Agrigento rischia di non essere la ‘Capitale della Cultura 2025’ perché non è stata sistemata la rete idrica cittadina. Ha sbagliato il Governo siciliano o una ‘manina’ ha creato questo problema?

La nota di Alessio Lattuca, un imprenditore da sempre in prima fila nella tutela degli interessi di Agrigento e della sua provincia

Il nostro vecchio amico Alessio Lattuca, imprenditore agrigentino da sempre attento alle questioni economiche e sociali di Agrigento città e, in generale, dell’Agrigetino, ci ha inviato una nota sull’assurda mancanza di acqua che va in scena in questa cittadina. “Sembrerebbe un paradosso – scrive Alessio Lattuca – ma ciò che è accaduto nella città di Agrigento in merito alla atavica questione ‘acqua’ (che i soliti noti hanno utilizzato per tenere sotto scacco i cittadini) è paradigmatico di un luogo emarginato. Ciò che è accaduto parla con le recenti proteste ed è, con tutta evidenza, un caso di scuola di contrasto al controllo politico. Tant’è che il clima che è emerso sembrerebbe abbia prodotto un flusso di opinione dei cittadini, che finalmente si sono mobilitati..per affermare i propri diritti. In una città nella quale i rubinetti sono a secco e l’acqua si è persa per strada: da 15 anni la nuova rete idrica di Agrigento è ostaggio della burocrazia. Perfino il primo cittadino, ha dovuto affermare di essere pronto a rinunciare al titolo di ‘Capitale della cultura 2025’ se la crisi idrica non avesse trovato una soluzione. Ha pure scritto che: “stiamo mettendo in atto tutte le misure necessarie per fronteggiare la crisi”. Ma osservare i turisti arrivati ad Agrigento che scattano foto alla fontana di Bonamorone, dove le persone fanno la fila per riempire taniche d’acqua (in uno dei pochi abbeveratoi rimasti attivi) risulta non solo uno spettacolo insopportabile ma azzera tutti gli sforzi per promuovere la città”.

La scorsa Estate, per mancanza d’acqua, hotel e B&B hanno dovuto annullare le prenotazioni

“Perché mentre in tutta Italia l’acqua corrente esiste, tenendo fede al diritto dell’uomo di potersi dissetare, nel Sud del Sud e cioè ad Agrigento – scrive Lattuca – quello che per gli altri è normalità diventa un’utopia.
Il razionamento idrico comporta intervalli di erogazione idrica anche di 15/20 giorni, con conseguenti gravi danni dal punto di vista igienico sanitario e potenziali rischi di squilibrio dell’ordine pubblico… Ed è ancora più grave perché il 2024 è l’ anno che precede quello in cui Agrigento avrà il titolo di ‘Capitale italiana della cultura’ ma è diventato l’annus horribilis per il turismo con i proprietari di B&B e hotel che devono far fronte con bidoni e cisterne alla crisi idrica al fine di garantire l’acqua ai numerosi turisti. Tuttavia se non riescono a garantire una doccia, però, come è già accaduto, i gestori sono costretti ad annullare la prenotazione, spiegando che non sapranno cosa può accadere, in un’Estate in cui i territori che vivono prevalentemente di turismo e agricoltura hanno ricevuto la mannaia più grande sulle loro teste”.

Nel 2021 sono stati stanziati 45 milioni di euro per sistemare la rete idrica cittadina. Ma tutto si è bloccato. Perché?

A questo punto arriva la parte più interessante della nota: “Intanto occorre approfondire sulle cause della perdita del finanziamento di 45 milioni relativi al progetto della rete idrica agrigentina e perché l’operazione non sia andata a buon fine. Il progetto da 45 milioni della rete idrica agrigentina venne finanziato alla fine del 2021 quando Francesco Miccichè era già Sindaco e quando il presidente della Regione siciliana era Nello Musumeci. Denaro disponibile e somme concesse ad AICA, l’Azienda idrica dei Comuni agrigentini, che sembrerebbe abbia espletato la gara d’appalto con una ditta che ne è poi risultata aggiudicataria. Tuttavia il progetto finanziato con il Fondo sociale europeo conteneva delle scadenze non rispettate anzi i lavori non sono neanche cominciati. A discolpa degli errori commessi, sostengono che il progetto sarà realizzato mediante le opportunità offerte dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Si tratta dello strumento di finanziamento e attuazione delle politiche di riduzione degli squilibri economici e sociali. Sembrerebbe cha adesso la burocrazia e una certa politica abbiano anche deciso di correre ai ripari (mettendo delle pezze ad un buco enorme) con la scelta di riesumare il dissalatore fantasma di Porto Empedocle abbandonato da anni e vandalizzato”.

