Agricoltura siciliana tra piogge record di Agosto e solite ‘mance’. Il fallimento dell’acqua ai privati e l’imminente passerella del G7 Agricoltura e Pesca a Siracusa. Sogniamo Ursula ornata pannelli fotovoltaici…

In Sicilia per la politica la pioggia c’è ma non sussiste…

“Prime piogge, la Sicilia va in tilt: venti e temporali di fine Agosto, danni e disagi in tutta l’Isola”: così, ieri, 29 Agosto 2024, titolava il Giornale di Sicilia online. Peccato che la nostra Isola registrava ieri il 19imo giorno di piogge di questo strano Agosto. Non siamo noi a scriverlo ma un articolo pubblicato due giorni fa da MeteoWeb, autorevole giornale che si occupa di clima e di ambiente: “Oggi – scriveva due giorni fa MeteoWeb – è stato il 18° giorno di pioggia su 28 di questo mese di Agosto in Sicilia: eguagliato il record storico del 2018, ma quest’anno ci sono ancora tre giorni e domani sono attesi altri forti temporali“. E infatti anche ieri non sono mancate le piogge (qui per esteso l’articolo di MeteoWeb). Commenta Mario Pagliaro, chimico del CNR, esperto in meteorologia: “Piogge cumulate in Italia e in Sicilia nelle 120 ore (5 giorni) fra la mezzanotte del 29 Agosto e Martedì 3 Settembre. Continuano praticamente ininterrotte dal 3 Agosto raggiungendo a turno tutte le aree, interne e costiere. Si notino le piogge a mare e sul Nord Africa. Al Nord piove praticamente ogni giorno da mesi, con pochissimi giorni conclusi senza piogge. Neve in quota sulle Alpi, con il crollo delle temperature, che scenderanno fino a 5 gradi inferiori alla media in tutta Europa (Spagna, Francia, Gran Bretagna, Europa centrale, Germania, Benelux e Scandinavia)”. Insomma, in Sicilia piove dal 3 Agosto, altro che “Prime piogge…”.

Ettore Pottino, agricoltore siciliano: “I bandi non sono lo strumento idoneo per risarcire le aziende agricole che hanno subito danni a causa della siccità. Questo strumento si configura come una macabra lotteria che premia alcuni, lasciandone al palo tanti altri”

Un comunicato della presidenza della Regione ci spiega in modo chiaro perché si è cercato in tutti i modi di pasticciare tra siccità (che non è stata uniforme in tutta la Sicilia) e pessima gestione del cosiddetto Sovrambito (dighe, traverse, pozzi, sorgenti, potabilizzatori, centrali di sollevamento, centrali idroelettriche e altre infrastrutture idriche). Ma, a quanto pare, deve essere ‘siccità’ per tutta la Sicilia per acciuffare un po’ di soldi a Roma. E così è stato: “Pronti 40 milioni di euro per sostenere le imprese agricole siciliane colpite dalla siccità – si legge nel comunicato della Regione siciliana -. La Giunta regionale ha dato il via libera alla proposta di declaratoria di calamità naturale che consente adesso gli interventi in favore della aziende che hanno subito danni soprattutto per le colture di cereali, legumi e foraggio: si tratta di 15 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e altri 10 milioni previsti nella manovra finanziaria approvata all’Ars. Altri 15 milioni di euro, inoltre, saranno erogati con un bando del commissario delegato per l’emergenza idrica per l’agricoltura pubblicato oggi”. Se dobbiamo essere sinceri, a noi ‘sti bandi non convincono affatto: sarebbe più corretto fare la conta dei danni e dividere le somme disponibili tra gli agricoltori. Ci rispondono che si perderebbe troppo tempo. E’ vero. Ma con i ‘bandi’, alcuni agricoltori prendono i soldi e altri no. La pensa come noi Ettore Pottino, agricoltore siciliano (foto sopra): “I bandi non sono lo strumento idoneo per risarcire le aziende agricole che hanno subito danni a causa della siccità. Questo strumento si configura come una macabra lotteria che premia alcuni, lasciandone al palo tanti altri”.

In Sicilia siamo pieni di legumi e non lo sapevamo!

