Anche il Segretario di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, è convinto che l’Unione europea stia per fallire. La fine del Pnrr. La verità sui furti dove capita, spia di una povertà dilagante

di Ciro Lomonte

Il Governo di Giorgia Meloni scippa i fondi a Regioni e Comuni per tirare a campare

Siciliani Liberi ha già ampiamente mostrato con decine di esempi da tutta Italia come i fondi del Pnrr non esistano. Esistevano invece quelli del Fondo sviluppo e coesione, che Roma pochi mesi fa ha tolto alle Regioni, accentrandoli al Ministero guidato da Raffaele Fitto. Ma in realtà lasciandoli al Tesoro dove pochi tecnici controllano di fatto l’intero bilancio di Stato e Regioni sciolti da qualsiasi possibilità di controllo politico. “Nella vecchia Programmazione su 126 miliardi disponibili ne sono stati spesi 46″, ha detto il presidente del Consiglio ieri l’altro a Catania di fronte all’attonito presidente della Regione. “Abbiamo fatto un lavoro di ricognizione, abbiamo varato un decreto Sud che riorganizza questi fondi, e si distribuiscono i soldi sulla base di proposte condivise tra Stato e Regioni”. In pratica, Roma senza più denaro a sufficienza per coprire le spese dopo la fine degli acquisti di Btp da parte della Bce, accentra qualsiasi risorsa. A Regioni e Comuni non restano che i soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti. Tutto il resto – dal Pnrr alla boutade del “Ponte sullo Stretto” – è solo lavoro degli esperti di comunicazione di massa incaricati di intrattenere la popolazione mentre la situazione economica del Paese precipita giorno dopo giorno. (sopra foto tratta da Vatican News)

Messaggio ai risparmiatori italiani

Ci sarebbe una sola cosa da fare come spiega da tempo Siciliani Liberi. Ovvero mobilizzare il risparmio degli italiani chiedendogli di trasferire i risparmi su un c/c del Tesoro per remunerarli al di fuori del circuito dei Titoli di Stato, oggetto di speculazione ogni giorno sul mercato finanziario. Potrà farlo solo la classe dirigente che verrà dopo il deflagrare della crisi che porterà già quest’anno alla fine dell’Unione europea. Con la fine dell’energia a basso costo importata dalla Russia, l’inflazione nei Paesi dell’euro è stata del 100% in due anni, mentre i salari sono rimasti fermi. Oltre ad aver gli alti costi di produzione mettono fuori mercato praticamente tutte le produzioni industriali di Italia, Francia e Germania. Questo determina qui e ora un pauroso aumento della povertà. Di qui i furti senza sosta che non toccano solo Palermo, Catania, Messina e le altre povere città del Sud: ma tutta Italia. Persino la Sardegna, sottopopolata e tradizionalmente tranquilla, è ormai sede di un numero impressionante di furti con la placida Sassari dove ormai “la situazione è esplosiva” (https://www.lanuovasardegna.it/…/allarme-criminalita…).

La mobilizzazione del risparmio pubblico e il ritorno dello Stato nella produzione sono l’unica alternativa

A nulla sono servite e serviranno le messinscene televisive – dal pandoro natalizio al solito festival di Sanremo al calcio – per distrarre e ipnotizzare la popolazione. La cassintegrazione pagata a milioni di lavoratori per mesi o anni inattivi – dall’Ilva a Taranto alla Fiat alle acciaierie toscane – tiene ancora a bada la classe operaia. Ma potrà farlo solo fino a quando Roma – che anche per questo ha tolto tutti i fondi comunitari alle Regioni – potrà pagare la cassa integrazione. In queste condizioni, né la Francia né la Germania hanno più alcun interesse a tenere in piedi l’euro. La Francia si è comprata tutte le banche italiane e ciò che restava della Fiat. La Germania ha fatto lo stesso con le aziende della meccanica del Nord. L’Italia non è più un mercato di sbocco rilevante a causa del crollo del potere di acquisto di famiglie e aziende. Da anni ormai ha subito con l’euro lo stesso trattamento che il Nord riservò al Sud: deindustrializzazione ed emigrazione di massa dei giovani. È questa la concreta soluzione cui occorre dare risposte politiche altrettanto concrete e finalmente efficaci. La mobilizzazione del risparmio pubblico e il ritorno dello Stato nella produzione sono l’unica alternativa. Ma serve una nuova classe dirigente. Siciliani Liberi lavora da 8 anni per contribuire a formare quella siciliana.

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