappiamo, però, che è frequentata da tanti appassionati di pesca di pesci di acqua dolce. Per il resto, ne dovrebbero sapere di più gli abitanti della zona tra Contessa Entellina e Poggioreale.

Lago Scansano. Si tratta di una diga artificiale realizzata nei primi anni ’60 del secolo passato con lo sbarramento del torrente Scansano, un affluente del fiume Eleuterio. Si trova al confine tra i Comuni di Piana degli Albanesi e Monreale, nel Palermitano, e si estende per poco meno di 4 km. Dovrebbe essere stata realizzata per l’agricoltura. Negli anni ’80 percorrendo una strada vicino a questa diga artificiale notammo una distesa di rane uccise dalle automobili.

Lago Poma. E’ una diga artificiale realizzata negli anni ’60 nei pressi di Partinico, provincia di Palermo, che presenta una superficie di 3,64 Km quadrati. Opera che è il frutto delle lotte degli agricoltori di Partinico e zone limitrofe capeggiati dal sociologo triestino, Danilo Dolci, che si era stabilito in Sicilia negli anni successivi del secondo dopoguerra. E’ stata realizzata sbarrando il fiume Jato. Ha una capacità di poco meno di 83 milioni di metri cubi di acqua. Come quasi tutte le poche dighe artificiali funzionanti l’acqua della diga Poma viene utilizzata per usi civili ed è oggetto di interesse da parte degli ambientalisti: con un decreto della Regione siciliana (assessorato regionale al Territorio e Ambiente) in questa diga è stata istituita un’Oasi di protezione e rifugio della fauna per “favorire e promuovere la conservazione, la protezione, il rifugio, la sosta e l’irradiamento naturale della fauna selvatica”. Tutto giusto. Ma non bisogna dimenticare che è un’opera realizzata per l’agricoltura.

Lago di Piana degli Albanesi. E’ la più antica diga artificiale della Sicilia con una superficie pari a 3,29 km quadrati. Si trova tra Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela, in provincia di Palermo, a poco più di 610 metri di altezza sul livello del mare. E’ stata realizzata nei primi anni ’20 del secolo passato quando ancora non esistevano le tangenti, i subappalti, le perizie di variante, il Diritto amministrativo ‘interpretato’ e via continuando. Venne realizzata in meno di tre anni. E’ stata costruita sosprattutto per produrre energia elettrica e anche per l’agricoltura. A causa della solita disorganizzazione sicilana viene anche utilizzata per usi civili. Nel 1999 una parte di questa diga è stata dichiarata oasi naturalistica.

Lago Fanaco. E’ una diga artificiale che ricade nel territorio di Castronovo di Sicilia, provincia di Palermo. E’ stato realizzato nei primi anni ’50 del secolo passato sbarrando le acque del fiume Platani. Ha una capienza di poco più di 20 milioni di metri cubi di acqua. La diga Fanaco raccoglie le acque delle montagne Serra Leone, Pizzo Stagnataro, Gemini, e Pizzo Lupo. La presenza di questa diga ha modificato nel tempo il microclima dell’area rendendolo più dolce e migliorandone anche il paesaggio. Le acque vengono utilizzate per usi potabili. Molto praticata la pesca sportiva.

Lago di Prizzi. E’ una diga artificiale che di trova al confine tra i Comuni di Palazzo Adriano e Prizzi, nel Palermitano. E stato realizzato negli anni ’40 del secolo passato per l’irrigazione e per la produzione di energia elettrica. Può raccogliere poco più di 11 milioni di metri cubi di acqua.

Lago di Gammauta. E’ una diga artificiale costruita alla fine degli anni ’30 del secolo passato per la produzione di energia idroelettrica. Nasce grazie allo sbarramento del fiume Sosio al confine tra i Comuni di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano. Si trova quasi al confine con la provincia di Agrigento.

Lago Pian del Leone. Dovrebbe essere una diga artificiale che si trova al confine fra le province di Palermo e Agrigento, per la precisione, tra Prizzi e Santo Stefano di Quisquina.