“Diamo un aiuto economico importante agli agricoltori colpiti dalla grave emergenza idrica di quest’anno – dice il presidente della Regione, Renato Schifani –. Un impegno che si concretizza grazie a un intervento congiunto dello Stato e della Regione che permetterà di dare ristoro al settore che ha sofferto più di tutti per l’emergenza idrica”. sarà interessante capire a chi avviveranno questi ‘ristori’. In questo caso, dovrebbero essere gli agricoltori siciliani a fare chiarezza. Nel comunicato si illustra una stima dei danni che la siccità ha provocato non in tutta la Sicilia, come cercano in tutti i modi di farci credere, ma in alcune aree della nostra Isola. “Nel periodo dall’1 Gennaio al 31 Maggio 2024 – leggiamo sempre nel comunicato – si sono riscontrati i danni più gravi alle colture da seme il cui ciclo produttivo si conclude in Primavera. Il danno alla produzione è calcolato in quasi 313 milioni di euro pari a circa il 74 per cento della produzione ordinaria nel territorio interessato. Si è stimato un danno alla produzione del 60 per cento sui legumi, del 70 per cento sui cereali e dell’80 per cento sulle foraggere. In alcuni casi si hanno segnalazioni di danno pari al 100 per cento”. Per curiosità e senza offesa: dove si coltiverebbero i “legumi” in Sicilia? E in che quantità? A giudicare dal tono del comunicato dovrebbero essere tante le zone di coltivazione: ma a noi, con rispetto parlando, a parte le fave coltivate in rotazione con il grano duro, qualche piccola coltivazione di lenticchie e qualche area coltivata a cece non ci risultano, in Sicilia, grandi coltivazioni di legumi.

In azione la nuova accoppiata vincente: Salvatore Barbagallo e Dario Cartabellotta

“Il calo produttivo – afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo – riguarda tutto il territorio regionale. Abbiamo attivato con rapidità la procedura di proposta della declaratoria di calamità naturale per poter erogare in tempi brevi i benefici agli agricoltori che già nelle prossime settimane dovranno effettuare spese per preparare i terreni alla nuova semina, dopo un’annata terminata per tutti in grave perdita economica”. L’assessore Barbagallo appena arrivato è veramente convinto che i gravi danni provocati dalla siciliana abbiano colpito tutte le aziende agriocole in modo grave? A noi risulta che in alcune aree la produzione di grano duro sia stata azzerata ma non è andata così in tutte le aree granicole della nostra Isola. Nel comunicato si specifica che, “oltre ai contributi a sostegno delle imprese agricole, sono previsti anche interventi per l’integrazione salariale in favore dei lavoratori”. Per capirlo: di quali lavoratori si parla? I braccianti agricoli? “Intanto, entro il 30 Settembre – leggiamo sempre nel comunicato – potranno essere presentate le domande di contributo previste dall’avviso per interventi in conto capitale per fronteggiare la crisi idrica in agricoltura pubblicato oggi (ieri per chi legge ndr) dal commissario delegato per l’emergenza idrica per l’agricoltura, Dario Cartabellotta. La dotazione finanziaria è di 15 milioni di euro, fondi stanziati con la manovra approvata dall’Ars. Le risorse saranno destinate per l’80 per cento alle istanze degli imprenditori agricoli, anche in forma associata, e per il 20 per cento ai Comuni”. La solita legge che in buona parte servirà alle cooperative? Il dubbio è legittimo. Scoppiettante il finale del comunicato: “Possono essere finanziati gli interventi di captazione, raccolta e stoccaggio delle acque per uso agricolo e zootecnico; di costruzione di nuove vasche e serbatoi per la raccolta di acqua; di realizzazione di nuovi pozzi o per il miglioramento di quelli esistenti. Sono finanziabili anche nuovi impianti di mini-desalinizzazione. Le domande potranno essere presentate esclusivamente con pec all’indirizzo dipartimento.agricoltura@certmail.regione.sicilia.it“.

Un paio di domande sui lghi artificiali della nostra Isola

Che dire? Che siamo ancora fermi alla politica agricola delle ‘mance’. Non c’è programmazione, né voglia di verità su quanto è accaduto e continuia ad accadare. L’unica certezza è che la politica sta cercando disperatamente di nascondere il fallimento integrale della privatizzazione dell’acqua in Sicilia. Dicono che venti anni fa, o giù di lì, è stata privatizzata la gestione dell’acqua e non l’acqua. Precisazione sofistica allo stato puro. La realtà è che la gestione dell’acqua, in Sicilia, è un grandissimo bordello. L’Autorità di Bacino della Regione siciliana dovrebbe fare meno ‘filosofia’ e produrre più fatti concreti. Alcune domande.
E’ normale che i privati che da venti anni gestiscono il Sovrambito siciliano abbiano prodotto risultati così deludenti?
E’ normale che quattro, cinque, dieci laghi artificiali realizzati in Sicilia per gli agricoltori dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi siano diventati oasi naturali, dove gli uccelli vengono prima delle aziende agricole, tanto poi agli agricoltori “c’attuppanu a vucca” con quattro soldi?
E’ normale che i pesci allevati in alcuni laghi artificiali realizzati sempre per l’agricoltura abbiano la precedenza sull’irrigazione dei fondi agricoli?
E che dire delle manifestazioni sportive organizzate negli invasi artificiali che hanno sempre la precedenza sull’agricoltura?
Non sono un po’ strane le ‘alghe velenose’ che in certi casi impediscono l’uso irriguo, magari per qualche mese?

