C’erano una volta i Ministri che difendevano gli agricoltori. Un libro ricorda quando Calogero Mannino bloccò un provvedimento Cee. Anche Giovanni Marcora non scherzava

Ci sono stati anni in cui le produzioni agricole mediterranee italiane venivano difese. Oggi invece Parlamento europeo e Commissione europea vogliono smantellare l’agricoltura mediterranea per sostituirla con i pannelli fotovoltaici

Nel libro del giornalsta Paolo Valentino dal titolo NELLE VENE DI BRUXESELLES – Storie e segreti della capitale d’Europa c’è un passaggio che riguarda il mondo agricolo italiano e, in particolare, l’ex Ministro dell’agricoltura, Calogero Mannino: “Al tempo Ministro dell’Agricoltura, Calogero Mannino era popolare in sala stampa tra i giornalisti italiani e stranieri, perché una volta si era presentato con delle cassate siciliane, che aveva portato direttamente da Palermo. Durante una delle tante maratone notturne sui prezzi agricoli, allora momento clou in una Comunità che ancora destinava alla Politica agricola il 60% del suo Bilancio, il Ministro siciliano di aveva convocati per un briefing durante una pausa. Il negoziato era in stallo, l’Italia si opponeva a una proposta do compromesso che, se approvata, avrebbe di nuovo penalizzato le produzioni mediterranee, dall’olio di oliva agli agrumi. ‘Giove – esordì Mannino sfoggiando la sua cultura classica – per amore d’Europa si fece bue per rapirla. Io amo l’Europa e non intendo rapirla, ma non voglio neppure farmi crescere le corna. O si cambia, o mettiamo il veto’. Ebbe ragione lui”. (Sopra, foto di Calorero Mannino tratta da Il Riformista)

Già a fine anni ’70 l’Italia era autosufficiente in materia di agricoltura e alimentazione. Oggi non è più così. E importiamo a man bassa grano canadese e ortofrutta spesso di pessima qualità, distruggendo le aziende agricole italiane

Erano altri tempi, certo. L’Europa unita si chiamava ancora Comunità economica europea (Cee). Ma da parte della politica italiana c’era grande attenzione verso l’agricoltura. Soprattutto da parte della Democrazia Cristiana, che considerava l’agricoltura un settore strategico. Giovanni Marcora, ex partigiano, imprenditore e impegnato in politica nella DC, che fu Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste dal 1974 fino al 1980, era noto per la grinta con la quale si batteva, nell’allora Comunità economica europea, in difesa dell’agricoltura. Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia non era autosufficiente in materia di agricoltura: ciò significa che non aveva cibo sufficiente per la popolazione e importava tanti prodotti agricoli freschi e trasformati. Grazie a una gestione oculata del Ministero dell’Agricoltura l’Italia, già a fine anni ’70, era diventata autosufficiente in materia di agricoltura e alimentazione. Marcora era tenuto in grande conto non soltanto dagli agricoltori ma anche dagli industriali, che lo volevano Ministro dell’Industria. Se è così bravo a far arrivare sostegni economici all’agricoltura – pensavano gli industriali italiani – sarà bravo a far arrivare risorse anche all’industria italiana. E in effetti dopo una lunga e proficua permanenza al Ministero dell’Agricoltura, Marcora verrà designato proprio al Ministero dell’Industria. Se la memoria di cronista politico non ci inganna, Marcora e Mannino, nella grande DC, facevano parte della stessa corrente politica o di due correnti di questo partito comunque riconducibili alla sinistra democristiana.