AGRIGENTO E PROVINCIA

Il lago Arancio è una diga artificiale realizzata tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50. Si trova nel territorio di Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento. La diga è stata realizzata a spese del fiume Carboj. Può contenere fino a 32 milioni di metri cubi di acqua. L’acqua di questa diga dovrebbe servire per l’agricoltura. Nella diga Arancio si praticano anche altre attività. Da una ventina di anni la diga è gestita dagli ambientalisti che ne hanno fatto un’oasi naturale. Di recente è balzato agli onori delle cronache per via dell’inquinamento provocato da una particolare alga. La situazione sembra essere stata risolta. Nella seconda metà degli anni ’80 era inquinato da scarichi fognari. Siamo certi che tale tipo di inquinamento oggi sia solo un ricordo.

Lago San Giovanni a Naro. Anche questa è una diga artificiale realizzata con lo sbarramento del fiume Naro tra il 1969 e il 1981. La superficie è pari a 2,40 km quadrati. La diga di San Giovanni è collegata con la diga Furore, che si trova sempre nel territorio di Naro, provincia di Agrigento. Anche questa diga è stata realizzata per l’agricoltura ma viene utilizzata molto per la pesca sportiva di particolari pesci di acqua dolce. Negli anni passati nella diga San Giovanni sono stati celebrati i campionati europei di canottaggio.

Diga Furore. E’ una diga artificiale realizzata tra il 1980 e il 1992. Come la diga di San Giovanni, si trova nel territorio di Naro, nell’Agrigentino. Diciamo che se la sono presi comoda… La diga, che si trova a poca distanza dal Villaggio La Loggia, è stata realizzata sbarrando le acque del fiume Burraito. Dovreebbe essere utilizzata prevalentemente per l’agricoltura. Dovrebbe.

Lago Gorgo. Si trova nel territorio di Montallegro, in provincia di Agrigento. Per quanto ne sappiamo, si tratta di una diga artificiale realizzata dall’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo) della Sicilia per l’irrigazione. Che, come altre dighe artificiali, è diventata un luogo d’importanza naturalistica (come potete leggere qui). Oggi è un punto di riferimento di uccelli migratori, non a caso è gestito dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli). E’ anche sede di una stazione meteorologica. Qualche anno fa è stato inquinato sembra dagli scarichi di un frantoio, come denunciato da Mareamico di Agrigento (qui un articolo).

Lago Magazzolo o Castello. E’ una diga artificiale che si distende per 1,7 Km quadrati. E’ stata realizzata senza badare molto allo scorrere del tempo dall’ESA, l’Ente di Sviluppo Agricolo della Sicilia. Si trova nel territorio al confine tra i Comuni di Bivona e Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento. Il progetto risale alla metà degli anni ’60 ma i lavori sono iniziati nella seconda metà degli anni ’70. La diga è stata completata – o quasi – nel 1985. Perché scriviamo o quasi? Perché nella seconda metà degli anni ’80 presso questa diga c’erano sempre problemi. Dieci anni dopo, a fine anni ’90, c’erano ancora problemi. Come accennato, è stata realizzata per l’agricoltura ma viene in buona parte utilizzata per fornire acqua a un gruppo di Comuni dell’Agrigentino. In Estate un po’ d’cqua finisce anche alle aziende agricole ma senza esagerare. Dal 2009 questa diga si prende l’acqua del fiume Sosio Verdura grazie a un impianto di sollevamento.

Nell’Agrigtentino troviamo anche il lago Favara a Burgio.

TRAPANI E PROVINCIA

Lago Trinità. Altra diga artificiale che presenta una superficie di 2,13 km quadrati. La diga si trova nel territorio di Castelvetrano, nel Trapanese. E’ stata realizzata per l’agricoltura tra il 1954 e il 1959. “In assenza di opere di sistemazione idraulico-forestale nel bacino imbrifero, si è avuto un rapido interrimento del lago che ha ridotto significativamente la capacità utile di invaso”, si legge su Wikipedia. Nei giorni scorsi i Sindaci di Petrosino, Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Campobello di Mazara e Salemi hanno scritto una lettera al Governo regionale siciliano: “Siamo tutti ben consapevoli delle criticità che l’infrastruttura presenta, ma solo pochi mesi fa con la buona volontà e l’impegno di tutti si era riusciti ad avere in deroga la possibilità di aumentare a 63,7 metri la quota di invaso e di potere invasare anche quei pochi milioni di metri cubi che hanno permesso di salvare, anche se solo parzialmente, la stagione irrigua 2023. A fronte delle indicazioni date dal Ministero delle Infrastrutture lo scorso anno, nulla è stato fatto ad oggi dal Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Siamo di fronte al paradosso di una Regione siciliana che da un lato dichiara lo stato di calamità per la gravissima crisi idrica, dall’altro lato lascia colpevolmente sversare in mare anche quella poca acqua che potrebbe permettere agli agricoltori del comprensorio di poter irrigare nei mesi estivi (qui per esteso l’articolo di Cnews.it che ha pubblicato per intero la lettera).

