C’è il rischio che i soldi dei risparmiatori italiani depositati presso Poste Italiane vengano utilizzati in alternativa ai fondi del Pnrr che non ci sono? La denuncia di Ciro Lomonte

A mettere nero su bianco questa notizia in un post su Facebook è il Segretario politico di Siciliani Liberi

Incredibile: mentre i media continiano a magnificare i fondi europei del Pnrr, dando per scontata l’esistenza di questi soldi, la realtà racconta una storia diametralmente opposta: siccomne questi fondi non ci sono e tanti soggetti pubblici sono, come si usa dire dalle nostre parti, con il ‘culo a terra’, c’è chi propone di utilizzare, in alternativa, i fondi della Cassa Depositi e Prestiti (foto sopra tratta da PalermoToday) per pagare i lavori iniziati da tanti soggetti pubblici che non hanno mai ricevuto i fondi del Pnrr. A raccontare questa incredibile storia è il leader di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte. Parliamo del politico italiano che, da oltre un anno, in solitudine, denuncia ripetutamente l’assenza dei fondi del Pnrr (in calce a questo articolo potete leggere alcuni articoli che prendono spunto dalle denunce di Lomonte). Soldi che, con molta probabilità, sono finiti in parte nel pozzo senza fondo della guerra in Ucraina. Mentre i fondi del Pnrr arrivati in Italia – perché una parte di questi soldi è arrivata nel nostro Paese – potrebbe essere stata ‘immolata’ per il pagamento degli interessi sul debito pubblico italiano. Le parole di Lomonte debbono fare riflettere. La Cassa Depositi e Prestiti, infatti, gestisce i risparmi che i cittadini italiani hanno depositato presso Poste Italiane. Da qui il timore che si riassume in una domanda: vogliono utilizzare i soldi che gli italiani hanno depositato presso Poste Italiane in alternativa ai fondi del Pnrr? Noi ci auguriamo i no.

Le parole di Marco Bussone, presidente di Uncem, l’associazione dei Comuni montani italiani

Leggiamo alcuni passi del post del Segretario politico degli Indipendentisti siciliani. Lomonte cita una dichiarazione del presidente di Uncem, l’associazione dei Comuni montani italiani, Marco Bussone. “Che fine hanno fatto i bonifici dello Stato, necessari per rimborsare i Comuni di quanto speso per il Pnrr? La spesa italiana del Pnrr – dice Bussone – avanza sulla carta, ma non nella sostanza. I Comuni sono bloccati e in crisi. Come Uncem abbiamo avanzato una proposta al Governo già dall’inizio del Pnrr: creare un fondo rotativo gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, che possa fornire liquidità immediata agli Enti locali, specialmente a quelli con meno di 15.000 abitanti. Tuttavia, questa soluzione non è stata mai accettata, lasciando i Comuni a gestire autonomamente una situazione finanziaria sempre più critica”. Sulla rete abbiamo rintracciato l’intervista a Bussone e a Lorenzo Berardinetti (che potete leggere qui).

La crisi di liquidità è già nota da tempo e sta esplodendo in questi primi giorni di Ottobre

Leggiamo adesso le considerazioni di Lomonte: “I Comuni, esattamente come le Asl o le Università – scrive il Segretario di Siciliani Liberi – hanno fatto esattamente ciò che solo Siciliani Liberi aveva paventato: hanno bandito le gare di appalto senza aver mai ricevuto i soldi da Roma. E dato il via ai lavori pagando alle imprese il 10 o il 30 per cento dei costi con denaro sottratto al proprio bilancio ordinario. Ma i soldi non sono mai arrivati. Ed ora – inizio Ottobre 2024 – la situazione è quella spiegata dal cronista: “I Comuni, soprattutto quelli più piccoli, sono in difficoltà nel pagare le aziende che stanno eseguendo i lavori finanziati dal Pnrr. Sebbene gli appalti siano stati aggiudicati e le spese sostenute, le risorse non sono state ancora accreditate” (https://news-town.it/…/comuni-in-crisi-a-causa-del…/….)”. Di qui la proposta di Uncem: usare i fondi della Cassa Depositi e Prestiti per pagare i lavori del Pnrr. La notizia inquieta, perché, lo ribadiamo, Cassa Depositi e Prestiti gestisce anche i soldi che i cittadini italiani hanno depositato presso Poste Italiane. Per Lomonte potremmo trovarci a “un passo dal sequestro del risparmio nazionale per evitare il dissesto di tutti i Comuni italiani”. Un passo che l’attuale Governo italiano non ha ancora compiuto: e meno male. Però lo stesso Governo nazionale italiano non racconta per filo e per segno la verità sui fondi del Pnrr.

