Chiude i battenti lo stabilimento Audi di Bruxelles. Crisi auto in Europa frutto della fine del liberismo-globalismo, della follia dell’auto elettrica e della guerra in Ucraina. Basta decontribuzioni INPS e bonus

L’idea di tenere aperta una fabbrica di automobili che non ha mercato è demenziale: non a caso è quello che si sta facendo in Italia

Chiude dopo una storia durata 75 anni, lo stabilimento Audi di Bruxelles. Per la cronaca, l’Audi è una casa automobilistica tedesca che dal 1964 appartiene al Gruppo Volkswagen. Come la Volkswagen, anche l’Audi è in crisi per due motivi: la caduta della domanda di automobili dovuta al fatto che le famiglie sono sempre più povere e il pessimo investimento nelle auto elettriche nel nome del demenziale Green Deal voluto, soprattutto, dai Verdi tedeschi. Se siete interessati ad approfondire la notizia vi consigliamo l’articolo di scenarieconomci.it (che potete leggere qui). A dipendenti e sindacati belgi non va giù l’idea della chiusura dello stabilimento. Così si è arrivati al muro contro muro. L’idea di tenere aperta una fabbrica di automobili che non ha mercato è demenziale. I tedeschi non sono gli italiani, che stanno cercando di tenere aperti gli stabilimenti di Stellantis nel nostro Paese (leggi ex Fiat). Così hanno deciso di chiudere lo stabilimento Audi in Belgio e stanno tirando dritto. Con molta probabilità, chiuderanno anche alcuni stabilimenti in Germania: una parte verrà delocalizzata in Paesi dove il costo del lavoro è più basso; in altri casi li chiuderanno del tutto perché, lo ribadiamo, di auto, oggi, soprattutto in Europa, se ne vendono pochissime.

I due fattori che hanno provocato la crisi del mercato dell’auto

In generale, la crisi dell’auto è dovuta a due fattori. Primo fattore: la profonda stupidità dei fautori del sistema economico ultra-liberista e globalista che pensano che il Pianeta Terra sia un mercato infinito. La realtà sta portando questi balordi alla realtà. Il secondo fattore, come già accennato, è l’auto elettrica che non è affatto sicura (le batterie esplodono) ed è scomoda, perché per ricaricare le batterie, bene che vada, occorrono un paio di ore. Insomma, sono auto per chi non lavora e, magari, è appassionato di libri; chi lavora non può andare dietro ai tempi dell’auto elettrica che, lo ribadiamo, non è nemmeno sicura. La storia che l’auto elettrica riduce la presenza di CO2, di ossido di azoto (NOx) e di particolato fine (PM) nell’atmosfera è una grandissima minchiata: tale principio sarebbe valido se in tutto il mondo venissero abolite le auto a benzina e gasolio e sostituite con le auto elettriche: ma così non è. Morale: l’auto elettrica è uno dei tanti imbrogli ‘ecologici’ degli ‘eureipeisti’ e, in particolare, dei tedeschi. Non a caso gli stessi tedeschi hanno delocalizzato la produzione di auto elettriche in Cina per fregare le aziende automobilistiche europee e americane. Ma adesso, con i dazi doganali alle auto cinesi che la Commissione europea è stata costretta ad adottare e con l’arrivo dei dazi doganali dell’America di Donald Trump, la auto elettriche non solo sono insicure e scomode, ma costeranno anche tanto. Per dirla in breve, i tedeschi la stanno prendendo in quel posto…

Gli effetti nefasti della guerra in Ucraina

Abbiamo citato due fattori di crisi dell’auto: in realtà, ce n’è un terzo: la guerra in Ucraina. Che ha impoverito e continua a impoverire l’Europa. A parte la Germania, Paese che, sottobanco, è alleato di Russia e Cina e vorrebbe la fine della guerra in Ucraina, il resto dell’Unione europea e il Regno Unito non ne vogliono sapere di accettare la sconfitta da parte della Russia. Di fatto, il Paese di Putin si è già preso, con le armi, le regioni filo-russe dell’Ucraina e qualunque accordo di pace non potrà mai togliere questi territori alla Russia. Scenario inaccettabile per il presidente Democratico americano Joe Biden, per NATO e per l’Unione europea. Dal 20 Gennaio al posto di Biden alla Casa Bianca arriverà il nuovo presidente Donald Trump. Ci saranno cambiamenti? Dicono di sì. Ma bisognerà partire sempre dalla sconfitta dell’Occidente e dalla vittoria della Russia che, lo ribadiamo, si terrà le regioni filo-russe dell’Ucraina. Le trattative non saranno facili, perché l’Occidente, che gli piaccia o no, dovrà accettare l’ignominia di essere stato sconfitto sul campo dalla Russia. Nemmeno i più sofisticati (e sofisti) pennivendoli ‘europeisti’ e, in generale, occidentali potranno nascondore questa verità.

Va chiusa la stagione dei bonus e delle decontribuzioni INPS che vanno a detrimento dei futuri pensionati e delle generazioni future. Sbagliatissima la decontribuzione INPS nel Sud e in Sicilia

Nel frattempo la crisi dell’auto andrà avanti. Francia, Germania, Italia dovranno chiudere una parte delle fabbriche di automobili. L’Italia, con molta probabilità, le dovrà chiudere quasi tutte: per questo è folle tirare fuori incentivi per tenere in vita l’auto italiana come sta facendo il Governo di Giorgia Meloni. Ne faranno le spese la scuola pubblica, la sanità pubblica e i trentenni, i quarantenni e forse anche i cinquantenni chi oggi s’illudono che i soldi che versano per le pensioni serviranno per le loro pensioni. Continuando con i bonus e con le decontribuzioni INPS, che i Governi italiani continuano a elargire a piene mani ‘drogando’ l’economia reale, l’eta pensionabile, in Italia, nel giro di pochi anni verrà portata prima a 70 anni e poi a 75 anni. Non è un caòpriccio ma aritmetica. Per citare un esempio, la decontribuzione INPS nel Sud Italia e in Sicilia è un errore gravissimo che tiene in vita aziende che dovrebbero essere già chiuse. Il nostro non è ‘liberismo’ economico ma semplice buon senso. Va messo un tetto anche alla Cassa integrazione, che non può durare oltre un decennio come avviene oggi, danneggiando i futuri pensionati e le generazioni future.

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