Lago Rubino. E’ una diga artificiale con un’estensione di poco meno di 1,50 km quadrati. Si trova nel territorio di Calatafimi, in provincia di Trapani. E’ stata realizzata deviando le acque del Torrente della Cuddia, un affluente dei fiume Birgi. La diga si distente per quasi 1,60 km quadrati. Viene utilizzata come riserva di acqua per usi agricoli e civili.

Lago di Paceco. E’ una diga artificiale che si trova a Paceco, nel Trapanese. “La diga – leggiamo in un documento della Regione siciliana – è stata realizzata nel periodo 1980‐1984 per laminare le piene (per un volume di 8,7 Mm3) e così mitigare i rischi idrogeologici. L’invaso è utilizzato anche a scopo irriguo a favore dei comprensori sottesi alla stessa diga (per un volume idrico di circa 1,5 Mm3/anno)”.

Nel Trapanese troviamo anche i laghetti Prèola (Mazara del Vallo) e Gorghi tondi (Mazara del Vallo).

Va ricordato pure il lago di Venere a Pantelleria chiamato anche Specchio di Venere. E’ un lago di origine vulcanica alimentato da tre sorgenti (qui un approfondimento).

CALTANISSETTA E PROVINCIA

Il lago Disueri o diga del Disueri è una diga artificiale con un’estensione di poco più di 1,80 km quadrati circa che si trova nel Comune di Gela, provincia di Caltanissetta. La siccità, com’è noto, ha colpito il Nisseno, parti dell’Ennese e del Catanese. In questo comprensorio la siccità è stata particolarmente pesante e tale diga quest’anno è quasi priva di acqua. Non è così per tante altre dighe artificiali siciliane dove l’acqua c’è ma, come già accennato, non può essere utilizzata o perché sono piene di fango, o perché si pratica la pesca, o perché sono state trasformate in oasi naturali. Ribadiamo: nella stragrande maggioranza delle dighe artificiali l’acqua c’è.

Lago di Cimia. E’ una diga artificiale che si trova in provincia di Caltanissetta, nel territorio del Comune di Niscemi. Si estende per una superficie di poco meno di 0,60 km quadrati a circa 150 metri sul livello del mare. Viene utilizzata per usi irrigui e potabili.

Lago Comunelli. E’ una diga artificiale localizzata nel territorio del Comune di Butera, in provincia di Caltanissetta. E’ una riserva idrica che fornisce acqua ai centri abitati e agli agricoltori per irrigare. Come la gran parte delle dighe artificiali della Sicilia è diventata meta di volatili. Da anni non mancano le polemiche per la gestione di questa diga che immagazzina circa 6 milioni di metri cubi di acqua. Citiamo un articolo di tre anni fa dell’Agi: “Nella diga confluiscono i torrenti Comunelli, che percorre l’entroterra della provincia di Caltanissetta e arriva fino all’invaso, e Rizzuto, che attraversa gran parte della provincia di Agrigento. La diga ha una capacità di 6 milioni di metri cubi d’acqua, ma a causa dell’interramento dello scarico di fondo può contenerne pochissima. Quando venne realizzato l’invaso in contrada Tenutella, la Regione spese miliardi di lire per modulare le prese e creare delle gallerie per il torrente Rizzuto, da cui nei giorni scorsi, è arrivata una grossa quantità di acqua. La destinazione di quest’ultima, però, è stata il mare e non l’agricoltura, che ne avrebbe disperato bisogno. Da anni, infatti, la diga Comunelli è all’attenzione dell’assessorato regionale all’Energia che, attraverso lavori di manutenzione straordinaria, vorrebbe liberare lo scarico a fondo per tornare alla piena capacità di contenimento”. Non sappiamo se la Regione siciliana sia intervenuta. Quello che sappiamo è che nell’area insistono centinaia di aziende agricole.

