Ci sono veramente i 136 milioni di euro della Formazione professionale? L’intera Regione siciliana è senza soldi, i Comuni sono senza soldi ma non si deve dire. Ciro Lomonte torna all’attacco

All’appello – sempre con riferimento alla Formazione professionale – mancano anche 10 milioni di euro per la riqualificazione del personale licenziato

In Sicilia tutti cercano soldi dalla Regione e dai Comuni. Ma a noi risulta che i soldi non ci sono: non ci sono nell ‘casse’ regionali e non ci sono nelle ‘casse’ dei Comuni dell’Isola. Le sigle che raccolgono le società che gestiscono i corsi di Formazione professionale in Sicilia vorrebbero dall’amministraione regionale 136 milioni di euro. Ci sono ‘sti soldi? Noi proviamo a ragionale per logica: siamo a meno di un mese dalle elezioni europee. Per i partiti che governano la Sicilia avere questi soldi e non erogarli sarebbe una follia. Siccome pensiamo che gli attuali governanti della Regione siano in perfetta salute, logica ci dice che questi soldi non ci sono. Così come non ci sono i 10 milioni di euro che dovrebbero servire per riqualificare il personale – sempre della Formazione professionale – licenziati oltre dieci anni fa. Ovviamente, non mancheranno le riunioni e le contro-riunioni negli uffici della Regione. In questi casi, la bravura dei politici sta nella capacità di prendere tempo promettendo, promettendo e ancora promettendo: insomma, il tempo di arrivare al giorno delle elezioni, acchiappare i voti e poi si vedrà.

L’Italia è senza soldi. Entro Dicembre torneranno ad essere ‘saccheggiati’ la sanità pubblica e la scuola pubblica

Insieme con il nostro vecchio amico Ciro Lomonte, Segretario politico di Siciliani Liberi (foto sopra), da tempo, scriviamo che i fondi del Pnrr sono una presa per i fondelli perché non ci sono. Ma adesso tutta la politica si presenta come una presa per i fondelli, perché i soldi mancano per tanti settori della vita pubblica non soltanto siciliana ma italiana al gran completo. Che dire della Sugar tax? Sarebbe dovuta servire per consentire al Governo di Giorgia Meloni di acciuffare 600-800 milioni di euro. Non è una grande cifra rispetto ai 18 miliardi di euro che l’esecutivo deve recuperare entro la fine di quest’anno. Il ‘capo’ di Forza Italia, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha guidato la rivoltna contro la Sugar tax, dice che fino a quando il suo partito sarà al Governo non ci saranno nuove tasse e nuove imposte. Volendo ha ragione: come abbiamo già scritto più volte, questi soldi verranno recuperati con tagli orizzontali ai Ministeri, con nuovi tagli alla sanità pubblica e con nuovi tagli alla scuola pubblica. Il resto sono chiacchiere.

Lomonte elenca le opere finanziate in Sicilia con i soldi che non ci sono. Chi pagherà per iol trasferimento dei rifiuti fuori dalla Sicilia? Non si sa

Il nostro amico Lomonte ricorda i lavori del Giardino Inglese di Palermo rimasti sulla carta: il Comune non ha soldi e tutto rimane bloccato. “Altrove, tutto fermo – scrive . Niente ‘ospedali di comunità’. Niente 800 milioni per i termovalorizzatori. Nessun lavoro sulle isole. Nessun intervento a Catania, ad esempio nella zona industriale. Nulla a Palermo, Trapani e Messina. Meno che mai nelle abbandonate Enna e Caltanissetta, dove al posto dei ‘lavori per rifare la rete idrica con i fondi del Pnrr’, si registrano 5 rotture consecutive della condotta con l’interruzione della fornitura dell’acqua ai pochi abitanti rimasti. Gli imprenditori tacciono. Mentre i politici e i dirgenti pubblici, inclusi i rettori delle università pubbliche, passano da un annuncio all’altro: senza che dicano una sola parola sulla follia di appaltare lavori senza avere i soldi in cassa, trasferiti dai ministeri competenti. Amici rettori della Università siciliane: lasciate che una forza politica che viene da lontano ed ha solidi riferimenti culturali come Siciliani Liberi vi dia un consiglio. Le università siciliane hanno assunto qualche centinaio di ricercatori a valere sui ‘decreti di finanziamento’ del Pnrr. Ma dei fondi promessi, alle soglie di Giugno 2024 non c’è traccia. Gli stipendi dei neoassunti gravano interamente sul bilancio ordinario. Fra poco, i revisori contabili ve lo faranno notare. A quel punto, oltre a dover interrompere i contratti di lavoro, le università saranno costrette a trovare milioni di euro anticipati dal proprio bilancio per coprire i salari di questi mesi”. Peraltro, assumere personale con i fondi del Pnrr è sbagliato: si sarebbe trattato di un unico finanziamento: finiti i soldi come e chi avrebbe dovuto pagare negli anni successivi? Mistero. In ogni caso i soldi del Pnrr non sono arrivati e non arriveranno. Così come non si capisce chi dovrebbe pagare i costi dei rifiuti che alcuni Comuni siciliani spediscono fuori dalla Sicilia per manifesta disorganizzazione. Alla fine cercheranno di aumentare la Tari 8la tassa per l’immondizia) e ci sarà una rivolta dei cittadini siciliani che non la pagheranno più.

L’Arpa Sicilia pagata con i soldi della sanità pubblica della nostra Isola

“Qui – prosegue impietoso Lomonte – non è come con i cantieri abbandonati o mai avviati dagli imprenditori compiacenti. Se un ente pubblico ha speso milioni di euro, o decine di milioni, e questi non arrivano, si traducono in un buco di bilancio che impedirà di sostenere spese successive. Ad esempio, gli stipendi dei dipendenti ordinari. Se pensano che a salvare le università da un eventuale dissesto possa essere la Regione siciliana, guardino a qual è la situazione dell’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente. Che anch’essa ha fatto una corposa serie di assunzioni di personale con ‘fondi Pnrr’ mai pervenuti”. Per l’Arpa non ci dovrebbero essere problemi. Negli anni passati, più volte, la Regione siciliana ha tolto soldi alla sanità pubblica siciliana per finanziare l’Arpa. Si può fare? No. Ma la politica siciliana non si preoccupa più di tanto. Non a caso gli ospedali pubblici sono in carenza di medici, di posti letto e di infermieri. Non a caso nei Pronto Soccorso regna il caos. I soldi mancano anche per gli operai forestali. Quest’ultimo è un argomento delicato – dal momento che di mezzo ci sono gli incendi boschivi – che affronteremo in un articolo a parte. Un fatto è certo: sta franando tutto, Unione europea, Italia e Sicilia. Cina e Russia stanno facdendo all’Occidente ‘un culo così’… (qui un articolo sui costi folli chje l’Italia sostiene pe rla guerra in Ucraina togliendoli ai cittadini italiani)

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