Agostino Cascio: vendere il grano duro siciliano a 65 euro al quintale (VIDEO). Chi potrebbe essere interessato al grano salubre della nostra Isola? Gli arabi, per esempio

Per gli agricoltori siciliani, ai quali oggi il grano duro è pagato 32-34 euro al quintale, potrebbe essere una svolta

Eh sì, in queste vacanze di Natale l’agricoltura è diventata centrale per The Hour Sicilia. Stamattina abbiamo pubblicato un articolo che illustra una lettera che il presidente della Cia siciliana, Graziano Scardino, ha inviato all’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino. Ora riprendiamo un video di Agostino Cascio, agricoltore, produttore di grano duro e anche uomo impegnato in politica, visto che è il segretario regionale dei Liberalsocialisti per l’Italia. Cascio illustra una notizia che gira sulla rete già da qualche giorno. La notizia è che gli agricoltori siciliani che producono grano duro hanno l’opportunità di vendere la propria produzione al prezzo di 65 euro al quintale. Un prezzo più che buono, se consideriamo che, lo scorso 18 Dicembre, il grano duro nel mercato di Milano e nel mercato di Foggia è stato venduto a 38-40 euro al quintale, mentre in Sicilia ad un prezzo oscillante fra 32 e 34 euro al quintale (in Sicilia il prezzo del grano duro sta sempre sotto di 4-5 euro rispetto al grano duro pugliese).

Il riferimento ai Paesi arabi, possibili acquirenti del grano duro salubre siciliano, non è una novità. Da anni i Paesi del Nord Africa, che non vogliono sentir parlare di grano duro canadese, acquistano il grano duro siciliano e pugliese per preparare il cous cous

La notizia è per certi certi clamorosa. Per gli agricoltori siciliani si tratterebbe di vendere il grano duro ad un prezzo quasi doppio di quello attuale. Ricordiamo che nella nostra Isola, quando qualche anno fa il prezzo del grano duro è andato su, il prezzo massimo raggiunto è stato di 52-55 euro al quintale. Per gli agricoltori siciliani sarebbe veramente un successo venderlo a 65 euro al quintale. Esiste un mercato in grado di acquistare il grano duro siciliano ad oltre 65 euro al quintale? Chi lo acquista a 65 euro al quintale deve venderlo un po’ di più per guadagnarci qualcosa. A meno che l’acquirente non sia espressione di chi è interessato all’acquisto di grano duro siciliano. Chi potrebbero essere gli acquirenti del grano duro siciliano? Soggetti – o Paesi – che non gradiscono il grano duro che presenta problemi di salubrità, come il grano duro canadese coltivato nelle aree fredde e umide di questo Paese, o il grano duro ucraino. Considerato che buona parte dei cittadini dei Paesi dell’Occidente portano sulle proprie tavole pane, pasta e derivati del grano coltivato in Canada, in Ucraina e anche in Russia (che, detto per inciso, non presenta i problemi dei grano duri canadesi e ucraini), noi azzardiamo un’ipotesi: e cioè che il grano duro salubre, privo di contaminanti, possa interessare i Paesi arabi, che in materia di sanità alimentare sono molto più avanti rispetto a un mondo occidentale ormai quasi del tutto rincretinito dalla globalizzazione economica. Non stiamo scoprendo nulla di nuovo. Sei anni fa abbiamo raccontato in un’inchiesta che i Paesi del Nord Africa acquistano grano duro siciliano e pugliese per la preparazione del cous cous. Oggi nel panorama mondiale i Paesi arabi, a cominciare dai Paesi produttori di petrolio notoriamente molto ricchi, potrebbero essere interessati al grano duro siciliano senza contaminanti.

La prospettiva di un legame con il mondo arabo potrebbe essere la via per liberare la Sicilia e il Sud dal colonialismo italico che va avanti dal 1860

Fantasie? Non esattamente. Ricordiamo che i Paesi arabi produttori di petrolio oggi non sono più alleati degli Stati Uniti d’America, ma si appoggiano alla Cina e alla Russia. Chissà, magari l’agricoltura siciliana – a cominciare dal grano duro salubre della Sicilia e, perché no?, anche della Puglia – potrebbe diventare uno dei mezzi per legare la Sicilia al mondo arabo. Oggi gli arabi hanno l’interesse a legarsi alla Sicilia, anche per una questione storica e culturale. E debbiamo ammettere che gli arabi possono offrire alla nostra Isola molto di più delle miserabili e neocoloniali offerte dell’Unione europea e del Nord Italia, che considerano Sicilia e Sud colonie da sfruttare, oggi rubandogli i fondi della sanità pubblica e la gestione dei beni culturali, domani trasformando i seminativi in grandi distese di pannelli fotovoltaici. Non sappiamo se gli arabi sono interessati ad ampliare gli acquisti di grano duro salubre della Sicilia, ma sappiamo che il futuro della nostra Isola non può essere con l’Europa dei mercati e con l’Occidente ‘lobotomizzato’ dalla globalizzazione dell’economia. Al contrario, l’Africa e, in generale, il mondo arabo rappresentano quanto meno la fine dell’attuale colonialismo italico che va avanti dal 1860, complici i politici meridionali e siciliani ascari che stanno a Roma. Sarebbe un ritorno alle origini. A parte la gloriosa storia degli arabi in Sicilia, ricordiamoci che Federico II si fidava solo degli arabi che lo seguivano ovunque andasse.

QUI IL VIDEO DI AGOSTINO CASCIO

2 commenti

  1. Buongiorno,la Sicilia terra dei buoni prodotti e buoni cibi,deve rendersi conto che ha delle potenzialità non indiferenti,deve capire pure che essere sempre sfruttati porta ad un potenziale economico che si indebolisce nel tempo,il nostro governo non fa gli interessi della nostra Sicilia ,allora dobbiamo essere noi ,chi ci guida se è capace di cambiare direzione per il nostro bene.Se in questo momento si intuisce che gli Arabi possono avere un un interesse ad un cibo salutare allora noi abbiamo la carte in regola a riguardo anzi se ci sono altri interessi futuri per migliorare la nostra economia non dobbiamo esitare,ognuno deve guardare i propri interessi,la politica e i politici devono essere e considerare un buono orizzonte per il bene comune,i cittadini Siciliani devono stare attenti cosa fa la politica a riguardo,se non sono capaci ad intuire i propri interessi bisogna cambiare anche loro,la Sicilia a bisogno di persone capaci ad creare un economia forte nel nostro territorio apprezzarlo e creare nuove strutture,questo è il lavoro che bisogna fare subito e tante altre cose in futuro,solo così si può dare nuove opportunità ai giovani,
    l’Europa per noi è stata e sarà un disastro vedi oggi.

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