Agricoltori siciliani quest’anno ‘accura’ con le cartelle esattoriali dei Consorzi di Bonifica: a Roma cercanu picciuli comu dispirati e poi si vonnu pigghiari i tirreni pi mettici i pannelli fotovoltaici

Il post di Foodiverso sugli eterni ‘buchi’ dei Consorzi di Bonifica

“PIOGGIA SI, MA DI CARTELLE ESATTORIALI”, leggiamo nella pagina Facebook Foodiverso. “Oltre il danno, la beffa – prosegue il post -. Non solo gli agricoltori di buona parte della Sicilia per anni non hanno potuto usufruire dei servizi dei Consorzi di Bonifica e le loro aziende sono rimaste a secco, in compenso sono continuate ad arrivare centinaia di cartelle dell’Agenzia dell’Entrate per servizi mai erogati”. Nel ppst si cita un articolo pubblocato da Rai News.it (che potete leggere qui). “Vediamo se qualche pseudo paladino dell’agricoltura, dall’alto del suo scranno – leggiamo sempre nella pagina Facebook Foodiverso – riuscirà a porre rimedio a questa inverosimile situazione. La sensazione è che sia l’ennesimo tassello di un progetto finalizzato alla distruzione del tessuto agricolo nazionale”.

Tutto comincia ai tempi del Governo Renzi con l’assessore toscano Alessandro Baccei nel 2015

Questa storia delle cartelle esattoriali notificate agli agricoltori siciliani per un servizio idrico carente, se non assente, è iniziato dopo che nel 2015 l’allora assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, scoprì gli ‘altarini’ dei Consorzi di Bonifica. Istituiti negli anni ’30 del secolo passato per dare agli agricoltori uno strumento per irrigare i propri appezzamenti agricoli, nel corso degli anni hanno subito profonde trasformazioni. In Sicilia le trasformazioni sono state teratologiche, cioè mostruose. Nati come soggetti privati, gestiti direttamente dagli agricoltori, i Consorzi di Bonifica sono stati trasformati in ‘carrozzoni mangiasoldi’ regionali. L’allora assessore Baccei – che lo ricordiamo era un toscano voluto dall’allora capo del Governo nazionale e segretario del PD, Matteo Renzi, che allora, di fatto, condizionava il Governo siciliano di centrosinistra di Rosario Crocetta – scoprì, ribadiamo, nel 2015, che gli amministratori del Consorzi di Bonifica, ogni anno, quando l’Assemblea regionale siciliana si apprestava ad approvare Bilancio e Finanziaria (oggi si chiama legge di stabilità), si limitavano a portare presso la Commissione Bilancio e Finanze del Parlamento dell’Isola la ‘lista della spesa’: in pratica, la richiesta dei fondi per l’anno successivo. Siccome la spartizione era consociativa, i parlamentari di Sala d’Ercole non manifestavano particolari curiosità. Insomma, di rendiconti nemmeno se ne parlava. Si andava avanti con il più classico del taci maci.

L’irrigazione impossibile

Baccei s’infuriò, chiese alla Commissione Finanze dell’Ars di pretendere i bilanci dei vertici dei Consorzi di Bonifica del 2015 e degli anni precedenti. Scoppiò il finimondo, perché venne fuori che i bilanci c’erano e non c’erano: anzi, in molti casi non c’erano proprio. Si scoprì che la politica aveva assunto un sacco di personale e che nei Consorzi di Bonifica c’erano i dirigenti e, in alcuni casi, anche i dirigenti generali. Insomma stipendifici con qualche retribuzione apicale. Tutto questo mentre, allora come oggi, su una cinquantina di invasi artificiali costruiti in Sicilia dagli anni ’50 del secolo passato fino al 2015, in funzione se ne contavano, sì e no, meno di una decina tra il disinteresse generale. Oggi c’è il dubbio che negli oltre quaranta invasi artificiali di fatto abbandonati si allevano pesci, c’è la certezza che si praticano sport acquatici e si accudiscono uccelli (qui una nostra INCHIESTA). E c’è anche il dubbio che siano stati introdotti animali che poco o punto hanno a che spartire con l’ambiente siciliano: basti pensare che nell’Autunno del 2023, a San Giovanni Gemini, provincia di Agrigento, è stato avvistato un coccodrillo (qui un articolo). Una storia che è stata rimossa (ne scriviamo anche qui). Gli invasi in attività forniscono acqua ai centri abitati, a qualche industria, in qualche caso si produce elettricità e, se rimane acqua, si prova a farla arrivare alle aziende agricole: cosa non facile, perché le condotte idriche, in Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi sono un mezzo delirio.

