A Gennaio ricordiano Bernardo da Corleone un francescano venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica

La Vergine Maria più volte – si disse – venne a consolarlo per attenuarne l’eccessiva severità, sempre su sé stesso, perché con gli altri fu sempre dolcissimo

di Frate Domenico Spatola

Fu una sfida ininterrotta la sua vita! Con se stesso e con la società del suo tempo. Gli Spagnoli nel ‘600, il secolo “niente felice”, facevano da padroni, decidendo il bello e il brutto a loro capriccio. Per lo stesso reato si finiva giudicati e condannati quattro volte. A Corleone, non ancora famosa, Filippo Latino, da ciabattino, si guadagnava il pane. Temperamento il suo, focoso, esuberante con l’uso della spada. La tirava così bene, che vinse il campionato che lo consacrò “Prima spada di Sicilia”. A lui diede onore, ma al palermitano Vito Canino causò tanta gelosia e invidia. Lo volle sfidare ma ne ebbe la peggio. Restò mutilato al braccio per sempre. Il nostro campione si rifugiò nella chiesa del vicino convento, dove la sbirraglia, per legge, non poteva arrestarlo. Da qui iniziò la sua conversione. Fece ancora lo spadaccino, ma in modo figurato perché lottò contro se stesso, per vincere l’orgoglio. Passò la vita a esercitarsi con spaventose penitenze. Ci riuscì, stando ai verbali processuali che ne permisero la canonizzazione, con gli amori suoi fontali: il Crocifisso e l’Eucaristia. La Vergine Maria più volte – si disse – venne a consolarlo per attenuarne l’eccessiva severità, sempre su sé stesso, perché con gli altri fu sempre dolcissimo. Morì a Palermo, nella Infermeria dei Cappuccini, dietro la Cattedrale, il 12 gennaio 1667.

Foto tratta da Famiglia Cristiana

San Bernanrdo da Corleone

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