Nel silenzio generale tante imprese presentano ingiunzioni di pagamento a centinaia di pubbliche amministrazioni

Commenta ancora Lomonte: “Uncem parla perché espressione di piccoli Comuni dove la politica romana non interessa. Gli altri Comuni tacciono. E tacciono tanto la stampa che gli imprenditori. E tacciono i sindacati. Uno dei tanti ‘osservatori sul Pnrr’, in questo caso quello di un’Università del Lazio, scriveva a inizio anno in un sito web quale fosse la situazione delle città capoluogo di provincia: ‘Durante una riunione tenuta all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani ndr) alla fine della scorsa settimana, i Sindaci delle Città metropolitane hanno sollevato all’unisono la questione della liquidità. Da oltre un anno, le amministrazioni locali lamentano un deficit di liquidità iniziale in molti investimenti. Le imprese richiedono generalmente un anticipo pari al 30% del valore dell’opera, mentre da Roma arriva solitamente non più del 10%” (https://www.osservatoriorecovery.it/sindaci-in-allarme…/)’ In pratica – scrive sempre il Segretario politico di Siciliani Liberi – Roma ha dato sì e no il 10% dei costi delle varie opere, e in genere solo ai Comuni. I Comuni, in ginocchio dopo 3 decenni consecutivi di tagli ai trasferimenti statali e regionali, hanno tirato dritto. Come hanno fatto Università e Aziende sanitarie. Bandendo le gare senza avere i soldi. Per un po’, sono riusciti a pagare le imprese usando fondi propri. Poi, senza avere i soldi, hanno smesso di pagare le imprese. Che hanno abbandonato i cantieri. E stanno facendo pervenire ingiunzioni di pagamento del dovuto dai loro avvocati per i lavori svolti finora”.

Che informazione c’è in Italia? Sembra di essere tornati ai giorni del Covid, quando una terapia genica sperimentale veniva presentata come ‘vaccino’

Ci chiediamo e chiediamo: se lo scenario economico è quello descritto da Lomonte – che peraltro cita pubblicazioni ufficiali – che razza di informazione economica abbiamo in Italia? Com’è possibile che una notizia così importante non trovi spazio nei vari notiziari economici cartacei, radiofonici e televisivi? Sembra di essere tornati ai giorni del Covid, quando una terapia genica sperimentale veniva presentata come ‘vaccino’. Commenta ancora il leader degli Indipendentisti siciliani: “Eccoli qui, gli esiti del Piano nazionale di ripresa. Roma, da parte sua, quest’anno paga 120 miliardi di interessi sul debito pubblico: erano 56 appena 4 anni fa. È ovvio che abbia dunque usato le prime 3 rate del Pnrr per pagare spesa corrente. Poi, con la Germania e tutta l’economia europea in ginocchio a seguito delle scelte fatte in margine alla guerra nella ex Unione sovietica, anche a Bruxelles sono finiti i soldi. E nessun trasferimento a nessun Paese ha mai più avuto luogo. Questo significa che anche i soldi del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) non esistono: perché non sono stati né mai saranno trasferiti nelle ‘casse’ del Tesoro a Roma”.

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