Lago Soprano. E’ un lago naturale che si trova nel territorio del Comune di Serradifalco, in provincia di Caltanissetta. E’ sede di una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana.

Biviere di Gela. Originariamente era una palude che intorno al 1600 venne trasformata in un lago di acqua dolce. Oggi sede di una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana.

ENNA E PROVINCIA

Lago di Pergusa. E’ un lago naturale, di modeste dimensioni ma di grande valenza geologica, faunistica e culturale. Si trova a Pergusa, frazione di Enna. Nella cultura classica è considerato il luogo dov’è andato in scena il ratto di Persefone. Questo luogo ha avuto nel passato una grande importanza sportiva. Scrive Wikipedia: “Lungo la costa del lago si sviluppa l’Autodromo di Pergusa un autodromo molto importante lungo circa 5 km. Costruito nel 1951, è stato scenario di prestigiosi eventi internazionali tra cui la Formula 1, il Campionato mondiale Superbike e la Targa Florio, cui hanno preso parte molti leggendari nomi del motorsport internazionale”. Oggi l’autodromo non viene utilizzato. Non abbiamo mai capito il perché. Si parla in questi mesi di un rilancio di questa struttura sportiva. Non ci crediamo. In compenso attorno al lago ci sono tante ville.

Lago Pozzillo. Si trova in provincia di Enna, a due passi da Regalbuto. Anche in questo caso si tratta di un lago artificiale realizzato in calcestruzzo sul fiume Salso. L’acqua dovrebbe essere utilizzata per l’irrigazione. Ha una capacità di circa 150 milioni di metri cubi di acqua. In parte viene utilizzata anche per attività sportive.

Lago Nicoletti. E’ una diga artificiale che si trova nei territori a cavallo tra Leonforte ed Enna. Ha un’estensione di circa 1,60 km quadrati. E’ stata realizzata togliendo l’acqua al fiume Dittaino in tempi brevi rispetto agli appalti in salsa siciliana tra il 1969 e il 1972. Si trova ad un’altezza di circa 370 metri sul livello del mare e ha una capacità massima di quasi 20 milioni di metri cubi di acqua. Anche questa diga è stata realizzata per l’agricoltura ma ha finito con l’essere utilizzata per altri finalità: sport e pesca. Nel 2007, in attesa di un aeroporto nel centro della Sicilia (un decennio fa o giù di lì c’era un progetto cinese di un grande aeroporto bloccato dagli americani), è stato realizzato un idroscalo dove atterravano e partivano idrovolanti anfibi e aerei. A un certo punto è stato bloccato tutto. Evidentemente questa zona deve restare così com’è.

Lago dell’Ancipa. E’ una diga artificiale chi si trova sui monti Nebrodi, nei territori al confine tra i Comuni di Troina e Cerami, in provincia di Enna. Segna il confine tra la provincia di Enna e la provincia di Messina. Opera dalla storia tormentata. E’ stata realizzata tra il 1950 e il 1952 per la produzione di energia elettrica. A lavori da poco iniziati si verificò una sciugura che fece scalpore: un’esplosione causata da una fuga di grisou o (grisù) in una galleria in costruzione in prossimità della diga che causò la morte di 13 operai. Oltre che per la produzione di energia elettrica l’acqua viene utilizzata anche per finalità irrigue e, soprattutto, per usi potabili nel Nisseno, nell’Ennese e anche per alcuni centri del Catanese. Nella seconda metà dei primi anni del 2000 una lesione di tale diga ha creato non pochi problemi. La diga è stata messa in sicurezza e oggi, oltre a fornire acqua a tanti Comuni, è tornata a produrre anche energia.

Lago Morello o di Villarosa. E’ una diga artificiale realizzata tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 nel territorio di Villarosa, in provincia di Enna, per usi industriali. L’acqua veniva utilizzata nella miniera di Pasquasia per la cosiddetta flottazione della kainite, un minerale dal quale si ricavano i solfati. Dopo la chiusura della miniera di Pasquasia, avvenuta tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 per volere dei tedeschi, la diga è meta di volatili. A che titolo i tedeschi hanno voluto la chiusura della miniera di Pasquasia e lo stop all’estrazione di solfati dal sottosuolo siciliano non si è mai capito. La costruzione di questo invaso ha cancellato le tracce della ferrovia mineraria Sikelia. Oggi l’acqua della diga viene utilizzata per l’irrigazione.