Ci sono responsabilità del Governo regionale di Renato Schifani o qualche ‘manina’ ha bloccato tutto per provare a far bsaltare la manifestazione ‘Agrigento capitale della Cultura 2025’ per mettere in cattiva luce lo stesso Governo siciliano?

La domanda è una: che interesse hanno il Sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, e l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro, agrigentino di Agrigento, a lasciare la Città dei templi senz’acqua a poco più di tre mesi da un appuntamento storico, ovvero ‘Agrigento Capitale della Cultura’? Delle due l’una: o il Governo regionale di Renato Schifani ha interesse a far saltare ‘Agrigento capitale della Cultura’, oppure ‘qualcuno’ ha lavorato per far saltare queston appuntamento per mettere in cattiva luce il Governo Schifani. A noi la seconda tesi sembra più verosimile della prima. Del resto, non è la prima volta che ci accorgiamo di strane ‘anomalie’ che puntano a mettere in difficoltà l’attuale Governo siciliano. Un fatto eclatante l’abbiamo segnalato qualche mese addietro, ovvero la presenza di invasi artificiali pieni di acqua: acqua che era ‘impossibile’ utilizzare, là perché bisognava tutelere i pesci, là perché quella particolare industria aveva bisogno di acqua, là perché c’era troppo fango e via continuando con le scuse. Una strategia per creare problemi a città e campagne e mettere in cattiva luce il Governo regionale. Eclatante il caso del Biviere di Lentini la cui acqua “non era utilizzabile” e che poi è stata utilizzata.

Le possibili alternative e l’accertamento delle responsabilità della mancata spesa dei 45 milioni di euro con un’indagine amministrativa

Fermo restando che ormai è impossibile sistemare la rete idrica di Agrigento città, visto che si sono persi tre anni, rilevato, come giustamente scrive Alessio Lattuca che il dissalatore di Porto Empedocle non si utilizza da decenni, qualcosa il il presidente della Regione Schifani, l’assessore Di Mauro e il Sindaco di Agrigento la dovranno inventare. Non sappiamo se sarà possibile trovare dei pozzi, trasferire l’acqua degli invasi ad Agrigento o realizzare in tempi strettissimi un dissalatore. Anche il dissalatore di Porto Empedocle – se non è stato ‘opportunamente’ distrutto per l’occasione – potrebbe essere utilizzato, naturalmente non alimentandolo con gli idrocarburi, come avveniva negli anni ’80, ma con pannelli solari e palwe eoliche che in Sicilia non mancano. Dopo di che il presidente della Regione dovrebbe nominare un ispettore amministrativo di propria fiducia per accertare le responsabilità in ordine alla mancata utilizzazione dei 45 milioni di euro del Fondo sociale europeo. A giudicare da quanto scrive Alessio Lattuca, non sono soldi del Pnrr o del Fondo per lo sviluppo e la coesione che, spesso, esistono solo sulla carta, dal momento che la maggior parte di questi fondi è stata utilizzata o per foraggiare la guerra in Ucraina, o per pagare gli interessi sul debito pubblico truffaldino che l’Unione europea impone all’Italia. A quanto pare, i 45 milioni di euro del Fondo sociale europeo esistono per davvero e sarebbe interessante capire perché non sono stati spesi per sistemare la rete idrica di Agrigento. La parola “burocrazia” significa poco o nulla. I procedimenti amministrativi sono affidati a dipendenti pubblici: dirigenti, funzionali e personale in generale. Sarebbe bene capire, nella mancata utilizzazione di questi 45 milioni di euro, quali scadenze non sono state rispettate e chi sono i responsabili. Siamo certi che verranno fuori sorprese inaspettate…

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