A Cafàrnao Gesù torna a scontrarsi con la tentazione di Satana che voleva che si affermasse dominando con la violenza ma vince ancora una volta guadagnando autorevolezza tra la gente

di Frate Domenico Spatola

Osservandono lo gente stupita ne divulgava la fama in tutta la regione

Evaso dalla Nazareth, il villaggio ove era cresciuto e che lo voleva uccidere, Gesù si rifugiò a Cafàrnao, città tollerante perché di frontiera e variegata di culture e da lui scelta a domicilio. Il sabato insegnava in sinagoga, leggendo e interpretando le sacre Scritture per la gente, che reagiva con stupore alla novità del suo insegnamento: “Parlava con autorità”. Inevitabile il confronto con il metodo dei loro Scribi, che ai quesiti della gente rispondevano con sentenze preconfezionate da altri, mentre Gesù entrava nel cuore delle loro esigenze: “Parla con autorità!”. In sinagoga, quella mattina, qualcuno però dissentí in maniera violenta. Rigettava il modello di Messia da lui tratteggiato. Gli gridò che, da “Nazareno”, doveva essere reazionario e violento contro i Pagani. Era questo il modello del “messia, figlio di Davide”, quale dal “Santo di Dio” Israele si aspettava: “Sei venuto a rovinarci?”. Si riproponeva a Gesù la tentazione del Satana che voleva che si affermasse dominando con la violenza. Gesù non accettava alternative al volere del Padre come rivelato nel battesimo di Giovanni, e impose al posseduto da altro spirito (“impuro”) il silenzio e l’obbligo di liberarsi dalla ossessione. Ci riuscì e la gente, che aveva sperimentato prima l’autorevolezza della Parola di Gesù, e ora vivendo quella delle opere, stupita ne divulgava la fama in tutta la regione.

Foto tratta da Unità Pastorale San Salvaro

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