Cia, Confagricoltura e Legacoop Sicilia ‘scoprono’ la crisi dell’agricoltura. Temono di perdere seguito? La Germania vuole produrre energia solare affamando gli agricoltori dell’Europa mediterranea

Perché non si parla dei veri obiettivi dei tedeschi a scapito dell’agricoltura dell’Europa mediterranea?

I titolari delle aziende agricole della Piana di Catania colpite dalla siccità non possono pagare imposte, ruoli consortili, rate delle cambiali agrarie e, in generale, tutti i pagamenti. Da qui l’appello al Governo nazionale lanciato in verità con un po’ di ritardo dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) Sicilia Orientale e da Confagricoltura. Perché scriviamo che l’appello arriva con ritardo? Perché nel Febbraio scorso questa proposta è stata avanzata da Cosimo Gioia, produttore di grano duro dell’entroterra siciliano, quando gli agricoltori dell’Isola protestavano nelle piazze. Già allora la crisi dell’agricoltura siciliana era conclamata, tra caduta del prezzo del grano duro e ‘invasione’ di prodotti agricoli a prezzi stracciati arrivati da chissà dove, ma le organizzazioni agricole non sembravano molto presenti. Tutto questo mentre la Germania, come racconteremo nel finale di questo articolo, punta, con la rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, punta a smantellare buona parte dell’agricoltura dell’Europa mediteranea per piazzare pannelli fotovoltaici al posto soprattutto del grano. Per accaparrarsi l’energia prodotta a bassi prezzi, magari prodotta da società tedesche che dovrebbero rilevare i terreni agricoli agli agricoltori. Le organizzazioni agricole sono informate? La Coldiretti, che oggi sembra scomparsa, era addirittura contro la protesta degli agricoltori dei mesi scorsi che, non a caso, attaccavano l’Unione europea. Oggi Cia e Confagricoltura hanno ritrovato la parola, forse perché hanno capito che le iscrizioni si potrebbero ridurre. (sopra foto Wikipedia)

Il comunicato della Cia Sicilia Orientale e di Confagricoltura

“Cia Sicilia Orientale e Confagricoltura Catania – si legge in un comunicato – lanciano l’ultimo appello ai Governi nazionale e regionale e indicono una conferenza stampa per domani, Mercoledì 17 Luglio, alle ore 10 e 30, presso la Camera di Commercio, via Cappuccini, 2 CATANIA, cui parteciperanno il commissario facente funzioni di presidente CIA Sicilia Orientale, Giosuè Catania, e il presidente Confagricoltura, Giosuè Arcoria, assieme ai gruppi dirigenti e ad una delegazione di agricoltori. Sono invitati i Sindaci del comprensorio etneo. Nelle campagne della Piana di Catania – si legge sempre nel comunicato – si consuma l’ultimo atto del dramma: a tre mesi dalla dichiarazione di  stato di emergenza, nessun ristoro per gli  agricoltori che hanno perduto milioni di euro di grano mai raccolto, nessun intervento adeguato negli invasi che restano a secco e nessuna risposta dal Governo nazionale sulla declaratoria dei danni che consentirà di attuare le misure di sospensione e di deroga di tutti i pagamenti in capo alle aziende”. In effetti, nel Catanese la siccità do distrutto buona parte della produzione di grano duro. “Così – prosegue il comunicato – mentre Roma ritarda e Palermo tace, l’agricoltura muore. L’appello delle organizzazioni: finanziare  interventi urgenti ed indifferibili per mettere in sicurezza il sistema e affrontare una crisi climatica senza precedenti; decretare la eccezionalità della crisi climatica in Sicilia e procedere alla declaratoria dei danni (imposte, tributi, assuntori di mano d’opera); procedere all’esonero dei ruoli consortili irrigui e ordinari degli ultimi due anni; individuare forme di ristoro economico per aiutare le aziende agricole a non abbandonare, anzi aiutarli a resistere e ripartire per la prossima stagione”. 

