I veleni spigionati da un tombino di Casteldaccia uccidono cinque operai. Siamo sicuri che le norme di sicurezza siano state rispettate?

L’incidente è avvenuto durante i lavori di manutenzione di un impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Amap spa

Tutti affranti per l’ennesima strage sul lavoro avvenuta a Casteldaccia, in provinvia di Palermo. Cinque lavoratori morti e un sesto gravissimo. Solito scenario: la società che deve effettuare i lavori ‘esternalizza’ gli stessi lavori. Un tempo di parlava di subappaltare i lavori, oggi si usa la parola ‘esternalizzare’. La società in questione è l’Amap spa. E’ l’Azienda che gestisce la rete idrica e la rete fognaria di Palermo e di altri 53 Comuni della provincia. L’Amap, a quanto pare, non ha il personale per gestire alcuni servizi e fa ricorso a imprese private o lavoratori interinali. Per la cronaca, in materia di gestione dei depuratori è in corso un processo per inquinamento ambientale (qui un articolo) che vede coinvolta l’Amap. Ora, in materia di gestione ambientale, si è materializzata una tragedia. Sette operai stavano effettuando alcuni lavori di manutenzione nell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Amat, lungo la strada statale 113 (è la vecchia strada statale che collega Palermo con Messina). Gli operai sarebbero rimasti intrappolati nella vasca di depurazione. Durante i lavori alcuni operai avrebbero accusato malori provocati da sostanze velenose sprigionatesi dalle acque reflue. Sembra che si sia trattato da acido solfidrico, un gas incolore la cui presenza si riconosce dal caratteristico odore di uova marce. L’acido solfidrico, conosciuto anche come il nome di idrogeno solforato, è estremanente velenoso e può essere mortale. Infatti – purtroppo, come già ricordato – si registrano cinque operai morti e un sesto in gravi condizioni. Quattro vittime sono operai dell’azienda Quadrifoglio di Partinico, il quinto deceduto è un lavoratore interinale dell’Amap.

Impressionante la dinamica dell’incidente

E’ impressionante la dinamica dell’incidente sul lavoro. Di fatto, come racconta il quotidiano La Sicilia, i cinque operai “sono morti uno dietro l’altro calandosi in un tombino dell’impianto fognario“. Dopo che il primo operaio che si era calato nel tombino non dava più segni di vita altri cinque operai lo hanno raggiunto. Come già sottolineato, cinque sono morti e il sesto operaio è ricoverato in ospedale in gravi condizioni. A dare l’allarme è stato il settimo operaio. Sarebbe interessante capire se questo tipo di lavoro dentro gli impianti fognari presuppone l’uso di attrezzature di sicurezza a tutela dei lavoratori: per esempio, maschere per evitare di respirare gas velenosi. Non siamo esperti in materia ma per quello che sappiamo nelle fogne l’aria che si respira non è esattamente salubre. .Ora arriveranno le dichiarazioni di rito: affranto di qua, costernato di là, solidarietà e bla bla bla di questa o quella autorità. Sugli incidenti e sulle morti sul lavoro abbiamo scritto qualche giorno fa: “In Italia le aziende non possono investire in sicurezza perché aumenterebbero i costi di produzione e diventerebbero meno competitive“. E’ questo il motivo per il quale tanti lavoratori muoiono: perché il sistema economico ultra-liberista e globalista tanto caro all’attuale Unione europea non prevede la sicurezza sul lavoro perché sarebbe troppo ‘costosa’. Tutto il resto sono solo chiacchiere.

Foto tratta da Il Messaggero

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