Ciro Lomonte: in Sicilia niente soldi per antincendio, Comuni e altro. Roma ha incamerato il Fondo di sviluppo e coesione, il Pnrr è pari a zero e le ‘casse’ di Regione e Comuni sono vuote

I soldi del Fondo di sviluppo e coesione sono stati incamerati da Roma, a Sud e Sicilia sono rimasti gli occhi per piangere

Nuovo post di Ciro Lomonte sui disastri finanziari della Sicilia: “Siciliani Liberi – scrive il Segretario politico degli Indipendentisti siciliani – è l’unica forza politica in Sicilia e in Italia ad aver anticipato pubblicamente che questo sarà l’anno del collasso delle finanze pubbliche in Italia e in Sicilia. Siamo a metà Aprile. E i fatti confermano numerosi la validità delle analisi dí Siciliani Liberi. Vediamone alcuni”. Lomonte parte da una dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani: “Non escludo che nella programmazione del Fondo di sviluppo e coesione, che stiamo concordando con la premier Meloni e il ministro Fitto, possano essere inserite risorse finanziarie per potenziare ancora di più il sistema antincendio in Sicilia”. Il riferimento è alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro, Raffaele Fitto (foto sopra tratta da Il Quotidiano del Sud). Commenta Lomonte: “Ma il Fondo di sviluppo e coesione è stato interamente sottratto alla Regione siciliana. Che non ha – letteralmente – più un centesimo in cassa se non quelli che Roma garantisce per il pagamento degli stipendi. La Regione non riesce infatti a trasferire i 45 milioni attesi da oltre un anno dai Comuni per gli ‘extra costi’ dei rifiuti. O anche solo 20 milioni all’Azienda del trasporto pubblico di Palermo, l’Amat, le cui perdite superiori ai 21 milioni solo nel 2022 ormai ne mettono a rischio la continuità aziendale“.

In Sicilia non sono arrivati i soldi per i danni provocati dagli incendi boschivi del 2023 e non arriveranno nemmeno i soldi per fronteggiare la siccità

“A nulla servono le continue proteste dei Comuni riuniti in Anci Sicilia (https://www.blogsicilia.it/…/comuni-siciliani…/1002984/) – aggiunge Lomonte (foto sopra) -. ‘Comuni siciliani sull’orlo del baratro’, titolava ieri un giornale online, ‘i Sindaci battono cassa alla Regione ma sono pronti ad aumentare le tasse'”. L’aumento delle tasse e delle imposte da parte dei Comuni fa sorridere, perché tanti cittadini siciliani non sono più nelle condizioni di pagare alcunché e tanti altri cittadini che potrebbero pagare cominciano a pensare di non pagare più e di vedersela poi con l’Agenzia delle Entrate. Nei Comuni pieni di immondizia – in testa Catania e Palermo – ormai anche i cittadini che possono pagare meditano di non pagare più la Tari, la Tassa sull’immondizia. “Lunedì 15 (cioè dopodomani ndr) – prosegue il leader degli Indipendentisti siciliani – il presidente della Regione incontrerà i rappresentanti dei Sindaci siciliani (Anci Sicilia). Ma non potrà dargli nulla: tutte le risorse finanziarie sono state centralizzate a Roma. E sono nelle mani dei tecnici del Tesoro, non certo dell’ex bancario di Varese ritrovatosi addirittura Ministro dell’Economia e delle Finanze in quello che sembra essere l’ultimo Governo della triste Seconda Repubblica. Infatti, a nulla valgono i continui solleciti a Roma del presidente della Regione che – da ex presidente del Senato – pensava di poter essere più ascoltato rispetto ai suoi predecessori. Né vale il tentativo disperato di ottenere 900 millioni di euro per la nuova emergenza siccità. Roma non ha dato un centesimo per gli incendi del 2023. Figurarsi se darà denaro per le apocalittiche minaccie di ‘sete’ e ‘razionamento dell’acqua’ dei siciliani”.

Ennesima precisazione di Lomonte: i soldi del Pnrr sono una presa per i fondelli

Lomonte torna su una vicenda che denuncia da un anno e forse più: i fondi-fantasma del Pnrr: “Quanto ai fondi inesistenti del Pnrr – scrive – ormai tutti hanno capito. Non è mai arrivato, né mai arriverà un centesimo. Quasi disperato, il Sindaco di Favignana e delle altri isole Egadi – il calabrese ex parlamentare Francesco Forgione – ha partecipato all’ennesima riunione sullo ‘stato di attuazione del Pnrr’ nella provincia di Trapani. ‘Abbiamo rispettato il cronoprogramma. E siamo pronti a realizzare i nostri 20 interventi, ha detto Forgione rivolgendosi al Ministro degli Affari regionali che vorrebbe far credere che il fatto che Roma non abbia mai trasferito un solo centesimo del Pnrr dipenda dai ‘ritardi’ dei Comuni. Onorevole Forgione: ascolti Siciliani Liberi, una forza politica che viene da lontano, ed andrà molto lontano. Roma non darà mai un centesimo. Stia ben attento a non indebitare il suo Comune con le banche per dare l’illusione che siano ‘partiti i lavori del Pnrr’. Si ritroverebbe in dissesto a Gennaio, com’è accaduto al Comune di Marzabotto. Il fatto che la Regione siciliana sia ormai ad un passo dall’insolvenza, in concreto, significa che le sue spese sono solo ‘impegni di spesa’. Senza soldi in cassa, tanto gli ‘aumenti’ dei salari dei dipendenti regionali, che i ‘fondi’ per il trasporto navale integrativo con le isole (18 milioni l’anno) vanno considerati tali: ‘impegni di’. Ovvero, annunci. Come quelli del Pnrr”. Il dubbio – che è più di un dubbio – è che i soldi del Fondi di sviluppo e coesione e i fondi del Pnrr siano finiti in buona parte nel pozzo senza fondo della guerra in Ucraina e per sostenere i profughi ucraini che hanno invaso l’Europa nel silenzio generale.

“Stiamo vivendo gli ultimi giorni della Seconda Repubblica”

“A Roma, la situazione è questa – conclude Lomonte che, sulla Tari è arrivato alla conclusione simile alla nostra -: ci sono pressoché tutte le aziende del Nord Italia in cassa integrazione in deroga. Cioè, con i lavoratori pagati dallo Stato attraverso l’Inps. I tassi non accennano a scendere. Ed è collassato il mercato immobiliare. Pensare, in queste condizioni, di ‘aumentare la Tari’ o qualsiasi altra tassa o tariffa si tradurrà nel caso dei Comuni in un incentivo all’elusione di massa, perché anche chi pagava la tassa – il 50% degli aventi dovere a Palermo – si troverà nelle condizioni di non poterla più pagare. Sono gli ultimi giorni della seconda Repubblica. E la Sicilia, com’è avvenuto in tutto con la Prima, farà da apripista alla crisi complessiva del Paese”.

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