Come può mancare l’acqua negli invasi artificiali della Sicilia se in cinque giorni sono arrivati dal cielo 380 milioni di metri cubi di acqua sotto forma di piogge? Ne parliamo con Mario Pagliaro

Se consideriamo che nella nostra Isola sono stati registrati 20 giorni di pioggia, beh, di acqua ce ne dovrebbe essere a iosa. I racconti bizzari della televisione e la disorganizzazione cronica degli agricoltori siciliani

La televisione racconta che i venti giorni di piogge registrati in Sicilia ad Agosto hanno peggiorato la situazione dei laghi artificiali della nostra Isola. Invece dell’acqua sarebbe arrivato fango… A noi la notizia ha fatto un po’ sorridere: addirittura piove per venti giorni e gli invasi artificiali si svuotano. Con molta probabilità, nessuno si è mai preoccupato di eliminare il fango dalla maggior parte degli invasi artificiali siciliani, forse perché, come scriviamo spesso, pur essendo stati realizzati per l’agricoltura, vengono utilizzati per altre finalità, dalla pesca di pesce di acqua dolce (o allevamenti?) alle attività industriali, dalla pesca sportiva alle oasi naturali a umma umma che in Sicilia contano molto di più dell’agricoltura, visto che la disorganizzazione, tra gli altricoltori siciliani, raggiunge livelli incredibili. Detto questo, abbiamo posto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico del Cnr e grande esperto in materia di meteorologia e agricoltura.

Allora, Pagliaro (foto sotto), possiamo fare una stima di quanta acqua è arrivata in Sicilia dal cielo ad Agosto?

“Certo. Si è trattato di piogge del tutto eccezionali per il mese di Agosto che in Sicilia è il secondo mese dell’anno meno piovoso dopo Luglio. Se guardiamo la cart (foto sopra che può essere visualizzata in tempo reale qui: https://www.protezionecivilesicilia.it:8443/Aegis/map/map2d) relativa alle precipitazioni delle ultime 120 ore precedenti la sera del 31 Agosto, si può vedere che le piogge degli ultimi cinque giorni di Agosto hanno superato i 30 millimetri in quasi tutta le aree interne della Sicilia, raggiungendo e superando i 100 millimetri in almeno tre casi. Un millimetro di pioggia è pari a un litro per metro quadrato. Se assumiamo per difetto che la piovosità media sia stata di 20 millimetri in un’area pari a 3/4 della Sicilia, cioè 19 mila kilometri quadrati, ne consegue che sono caduti in soli 5 giorni 380 milioni di metri cubi di acqua. Ma queste sono le piogge di soli cinque giorni. In Sicilia è piovuto quasi ogni giorno a partire dal 3 Agosto. Le piogge sono state quindi molto più abbondanti”.

Secondo lei chi dà certe notizie in televisione si rende conto delle informazioni bizzarre che vengono trasmesse ai cittadini?

“Questo bisognerebbe chiederlo caso per caso a chi si occupa di informazione. La Regione siciliana dispone di un ottimo servizio di informazione ad esempio sulle piogge nelle varie aree della Sicilia accessibile alla pagina ‘Dati meteo in tempo reale’ della Protezione civile regionale. Da anni, noi sosteniamo l’opportunità che la Regione siciliana si doti di un proprio Servizio meteo regionale del livello di quello della Toscana, il LaMMA, fondato in partnership proprio con noi del CNR. Meteo Sicilia offrirebbe, oltre che previsioni di alta qualità, informazioni e dati relativi alla meteorologia in Sicilia ben organizzate e facilmente accessibili a tutta la popolazione”.

Da circa un ventennio il cosiddetto Sovrambito siciliano – dighe, traverse, pozzi, sorgenti, potabilizzatori, centrali di sollevamento, centrali idroelettriche e altre infrastrutture idriche – è gestito da una società privata. Da quello che si vede, il servizio idrico siciliano è tutt’altro che migliorato. Lei che ne pensa?

“Personalmente, sono a favore del ritorno nel pieno ed esclusivo controllo da parte dello Stato di tutti i servizi pubblici essenziali, inclusi quello elettrico, la gestione dei rifiuti e la distribuzione del gas naturale. A più riprese e ancora di recente ho argomentato l’urgente necessità che l’Italia ricostituisca l’IRI per ricostruire l’industria e l’economia nazionali, che dopo 30 anni di applicazioni dei principi del liberismo economico versano in condizioni di grave crisi con l’eccezione delle poche aziende ancora controllate dallo Stato. Fra esse c’è Italgas, una storica controllata ENI che ha oggi come maggiore azionista lo Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti e anche Snam. Proprio Italgas ha acquisto, lo scorso anno, il controllo di Sicilacque rilevando il 100 per cento di Acqua Srl, che a sua volta detiene direttamente il 98,7% di Idrosicilia Spa e, indirettamente, il 75% di Siciliacque. Questo è molto incoraggiante non solo per le riconosciute capacità tecnologiche e finanziarie di Italgas, ma perché a mio avviso tutte le aziende a partecipazione statale torneranno molto presto nell’esclusivo controllo dello Stato”.

E’ normale che dopo circa venti giorni di piogge ad Agosto manchi l’acqua per l’agricoltura? Gli invasi artificiali siciliani – o quanto meno alcuni di tali invasi . non dovrebbero essere interconnessi l’uno con l’altro per far arrivare l’acqua dalle zone dove piove a quelle dove non piove? Le interconnessioni tra gli invasi artificiali ci sono o no? 

“In molte aree, come nella Pianura di Catania dove la Regione siciliana ha installato due impianti nel Lago (“Biviere”) di Lentini portando grandi portate di acqua verso la pianura di Catania, il problema è stato parzialmente risolto. In altre, come quelle servite dal Lago Arancio, a Sambuca di Sicilia, nell’Agrigentino, il problema nemmeno esisterebbe, perché l’acqua accumulata è abbondante. Ad essere malandate sono le reti di distribuzione, che vanno rifatte integralmente. I frequenti danneggiamenti comportano ad esempio lo stop alle forniture per molti giorni fino al completamento delle riparazioni. Quanto alle connessioni fra invasi, in alcuni casi – penso ad esempio all’interconnessione fra la Diga Gargia e quella del Lago Arancio – il collegamento esiste e funziona molto bene. In altri, no. A questo servirebbe anche l’urgente completamento della Diga di Blufi che, come quella Pietrarossa del Calatino, era praticamente quasi completa quando si interruppero i lavori. I lavori per completare la diga Pietrarossa sono ripresi con successo. Non ancora quelli per la Diga Blufi. In generale, è necessario intervenire sugli invasi con un imminente  programma di manutenzione e adeguamento che vada dalla rimozione degli accumuli di terra sui fondali agli interventi sulle strutture in cemento armato per arrivare al pieno collaudo delle opere e all’esercizio degli invasi secondo la capacità nominale per la quale furono progettati. Oggi invece la capacità autorizzata è quasi sempre di molto inferiore alla capacità massima degli invasi proprio per ragioni di sicurezza che gli interventi sugli invasi risolverebbero in via definitiva”.

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