Addio anche al ciclismo: grazie al Ponte sullo Stretto della Lega salta il Giro di Sicilia 2004. La denuncia di Ciro Lomonte. “Regione senza un euro”. Fine della Ue nel baratro dell’Ucraina?

Con lo scippo a Sicilia e Calabria delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione per finanziare quella grande buttanata del Ponte sullo Stretto di Messina la nostra Isola ha dovuto eliminare anche il Giro di Sicilia. Una poiltica da schifo totale

Ciclismo: perché è saltato il Giro di Sicilia 2024? Lo spiega in un post il Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte: “Siciliani Liberi ha detto, scritto e spiegato pubblicamente che la Regione siciliana e tutti i Comuni siciliani sono letteralmente senza un euro oltre quelli che Roma gli garantisce per il pagamento degli stipendi. Ed ecco che salta il Giro di Sicilia 2024: la Regione non ha nemmeno 1 milione di euro da pagare all’azienda organizzatrice, la Rcs di Milano. È l’effetto del sequestro da parte di Roma dei fondi comunitari del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), per i quali il 16 Febbraio il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha sfidato a Roma il Governo. Senza, ovviamente, ottenere nulla. Non un solo esponente politico o pubblico siciliano, pur esprimendo il rammarico per la perdita della gara, ha sottolineato l’unica cosa che emerge da questa scelta: cioè che la Regione siciliana non ha più libero in bilancio un solo milione di euro. È la riprova di quanto spiega da mesi Siciliani Liberi: i bilanci di Regione e Comuni sono inutili pezzi di carta. Le risorse alla voce Entrate sono in gran parte inesistenti. E i singoli assessori possono solo attendere che Roma renda disponibile qualche soldo su alcune voci di bilancio”. (foto sopra tratta da Messina Today)

Il Ponte di Messina viene prima del Giro di Sicilia che avrebbe consentito di sistemare alcune strade della nostra Isola. Invece non avremo né le strade sistemate, né la gara ciclistica. Tutto questo grazie anche a un Governo regionale prono agli interessi romani

Non solo non ci sono i soldi del Pnrr, come Lomonte (foto sopra a sinistra) denuncia da mesi, ma il Governo nazionale di Giorgia Meloni ha scippato alla Sicilia e alla Calabria una parte importante delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione per avviare i lavori – o meglio la progettazione e i primi appalti – del Ponte sullo Stretto di Messina in selsa leghista. Quindi – questa è la verità – per avviare i lavori del Ponte sullo Stretto di Messina la Sicilia dovrà fare a meno anche del Giro di Sicilia 2024. Per l’occasione, si sarebbero sistemate alcune strade siciliane che cadono a pezzi. Grazie alla Lega di Matteo Salvini (il partito che è quasi scomparso alle ultime elezioni regionali della Sardegna), il Ponte di Messina viene prima della sistemazione delle strade siciliane. Mettiamoli tutti in fila coloro i quali hanno depredato la Sicilia: il Governo di Matteo Renzi (con i voti di PD e, in generale, i partiti di centrosinistra) ha svuotato le ‘casse’ della Regione e ha mandato sul lestrico le ex Province siciliane (erano le Province che si occupavano della manutenzione delle strade provinciali oggi in buona parte abbadonate); il ‘saccheggio’ ai danni della Sicilia è continuanto con il Governo di Paolo Gentiloni, con i Governi di Giuseppe Conte, con il Governo di Mario Draghi (‘memorabile’ lo scippo agli agricoltori di Sud e Sicilia, Ministro dell’agricoltura il grillini Stefano Patuanelli, con l’appoggio di PD, Lega, Forza Italia e ancora Renzi con Italia Viva, quest’ultimo molto ‘affezionato’ alla Sicilia…); e adesso il ‘saccheggio’ si completa con il Governo Meloni che, oltre ad aver siglato un ‘Patto intelligente’ con il Governo regionale di Renato Schifani, in base al quale Roma si è tenuti i 9 miliardi di euro scippati al Fondo sanitario regionale siciliano, Roma si prende pure una parte delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione. Naturalmente, silenzio generale: non c’è un solo esponente dei partiti politici nazionali pronto ad ammettere che la Regione siciliana, a parte i mirabolanti grandi appalti, non ha un euro.

L’unica cosa che può salvare la Sicilia dal disastro economico e finanziario è il crollo dell’Unione europea. C’è questa ‘speranza’? Sì. Se la Russia di Putin sferrerà un nuovo attacco in Ucraina prendendosi Kiev, anche a costo di subire attentati nel proprio territorio, succederà un gran casino che andrà ad aggiungersi alle proteste degli agricoltori europei

“Per il resto, a Marzo inoltrato e con il Bilancio di previsione 2024 formalmente approvato – commenta sempre Lomonte, unico politico ad aver denunciato la scomparsa dei fondi del Pnrr ‘immolati’, con molta robabilità nel pozzo senza fondo della guerra in Ucraina – la Regione è ben più che nella semi-paralisi che caratterizza un’Ente locale con il Bilancio non approvato che va in amministrazione in esercizio provvisorio ‘ai dodicesimi’, cioè ogni ufficio o assessorato non può spendere oltre il limiti dei dodicesimi degli impegni assunti negli esercizi precedenti ed imputati all’esercizio cui si riferisce l’esercizio provvisorio. Non ci sono più soldi. I fondi del Pnrr non esistono. Quelli del Fsc sono stati sequestrati. E tutti gli eventi normalmente finanziati da Regione e Comuni sono da considerarsi sospesi. È il dissesto di fatto. Nel quale Comuni e Regione siciliana resteranno fino alla fine dell’euro e dell’Unione europea, che per l’euro era nata, e che con la fine dell’euro finirà nel volgere di pochi giorni”. Anche Lomonte, come del resto noi, vede come prossima la fine dell’Unione europea, che rimarrà in piedi per un altro anno, mese più mese meno. Sempre che la situazione non precipiti, perché in questo mese di Marzo la Russia potrebbe sferrare un nuovo attacco all’Ucraina per prendersi la Capitale Kiev: in questo caso, giocoforza, verrebbero sospese le elezioni europee di Giugno per mettere su – non si capisce con quali soldati – un esercito europeo da contrapporre alla Russia, visto che i ‘geni’ del Partito Popolare Europeo (PPE) e dei Socialisti europei – con la sola eccezione dei Socialdemocratici tedeschi – hanno deciso di combattere contro la Russia. Ci sarà da ridere, perché i giovani europei, ovviamente, si rifiuteranno di andare a farsi ammazzare in Ucraina: così avremo due fronti di protesta: quello degli agricoltori e quello dei giovani e, a Dio piacendo, l’Unione europea che ci ha trascinato in una guerra colerà a picco.

P.s.

Ah, dimenticavamo, c’è la possibilità che l’Unione europea, prima di sprofondare nella guerra in Ucraina, si prenda una bella ‘botta in testa’ nel Mar Rosso, dove è andata a infognarsi con gli americani nel tentativo demenziale di controllare il Mar Rosso e il Canale di Suez contro Cina, Russia e mondo arabo…

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