Un ricordo personale

Poiché questo è un blog, ci concediamo qualche ricordo personale. Con una premessa. Negli anni ’80 del secolo passato, a partire dai primi mesi del 1985, ho cominciato a seguire la politica regionale per conto del quotidiano dove lavoravo, il giornale L’Ora di Palermo. Seguivo i lavori dell’Assemblea regionale siciliana e, in generale, della politica della nostra Isola misurandomi con due mostri sacri del giornalismo politico siciliano: Piero Fagone, cronista politico del Giornale di Sicilia e Giovanni Ciancimino, cronista politico de La Sicilia. Mi difendevo come potevo, ben sapendo che i due colleghi – verso i quali avevo e ho ancora grande stima e grande rispetto – erano molto più competenti di me in materia di fatti politici. Ricordo tre amici ai quali ogni tanto chiedevo consigli: gli indimenticabili Arrigo Pasquini, Camillo Pantaleone e Rino Sirchia. Mannino è stato più volte Ministro, se non ricordo male prima Sottosegretario e poi Ministro della Marina Mercantile, Ministro dell’Agricoltura, Ministro dei Trasporti e Ministro per il Mezzogiorno. Posso affermare di aver iniziato la mia attività di giornalista tra le fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 scrivendo proprio di agricoltura, settore al quale sono rimasto legato. Debbo dire che Mannino, come Ministro dell’Agricoltura, è stato bravo come Marcora.

I centri Aima degli anni ’80 del secolo passato. Il cavallo di Troia dell’agrivoltaico. E la Cina che oggi controlla il 50% delle risorse mondiali di grano. E la Ue? Dilettanti allo sbaraglio

Ecco il ricordo personale. Si era nella seconda metà degli anni ’80. Una mattina – per la precisione un Sabato mattina – era stato organizzato un convegno sull’agricoltura a Sambuca di Sicilia. In quegli anni, ogni fine settimana, tornavo nella cittadina dell’Agrigentino della quale sono originario: Sciacca. Chiesi al caposervizio il Sabato libero per seguire il convegno. Con l’impegno che avrei scritto un articolo il Lunedì, oltre ai soliti articoli di politica. In quegli anni non si erano sopite le polemiche sui centri Aima dove venivano conferite le produzioni di agrumi in eccesso che venivano pagati agli agricoltori dalla Cee. Il volume di denaro pubblico che circolara era ingente. E c’era il dubbio che c’era chi faceva la ‘cresta’. Uno dei politici molti critici sulla gestione dei centri Aima era stato, nei primi anni ’80, l’allora segretario del Pci siciliano, Pio La Torre, che verrà ucciso il 30 Aprile del 1980 (qui un articolo). I centri Aima erano presenti nelle aree agrumicole siciliane, soprattutto nel Palermitano e nel Catanese. Sapevo che anche Mannino non era particolarmente entusiasta di questi centri Aima, benché – almeno questa era la mia sensazione – venivano istituiti secondo una sorta di ‘manuale Cencelli’ agricolo: c’erano i centri Aima riconducibili alla Dc, al Pci, al Psi e qualche ‘cosuzza’ veniva data anche ai partiti laici. Immaginavo che, con una ‘mezza domanda’ sui centri Aima, avrei messo un po’ di ‘sale sulla coda’ ai relatori. E così fu. Ricordo un battibecco molto acceso in sala. Con Mannino che, a un certo punto, mise a tacere due signori presenti al convegno che sbraitavano infastiditi, perché, dicevano, la domanda venuta fuori sui centri Aima esulava dall’argomento del convegno e bla bla bla. Mannino intervenne dicendo che non era proprio così, perché il connubio ritiro degli agrumi-traffichini non era stato eliminato. I due smisero di parlare. Cosa che riportai nell’articolo del Lunedì successivo. Cosa voglio dire? Che allora c’era una politica siciliana che difendeva l’agricoltura, nonostante le storture anche allora presenti. Oggi, in materia di agricoltura, non solo l’Italia non è autosufficiente, ma ci dobbiamo anche difendere da un’Unione europea che vuole smantellare una parte importante dell’agricoltura dell’Europa mediterranea per sostituirla con i pannelli fotofoltaici o, nella migliore delle ipotesi, con il cavallo di Troia dell’agricoltaico (qui un articolo). Tutto questo mentre la Cina controlla il 50% delle riserve mondiali di grano (qui un articolo). Siamo nelle mani di dilettanti. Allo sbaraglio.

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