Lago Olivo. E’ una diga artificiale che si trova al confine di Barrafranca e Piazza Armerina, in provincia di Enna. E’ stata realizzata tra il 1984 e il 1988. Tutto sommato, considerati anche gli anni, la diga è stata costruita in tempi accettabili e dovrebbe essere utilizzata per l’irrigazione. Come la maggior parte delle dighe artificiali realizzare in Sicilia, è stata naturalizzata e oggi è frequentata da varie specie di volatili. E’ anche conosciuta per la pesca sportiva. E’ uno dei pochi laghi siciliani dove si pescano i lucci.

Lago di Sciaguana. E’ una diga artificiale realizzata per finalità irrigue. Si trova nel territorio del Comune di Agira, in provincia di Enna. La storia di quest’opera è piuttosto tormentata. E’ stata completata nei primi anni ’90. Nel 2021 divenne un caso nazionale perché nella Primavera di quell’anno le acque della diga sparirono (qui un articolo). Per la cronaca, quando sparirono le acque la diga non era più gestita dal Consorzio di Bonifica numero 6 ma dalla Regione siciliana. Destarono impressione le migliaia di pesci morti.

RAGUSA E PROVINCIA

Lago di Santa Rosalia. E’ una diga artificiale che si trova nei territori al confine nel cuore dei monti Iblei, tra i Comuni di Ragusa e di Giarratana, cittadina, quest’ultima, nota per la produzione della Cipolla di Giarratana. E’ stata realizzata sbarrando le acque del fiume Irminio. Si distende per 1,45 Km quadrati ed è stata reaizzata per scopi irrigui. E’ oggetto di interesse naturalistico per la presenza di particolari volatili.
Nel Ragusano troviamo anche il Pantano Gariffi: ma, per l’appunto, è un pantano naturale e non un lago.

MESSINA A PROVINCIA

Lago di Ganzirri. E’ un lago naturale di formazione idrologica. Si trova nell’area urbana di Messina. Scrive Wikipedia: “Si estende, allungandosi in direzione NE-SO, per una superficie di circa 338 000 m², ha una lunghezza di circa 1,7 km e una larghezza di circa 250 m, la sua massima profondità è di circa 7 m. Ha una temperatura media che varia fra gli 11 °C a gennaio e i 31 °C in agosto. È alimentato da falde freatiche e da alcuni torrenti che vi sfociano, per cui il livello di salinità varia molto fra estate e inverno. Due canali, costruiti dagli inglesi attorno al 1830, permettono l’ingresso di acqua dal mare, il canale Carmine a nord, e il canale Catuso a sud che è coperto, questi vengono tenuti aperti o chiusi in base all’esigenza di ossigenare le acque che tendono ad andare incontro al fenomeno dell’eutrofizzazione. Un terzo canale collega il lago di Ganzirri con il lago di Faro. L’attuale lago di Ganzirri è nato dalla fusione di un bacino più piccolo con lo stesso nome e di un bacino posto a NE e denominato Madonna di Trapani, nel punto di fusione il fondale è bassissimo e praticamente impedisce lo scambio di grandi masse d’acqua fra i due bacini, creando due microambienti diversi. Nel lago negli ultimi anni si sono avuti spesso fenomeni di grandi morìe di pesce a causa dell’anidride solforosa sviluppata dal batterio Desulfovibrio desulfuricans, che emerge quando si smuovono le acque aprendo e chiudendo i canali.[Assieme al lago di Faro è stato dichiarato bene d’interesse etno-antropologico particolarmente importante, in quanto sede storica di attività produttive tradizionali legate alla mitilicoltura e tellinicultura“.

In provincia di Messina si trovano altri piccoli laghi:
Lago Cartolari,
Lago Maulazzo,
Lago Pisciotto,
Lago Urio Quattrocchi,
Lago Spartà,
Lago Trearie,
Biviere di Cesarò,
Tindari (Marinello- Patti)

Sempre in provincia di Messina troviamo i Laghetti Gurne dell’Alcantara, a Francavilla di Sicilia; il lago Cartolari e il lago Pisciotto a Tortorici; il lago Maulazzo ad Alcara Li Fusi; il lago Urio Quattrocchi a Mistretta; il lago Spartà a Sant’Agata di Militello.