INCHIESTA/ Come può non esserci acqua in Sicilia se le piogge non sono mancate e se si contano oltre quaranta dighe artificiali? Oasi naturali, attività sportive, pesca. E l’agricoltura…

Chi è causa dei suoi mal pianga se stesso

La realtà è che gli agricoltori siciliani sono rappresentati malissimo. La politica siciliana non li rappresenta. O meglio, rappresenta benissimo l’incapacità degli agricoltori siciliani di organizzarsi per far valere l’interesse generale del settore e, di conseguenza, le proprie ragioni. Prevale il clientelismo, il ‘particulare’, il rapporto di questo o quell’agricoltore con il politico di turno, magari mediato dalle organizzazoni agricole tradizionali che sono semplicemente disastrose: contenitori senza contenuti. Prevale la logica delle clientele: “Acchiappati ‘sti sordi e futtitinni”. E così tutto va a farsi benedire. A parte le aziende siciliane che esportano i prodotti agricoli, la disorganizzazione e le furbizie regnano sovrane. Il grano duro siciliano, nonostante l’aumento spaventoso dei costi di produzione, si vende a 26 euro al quintale. Con il doppio di questa somma gli agricoltori pagherebbero a malapena i costi di produzione guadagnando qualcosa con l’integrazione. Alcuni semineranno lo stesso, altri si arrenderanno ai ‘Signori’ dei pannelli fotovoltaici: del resto, è quello che vogliono l’Unione europea della signora Ursula von dei Leyen e dei partiti che la sostengono, in testa i fonti Popolari e i finti Socialisti. I produttori di agrumi, in Sicilia, si lamentano sempre: manca l’acqua, manca questo, manca quello. Ma sono sempre lì. Forse la novità – negativa – potrebbe essere rappresentata dalle malattie che abbiamo importato da Paesi esteri grazie alla globalizzazione. Il vino si vende con sempre maggiore difficoltà sia per l’agguerrita concorrenza, sia perché rompono le scatole con le diete per non ingrassare e con la salutistica.

Una proposta per il G7 di Siracusa: perché nell’immagine della Dieta Mediterranea siciliana, tra il verde delle olive e le ‘bionde messi’, non inseriamo le immagini in dissolvenza di pannelli fotovoltaici e pale eoliche e la foto della citata presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen?

L’olio d’oliva extra vergine – che per il 90%, in Italia, si produce in Puglia, Calabria e Sicilia – deve fare i conti con un aumento notevole di produzione di olio d’oliva tunisino (anche se nessuno sa che fine fa il fiume di olio d’oliva tunisino che arriva in Sicilia e nel resto d’Italia: indovina-indovinello). Negli ultimi due anni il prezzo dell’olio d’oliva extravergine ha tenuto, o meglio, è cresciuto, perché la produzione di olive, in Spagna, è crollata. Elemento importante, perché la Spagna è il primo Paese produttore al mondo di olio d’oliva. Quest’anno in Spagna si attende una produzione record di olive e di olio d’oliva. Vedremo come finirà. Anche se noi una previsione la facciamo: daranno quattro soldi ai disorganizzati e ‘solipsistici’ produttori di olive della Sicilia, mentre il prezzo al litro dell’extra vergine resterà sopra i 10 euro. Andrà bene solo ai produttori di extra vergine di nicchia, area dell’Etna in testa. L’uva da tavola è un terno al lotto: se si riesce a produrre nonostante le bizze del clima c’è sempre l’incognita dei prezzi bassi. E i ‘capricci’ mediati da un’informazioine interessata: il sapore dell’uva Italia siciliana non ha eguali ma ai consumatori hanno messo in testa l’uva apirene… L’ortofrutta siciliana è in difficoltà, se è vero che subisce la concorrenza spietata di Paesi dove i costi di produzione sono nettamente inferiori ai costi delle aziende siciliane. Esportiamo prodotti agricoli di altissima qualità per importare fiumi di ortofrutta in buona parte di pessima qualità prodotta Iddio solo sa come (leggere pesticidi). Siamo ‘intelligenti’, no? Comunque tranquilli: dal 26 al 28 Settembre, a Siracusa, avremo il G7 Agricoltura e Pesca. Vi pare poco? Ci verranno a dire che tutto va bene e che la Dieta Mediterranea italiana è la “migliore del mondo”: pasta prodotta con grano duro canadese, ucraino, russo e turco; pomodori cinesi o da ‘caporalato’; olio d’oliva extra vergine (tunisino?); ortaggi da dove capita, pesce freschissimo (pescato dove capita). Una proposta: perché nell’immagine della Dieta Mediterranea siciliana, magari da presentare al G7 di Siracusa, tra il verde delle olive e le ‘bionde messi’, non inseriamo le immagini in dissolvenza di pannelli fotovoltaici e pale eoliche e la foto della citata presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen?

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