Arriva anche Legacoop Sicilia

Un altro appello arriva dal responsabile regionale di Legacoop Sicilia Agroalimentare e pesca, Mimmo Pistone. “L’intera Sicilia è ormai stremata dalla siccità e dalla crisi idrica, siamo convinti che questa drammatica situazione sia figlia si dei cambiamenti climatici ma essa è soprattutto strettamente connessa all’incapacità, trentennale, della classe politica siciliana di avere una visione, una programmazione, in grado di dotare la Sicilia, terra tradizionalmente arida ed alle prese con strutturali problemi idrici, di infrastrutture degne di questo nome”. In primo luogo, come scriviamo spesso, la siccità non ha colpito tutta la Sicilia. In econdo luogo è apprezzabile che nel comunicato si sottolinei “l’incapacità, trentennale, della classe politica siciliana”. Ricordiamo che il centrosinistra ha governato la Regione siciliana per nove anni: nove anni che per l’agricoltura siciliana sono stati disastrosi: basti pensare ai prezzi irrisori del grano duro e alla concorrenza sleale dei prodotti agricoli che arrivano dall’estero, spesso di pessima qualità che hanno il solo ‘pregio’ dei prezzi bassi, perché coltivati in aree del mondo dove il costo della manodopera agricola è, in media, di 4-5 euro al giorno, a fronte degli 80 euro al giorno che dovrebbe percepire un operaio agricolo. Con questa differenza di costi di produzione l’agricoltura siciliana è perdente. Questi sono i fatti. Legacoop ha mai contestato l’ultra-liberismo e il globalismo economico della fallimentare Unione europea?

I soldi in Italia sono finiti ma si fa finta di nulla

Per Pistone, “la Sicilia sta vivendo uno dei periodi più bui della propria storia messa in ginocchio
da una siccità terribile che sta determinando, in varie province siciliane, disagi a tutta la popolazione a causa del razionamento della risorsa idrica”. L’esponente della Lega delle Cooperative della Sicilia ricorda i “turni di erogazione sempre più rari”, con effetti nefasti per il “comparto agroalimentare che sta vivendo condizioni estreme che necessitano provvedimenti di carattere urgente e straordinario. Negli scorsi mesi abbiamo chiesto al Governo della Regione di dotarsi di un piano straordinario in grado d’individuare criticità, punti di debolezza e fonti di finanziamento e d’intervenire con urgenza sul sistema idrico, ma ad oggi le risposte sono o tardive o insufficienti, cosi come insufficienti sono i venti milioni stanziati dal Governo nazionale per la dichiarazione dello Stato d’emergenza richiesta a gran voce anche da Legacoop Sicilia”. Ecco un altro esponente del mondo politico sindacale che sembra non sapere che lo Stato italiano e la Regione siciliana sono senza soldi a causa di una fallimentare Unione europea che ha il solo interesse di sbaraccare buona parte dell’agricoltura siciliana per piazzare pannelli fotovoltaici. Non sanno nulla gli amici di Legacoop Sicilia?

Come mai Legacoop Sicilia scende in campo solo oggi?

Ancora il comunicato: “Dopo anni di ritardi imbarazzanti – si legge sempre nel comunicato della Lega siciliana delle cooperative – rimettere in sesto la rete idrica siciliana necessita tempi lunghi, così come l’intervento sulle dighe, di cui il 50% non è stato mai collaudato, avrà bisogno d’interventi prolungati nel tempo. Se da un lato l’intervento in termini d’investimenti sulle infrastrutture idriche è assolutamente necessario, dall’altro i nostri produttori, i nostri allevatori, i nostri agricoltori rischiano di essere travolti
dalle conseguenze di questa drammatica crisi è con essi l’intero comparto agricolo. In gioco non c’è solo la tenuta di un settore produttivo, un tempo trainante, ma c’è soprattutto la tenuta sociale ed economica dell’intera Sicilia e di un pezzo fondamentale del sistema Paese. Chiediamo, ancora una volta, che il Governo nazionale e quello regionale mettano in piedi una serie di misure ‘straordinarie’ in grado di sostenere e salvare le nostre imprese agricole dal fallimento certo o dal rischio che vadano a finire nelle mani di speculatori spregiudicati o, ancora peggio, della criminalità organizzata”. Tutto giusto. Ma come mai queste richieste non sono state formulate quando la sinistra, o presunta tale, governava l’Italia e la regione siciliana? Ricordiamo il Governo Conte 2 con il PD in prima linea e il Governo di Mario Draghi, sempre con il PD in prima linea. Allora andava tutto bene? Sono o no legittime queste domande?