CATANIA E PROVINCIA

Lago Dirillo o di Licodia Eubea. Si tratta di una diga artificiale che ricade nel Comune di Licodia Eubea, in provincia di Catania, al confine con la provincia di Ragusa (in effetti una piccola parte di questo lago artificiale – detto anche diga di Ragoleto o lago di Ragoleto – ricade nel territorio di Monterosso Almo, Comune del Ragusano). Ha una capacità di 20 milioni di metri cubi di acqua ed è utilizzato per finalità sportive. Anche in questo lago si pesca il luccio, oltre ad altri pesci come trote, carpe e pesce persico.

Aggiornamento: su Il Fatto Quotidiano del 29 Luglio 2024 leggiamo che questa diga artificiale è gestita in concessione dall’ENI. “Le risorse dell’invaso – leggiamo su Il Fatto Quotidiano – servono soprattutto per far funzionare lo stabilimento petrolchimico di Gela (in realtà, è una Biofaffineria ndr). ‘La diga serve il settore agricolo per 600mila metri cubi, il settore industria per un milione e 800mila metri cubi e il resto è destinato a usi domestici. C’è poi una dotazione che potrebbe essere utilizzata all’agricoltura, che viene dalla necessità di spostare i pesci in altro invaso. Questo libererebbe risorse per far sopravvivere l’agricoltura’, ha detto Antonio Pirrè, presidente Confagricoltura Ragusa, ai microfondi della Rai. Su quattro milioni di metri cubi d’acqua dell’invaso, dunque, uno è destinato alla fauna ittica”. Una diga artificiale realizzare per usi agricoli viene utilizzata per finalità che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura.

Diga artificiale di Ogliastro – o diga ‘Luigi Sturzo’ – realizzata agli inizi degli anni ’60 del secolo passato dalla Cassa per il Mezzogiorno per sostenere l’agricoltura; si trova tra la provincia di Catania e la provincia di Enna e ha un’estensione di poco meno di 15 Km quadrati. E vicina ai Comuni di Aidone e Ramacca.

Lago di Gurrida. E’ un lago naturale che si trova sul fianco occidentale dell’Etna, ai confini tra i Comuni di Bronte e Randazzo. E’ un lago un po’ misterioso, come si racconta in un bell’articolo pubblicato da GO-ETNA che vi consigliamo di leggere (qui l’articolo).

Lago di Naftia. E’ un lago di origine vulcanica che si trova nel territorio del Comune di Mineo, in provincia di Catania.

Al confine fra la provincia di Catania e la provincia di Messina – tra Tortorici e Randazzo – troviamo il lago Trearie. E’ un laghetto naturale di tipo alpino, a a oltre mille e 400 metri sul livello el mare (leggere qui).

SIRACUSA E PROVINCIA

Biviere di Lentini. E’ un lago molto antico che si trova nel Comune di Lentini, in provincia di Siracusa. Per tanti secoli ha vissuto in santa pace. A fine ‘800 cominciarono a venire fuori progetti di bonifica per combattere la malaria. I lavori di bonifica iniziarino durante il fascismo, negli anni ’30 del secolo passato, per essere completati negli anni ’60. Un lavoro inutile e dannoso, ma in quegli anni prosciugare le aree paludose sembrava una ricetta esatta. Il lago scomparve per una quindicina di anni e venne ricostituito a metà anni ’70 con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Dovrebbe servire per l’agricoltura, anche se oggi è un’oasi naturalistica gestita dalla Lipu.

Stagno Pantano Grande (Vendicari). Si tratta dei pantani di Vendicari. Sono ambienti palustri salmastri che corrono tra Noto e Pachino in provincia di Siracusa. Ci sono anche i pantani Longarini (Ispica) e Cuba (Pachino) e la diga Ogliastrello (Augusta).

Per questa inchiesta è stato prezioso un articolo pubblicato qui.

Aggiornamento 17 giugno 2024
La diga di Rosamarina non è a secco. Ieri, 16 Giugno, piogge sparse tra Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta. L’articolo di MeteoWeb e il post di Mario Pagliaro

Il dubbio: le potenze mondiali stanno utilizzando le piogge artificiali e la siccità per farsi la guerra? Il ‘caso’ Dubai. Il mistero inquietante degli incendi boschivi che colpiscono mezzo mondo

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