I due obiettivi delle cartelle esattoriali. Solo che quest’anno…

Di quella ‘stagione d’oro’ dei Consorzi di Bonifica sono rimasti i debiti. La Regione siciliana, che da anni approva manovre economiche e finanziarie con i ‘buchi’ (i capitoli della legge di stabilità senza soldi li chiamano ‘accantonamenti negativi’, neologismo della nuova ‘Contabilità dello Stato creativa’), ha a disposizione solo soldi solo per appalti (fondi europei) e stipendi, figuriamoci se può ripianare i pirtusi dei bilanci (legge buchi) dei Consorzi di Bonifica. Così, da un decennio, ogni anno, possibilmente quando piove, vengono spedite cartelle esattoriali agli agricoltori che, nella stragrande maggioranza dei casi, come si usa dire dalle nostre parti, un’hanno mancu l’occhi pi’ chianciri (tradotto: sono senza soldi). Il ‘rito’ delle cartelle esattoriali inviate agli agricoltori che dovrebbero pagare l’acqua per le coltivazioni, acqua che, in molti casi, nelle loro aziende non è mai arrivata perseguono due obiettivi. Il primo obiettivo è improbabile: magari c’è qualche agricoltore stunato (leggere distratto) e danaroso e, chissà, magari va pagare: è improbabile ma succede. Il secondo obiettivo è ‘nobile’: gli agricoltori, ricevute le cartelle esattoriali per le irrigazioni in molti casi ‘presunte’, cominciano a rumoreggiare lanciando messaggi ai politici; questi si impegnano e fanno in modo che le cartelle spariscano, guadagnandosi benemerenze. Però…

Roma deve trasformare il grano duro siciliano non in pasta ma in immense distese di pannelli fotovoltaici per portare l’energia al Nord Italia: insomma, una variante della Sicilia colonia d’Italia

Però quest’anno la storia è più complicata, perché il Governo nazionale, a propria volta, deve realizzare due obiettivi: arraffare piccioli (leggere soldi) dove capita e lavorare per la trasformazione dei campi di grano in immense distese di pannelli fotovoltaici. Nonostante la gran massa di grano duro estero che il Governo romano ha fatto arrivare in Italia – grano duro canadese, grano duro ucraino e anche grano duro russo ‘travestito’ fa grano proveniente dalla Turchia – molte aziende cerealicole siciliane resistono e ci sono agricoltori che non ne vogliono sapere di affittare o cedere i terreni agricoli da trasformare in distese di pannelli fotovoltaici. Ma l’energia solare serve, perché il Nord Italia, che Iddio lo protegga sempre, è con il ‘culo a terra’, soprattutto in prospettiva, visto che l’energia nucleare francese è in diminuzione, perché con l’aria che tira in Africa, dove le colonie francesi sono in rivolta, bene che andrà l’uranio i francesi dovranno acquistarlo a prezzi reali o non a prezzi coloniali, perché il colonialismo di Parigi nel Continente africano volge al termine.

Roma deve ridurre i trasferimenti alla Regione siciliana che deve ‘spremere’ i siciliani

Per concludere questo nostro ‘viaggio’ tra le sceneggiate annuali delle cartelle esattoriali inviate agli agricoltori siciliani per il pagamento di un’improbabile acqua per l’agricoltura fornita (o quasi) dai Consorzi di Bonifica, non possiamo non scrivere ciò che pensiamo. Attenzione, agricoltori siciliani, perché il Governo romano cerca picciuli (leggere soldi) non solo per pagare i bonus ma anche per pagare gli interessi sul debito pubblico ‘europeista’ che ha superato i 100 miliardi di euro l’anno; il Governo nazionale cerca picciuli per pagare la follia del bonus al 110% ereditato dai precedenti Governi; il Governo nazionale cerca picciuli per pagare l’aumento dei soldi per la NATO (un’altra novantina di miliardi di euro in più anno: pagare e sorridere…); il Governo nazionale cerca picciuli per pagare non il riarmo dell’Unione europea, come cercano di farci credere, ma per attuppare (leggere pagare) i ‘buchi’ di Germania e Francia le cui economia sono con ‘i culi a terra’ (qui un nostro articolo); il Governo nazionale cerca picciuli perché i fondi del Pnrr Iddio sa dove sono finiti, se è vero che tanti Comuni e tante pubbliche amministrazioni hanno bandito le gare a valere sui fondi Pnrr e sono rimaste con il cerino tra le mani, per non parlare dei Comuni che, su imposizione dei partiti politici nazionali ‘europeisti’, per tutelare l’Unione europea fanno finta di aver ritardato la presentazione dei progetti, ‘costringendo’ Roma e Bruxelles a ‘ritirare’ i finanziamenti. Una farsa. Eh sì, a Roma cercano picciuli e non è da escludere che ordinino alla Regione siciliana: “Picciotti, chiddru chi putiti acchiappari, acchiappate comu veni veni e truvati sti picciuli, picchì nuatri picciuli pi vuatri unn’avemu chiù…”.

Foto tratta da Pugliain

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