Autonomia differenziata: proviamo a illustrare perché i leghisti, in testa il Ministro Calderoli, sono stati messi nel ‘sacco’. Fatti quattro conti si scopre che se ne riparlerà nella prossima legislatura…

Il “No” della Corte Costituzionale al referendum sull’Autonomia differenziata non semplifica l’applicazione di questa legge: anzi. I fautori di questo nuovo scippo ai danni di Sud e Sicilia sono stati bloccati da un sistema politico italiano che, in maggioranza, è contraria a questa follia antimeridionale

La Corte Costituzionale dice “No” al referendum sull’Autonomia differenziata. Alcuni giornali scrivono che il Ministro leghista, Roberto Calderoli, starebbe esultando. Noi diamo una lettura diametralmente opposta. A nostro avviso, come cercheremo di illustrare appresso, in questa legislatura l’Autonomia differenziata non vedrà la luce. Paradossalmente, il “sì” al referendum da parte della Consulta avrebbe aiutato i fautori di questa legge. La motivazione è semplice: con questa legge le Regioni del Nord Italia puntano a scippare alle Regioni del Sud e alla Sicilia da 70 a 80 miliardi di euro all’anno. Se si fosse celebrato il referendum i leghisti che sostengono questa folle e antimeridionale legge avrebbero vinto a ‘redini basse’. Per due motivi. In primo luogo, perché i cittadini italiani, in massima parte, non vanno più a votare e, di conseguenza, il quorum non sarebbe stato raggiunto; in secondo luogo, perché, su 60 milioni di abitanti circa, 40 milioni vivono del Nord Italia e 20 milioni vivono nel Sud e in Sicilia. Veramente chi ha proposto il referendum pensa che i cittadini del Nord sarebbero andati a votare per ‘cassare’ la legge sull’Autonomia differenziata che porta nei propri territori da 70 a 80 miliardi di euro in più ogni anno?

Quando ai tempi del Governo Conte bis l’Autonomia differenziata stava per essere approvata

Per la cronaca, la legge sull’Autonomia differenziata – voluta soprattutto dalla Lega – è stata approvata nel Giugno dello scorso anno dal Parlamento. Subito è partita la richiesta di referendum da parte soprattutto di PD e il Movimento 5 Stelle. Due forze politiche che, nel 2019, stavano per far approvare dal Parlamento la legge sull’Autonomia differenziata la cui formulazione, per certi versi, era addirittura peggiore di quella approvata dal Parlamento lo scorso Giugno, perché affidava il calcolo dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) a un soggetto esterno al Parlamento: “Per i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni – spiegava in quei giorni l’allora Ministro del Governo Conte bis, Francesco Boccia, esponente del PD – ho voluto utilizzare il modello che fu utilizzato sulle leggi Bassanini e quindi proporrò un commissario, un alto dirigente dello Stato. Serve qualcuno che abbia l’autorità di pretendere quei dati e penso che mentre noi lavoriamo sulla legge quadro e sulle intese, intanto un nucleo di tecnici dello Stato avrà questo compito. Ovviamente se ne corso del 2020 i Lep non dovessero vedere la luce partiremo con i fabbisogni standard, su cui si sta già lavorando” (qui per esteso un articolo di chi scrive del Novembre 2019). Poi è arrivata la pandemia e dell’Autonomia differenziata non se ne fece nulla.

Andare a votare per i referendum in Italia è inutile, perché la politica ignora la volontà popolare

Superfluo aggiungere che questo modo di fare politica – portare avanti una legge quando si è al Governo e avversare la stessa legge quando si è all’opposizione – allontana i cittadini dalle urne: e infatti ormai vanno a votare meno di quattro elettori aventi diritto su dieci e il numero è destinato a ridursi. Tra l’altro, andare a votare per i referendum in Italia è rigorosamente inutile, perchè anche se il quorum viene raggiunto la politica ignora a bella posta la volontà popolare. Che dire dell’energia nucleare? Un referendum popolare ha indicato con chiarezza il “No” dei cittadini italiani al ricorso all’atomo per la produzione di energia. Ma ci sono partiti che danno per scontato che l’Italia deve puntare sul nucleare, adducendo come scusa che ormai il mondo è cambiato rispetto agli anni ’80 del secolo passato e che oggi il nucleare è ‘sicuro’… E che dire del referendum sull’acqua pubblica del 2011? I cittadini italiani, in grande maggioranza, si sono pronunciati per il “No” alla privatizzazione dell’acqua. Ma oggi, tranne rari casi, l’acqua è nelle mani dei privati in barba al risultato del referendum.

I leghisti sono stati sconfitti anche se con l’illusione della vittoria

Tornando al “No” della Corte Costituzionale al referendum sull’Autonomia differenziata, va ricordato che nel Dicembre dello scorso anno i giudici della Consulta si sono già pronunciati su questa legge, sottolineando che ci sono alcune materie che debbono restare di competenza dello Stato: energia, scuola, trasporti. Tant’è vero che il Parlamento dovrà rivedere la legge. Bisognerà capire se il Nord Italia – ormai periferia di una Germania economicamente in crisi e quindi anch’esso in crisi – riuscirà a scippare a Sud e Sicilia i 70-80 miliardi di euro all’anno senza trasferire alle Regioni le competenze su energia, scuola e trasporti. La storia e il vero significato dell’Autonomia differenzata è tutta qui, il resto sono chiacchiere. Il Nord Italia si è impoverito e s’illude di salvarsi scippando altre risorse finanziarie a Sud e Sicilia. Ma, paradossalmente, il “No” della Consulta al referendum non agevola i fautori dell’Autonomia differenziata. Adesso il Parlamento varerà un testo di legge rivisto e ci sarà una nuova richiesta di referendum sulle parti nuove della legge. Bisognerà vedere se la nuova richiesta verrà accettata o respinta dalla Corte Costituzionale. I giudici costituzionali avranno bisogno di tempo per riflettere. Se andrà bene passeranno altri diciotto mesi. Superato questo scoglio si aprirà il capitolo del calcolo dei Lep: andranno in scena liti, baruffe e ‘casini’ vari: e passeranno altri diciotto mesi. Nel frattempo la legislatura sarà finita e se ne riparlerà nella prossima legislatura. Se non fosse ancora chiaro, Autonomia differenziata e leghisti sono stati messi nel ‘sacco’ da un sistema politico che, in maggioranza, non vuole questa legge sull’Autonomia differenziata o, nella migliore delle ipotesi, ha rinviato tutto alla prossima legislatura. Come diciamo noi in Sicilia, poi si viri…

Foto tratta da Avvenire

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