Chi è che vorrebbe Donald Trump fuori gioco? Zelensky, Ursula von der Leyen, Charles Michel, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e i vertici NATO farebbero carte false per non rivederlo alla Casa Bianca

di Andrea Piazza

Alla faccia del sistema ultra-liberista e globalista Donald Trump è ancora vivo

Una rapida riflessione in ordine all’attentato al Presidente Donald Trump. La domanda che tutti ci poniamo: è stata opera di uno squilibrato solitario? L’attentatore è stato abbattuto  per eliminare lo stato di pericolo? È vero che il tutto si è deciso in frazione di secondi e l’obiettivo principale in questo caso è stato neutralizzare l’esecutore che, oltre ad avere mancato per una manciata di centimetri in fronte il Presidente, ha colpito mortalmente un sostenitore ferendone altri due. È necessario a questo punto domandarci: chi sono i reali nemici che vorrebbero Donald Trump fuori gioco? Stiamo attraversando una fase storica estremamente delicata, sono in corso molteplici conflitti, una sorta di guerra mondiale a pezzi; sono polarizzate le contrapposizioni interne in relazione ai due blocchi che hanno soppiantato la guerra fredda tra Occidente e Comunismo. Oggi lo scontro è tra NATO e BRICS.

L’Italia di oggi recita il ruolo di Paese colonizzato

All’interno delle nostre decadenti società la contrapposizione è viva, principalmente causata dalla frammentazione dei valori e da una dimensione progressista ordo liberale. A tal proposito, senza guardare fuori da casa nostra, l’arrivo del capitalismo neoliberista “liberticida” che, da Maastricht 1992, passando in chiave geopolitica dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, ci ha propiettati in un Italia servile in seguito alla caduta del sistema politico della Prima Repubblica post caduta muro di Berlino. La nostra Italia, che era stata destinataria di una cresciuta come potenza industriale, si era ritagliata un ruolo di primo piano divenendo nelle relazioni internazionali un punto di riferimento come nazione “atlantista moderata” ovverosia dialogante con tutti, dal mondo Arabo alla Federazione Russa. Oggi, di contro, recitiamo il ruolo di colonizzati per mezzo della nostra linea estera definibile supina. Sino a ieri i nostri giornaloni e universalmente tutto il mondo dell’informazione ci ha descritto Donald Trump come il nuovo anticristo, colpevole perché, a differenza dei democratici USA, durante la sua presidenza non è stata avviata alcuna guerra, anzi paradossalmente è stato il fautore dei rilevantissimi accordi di Abramo tra Israele ed il mondo Arabo. A differenza di Obama, che non appena eletto Presidente degli USA fu insignito del premio Nobel per la pace, il Presidente Trump è stato additato come un sovversivo, ideatore dell’occupazione con l’uccisione di una sua manifestante del Campidoglio a Capitol Hill.

La morte di Trump avrebbe favorito il sistema capitalistico pro-privatizzazioni lucrose, sistema  sempre vincente che ha azzerato nell’ultimo trentennio i nostri diritti rendendoci fragili e alla mercé dello speculatore di turno

Ritornando al quesito centrale – Chi vorrebbe la morte di Donald Trump? – rebus sic stantibus sarebbero in molti, ad iniziare da tutta la nostra Unione Europea con alcune eccezioni rappresentate dai cosiddetti sovranisti, a cominciare da Victor Orban ma non solo lui. È superfluo evidenziare che Zelensky, Ursula von der Leyen, Charles  Michel, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e i vertici NATO farebbero carte false per non rivedere alla Casa Bianca Donald Trump. Si è rigenerato un clima politico internazionale ostile dove, come accaduto ai tempi di J.F. Kennedy, la morte ad opera del singolo toglierebbe tantissime castagne dal fuoco ed indirettamente favorirebbe, guarda caso, il sistema capitalistico pro-privatizzazioni lucrose, sistema sempre vincente che ha azzerato nell’ultimo trentennio i nostri diritti rendendoci fragili e alla mercé dello speculatore di turno. Vedremo in prosieguo che piega prenderanno le indagini, magari ci spiegheranno come mai l’FBI, per l’ennesima volta, sia stata inefficiente. Anche taluni nostri commentatori della carta stampata dell’internazionale democratica hanno tentato subito di sminuire la portata dell’attentato, indicando la probabile arma una pistola (invece di un fucile con mirino) ed associando l’attentato all’uccisione del Presidente Abramo Lincoln o al ferimento di Ronald Regan. Ma ideologicamente differenziandolo dall’attentato di Dallas, dove J.F. Kennedy trovò la morte. Mentre la successiva inchiesta della Commissione Warren, a tutt’oggi più che incompleta per opinione comune, è stata una sorta di fake news permanente al pari dell’abbattimento dell’aereo civile della Compagnia Itavia sui cieli di Ustica. Come ci ricordava Giulio Andreotti, a pensare male si fa peccato ma talvolta ci si azzecca.

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