Chi appoggia l’Unione europea di oggi vuole la morte dell’agricoltura mediterranea e, quindi, dell’agricoltura siciliana

Dopo di che arriva la richiesta di un “un grande piano di capitalizzazione delle realtà cooperative dell’agroalimentare attraverso la concessione di un contributo in conto capitale che favorisca l’incremento del capitale sociale ai sensi art. 18 comma 4, successivamente modificato legge 14 Maggio 2009”. E da dove dovrebbero arrivare questi soldi? Lo sanno gli amici della Lega siciliana delle cooperative che tra interessi sul debito pubblico truffaldino costruito dagli ‘europeisti’ l’Italia paga 90 miliardi all’anno di interessi? Lo sanno che con il nuovo Patto di stabilità, sempre ‘europeista’, l’Italia deve pagare circa 100 miliardi di euro in sette anni per ridurre il debito pubblico truffaldino, che aumenta proprio perché l’euro e tutta l’architettura economica, finanziaria e monetaria voluta dalla Germania sono una grande truffa? Legacoop Sicilia chiede facilitazioni per l’accesso al credito”, supponiamo per le aziende agricole, “mediante contributi finalizzati a rendere le nostre imprese competitive alle sfide dell’innovazione tecnologica e digitale, implementando, al contempo, gli incentivi fiscali per quelle imprese che investono in nuove tecnologie, lotta ai cambiamenti climatici e pratiche di coltivazione agricola innovative”. E chi dovrebbe erogarli questi contributi? Lo Stato italiano taglieggiato dalla fallimentare Unione europea? “In ultimo – si legge sempre nel comunicato di Legacoop – riteniamo sia necessario ed al contempo urgente valutare la possibilità d’individuare una misura che preveda la ristrutturazione del debito delle aziende agroalimentari maggiormente esposte attraverso la sospensione delle scadenze in atto, tra l’ altro difficilmente onorabili, e la previsione di una spalmatura del debito esistente a 25 anni con un periodo di preammortamento, a sostegno di tale programma si potrebbe utilizzare l’assistenza della garanzia fornita da ISMEA ai sensi art. 17 comma 2 d3el D.L. 102 DEL 2004. Nei prossimi giorni chiederemo al Governo della Regione di audire le associazioni datoriali e di categoria per affrontare il tema delle misure a sostegno di imprese del comparto agricolo e zootecnico ormai non più rinviabile”. Cosa pensate che vi diranno i governanti di una Regione siciliana senza soldi?

I veri interessi della Germania. Veramente credete ancora che il PPE e i Socialisti europei difendano l’agricoltura mediterranea e, quindi, anche l’agricoltura siciliana?

Che dire di questi due comunicati? Che i dirigenti di queste organizzazioni cominciano a temere che gli agricoltori siciliani capiscano finalmente che è arrivato il momento di difendere i propri interessi con un loro sindacato agricolo. La prima cosa da fare se si vuole salvare il salvabile dell’agricoltura siciliana è contestare l’attuale Unione europea che, lo ribadiamo, dà risposte concrete solo all’agricoltura del Centro Nord Europa, mentre l’agricoltura mediterranea, per l’attuale Ue, deve servire per produrre energia fotovoltaica per la Mitteleuropa e, segnatamente, per la Germania. E’ bene che gli agricoltori siciliani sappiano che la Germania, nell’ultimo quindicennio, ha investito somme pazzesche nelle energie rinnovabili ma ha fatto un buco nell’acqua, perché la percentuale di energia che utilizza è prodotta per lo più dagli idrocarburi. E’ soprattutto questo il motivo per il quale la Commissione europea di Ursula von der Leyen ha puntato sullo smantellamento dell’agricoltura dell’Europa mediterranea. I partiti politici che sostengono la ricandidatura della von der Leyen alla guida della Commissione europea, con in testa il Partito Popolare Europeo (PPE) e i Socialisti europei, difendono solo a parole l’agricoltura dell’Europa mediterranea. Gli agricoltori siciliani, del Sud Italia e, in generale, dell’Europa mediterranea che hanno sostenuto e sostengono queste forze politiche si sono dati e continuano a darsi la zappa sui piedi.

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