Le sanzioni su rame, alluminio e nickel adottate da americani e inglesi per colpire la Russia rischiano di far ripartire l’inflazione in Occidente, Unione europea e USA in testa

Lo scrive scenarieconomici.it che segnala i primi aumenti di prezzi

Una nuova ondata di inflazione sta per colpire l’Occidente, a cominciare dall’Unione europea? Sembrerebbe proprio di sì. Tutto partirebbe dalle nuove sanzioni contro la Russia in materia di rame, alluminio e nickel adottate da Stati Uniti d’America e Inghilterra. L’obiettivo è di mettere in difficoltà l’economia del Paese di Putin, che non dovrebbe più vendere questi tre metalli USA e Inghiterra (da notare che l’Unione europea – almeno fino ad ora – non ha adottato queste sanzioni). C’è il dubbio che anche queste sanzioni, come le precedenti, piuttosto che colpire l’economia russa, possano far aumentare i prezzi di questi tre metalli in Occidente facendo aumentare in generale l’inflazione. Il dubbio è stato adombrato ieri dal quotidiano scenarieconomici.it (qui l’articolo di ieri 14 Aprile). Oggi il giornale economico torna sull’argomento segnalando problemi al LME, sigla che sta per London Metal Exchange, la Borsa dei metalli non ferrosi più importante del mondo. “In generale la Russia – scrive scenarieconomici.it – conta per il 6% della produzione globale ma, nello specifico dei mercati regolati, rappresenta il 91% del metallo depositato al LME”. Già oggi il prezzo dell’alluminio è schizzato all’insù. Il prezzo del rame non è aumentato ma era già alto e tale è rimasto. Il prezzo del nickel era andato su a Marzo, è sceso a fine Marzo e adesso ha ricominciato a salire.

Il possibile autogol per l’amministrazione americana di Joe Biden

Le previsioni non sono semplici. Non è detto che la Russia ne esca molto danneggiata. Perché ci sono Paesi – Cina e India in testa – che sono pronti ad acquistare i metalli russi. Ci potrebbero essere problemi per i contratti a termine, i future, che danno garanzie sui prezzi agli acquirenti. Riassumendo, le nuove sanzioni disposte dagli angosassoni per colpire la Russia, piuttosto che danneggiare il Paese di Putin, rischia di colpire l’Occidente, compresi Stati Uniti d’America e Unione europea. Quando ci si attende un rialzo dei prezzi di alcini beni – in questo caso rame alluminio e nickel – chi li possiede assume una posizione attendista: prima di vendere aspetta che il prezzo cresca. Questo di per sé riduce l’offerta e crea inflazione. Non risparmiando i Paesi anglosassoni che hanno patrocinato l’iniziativa. Molto dipenderà – lo ribadiamo – dall’atteggiamento dei russi e dei suoi alleati, che se potranno far riaccendere l’inflazione degli Stati Uniti non ci penseranno due volte. Nell’Unione europea ci saranno problemi, ma potrebbero esserci problemi anche negli USA, con un autogol del presidente uscente, il democratico Joe Biden, che fino ad oggi dovrebbe rirpesentarsi alle elezioni presidenziali del prossimo Dicembre. Lo scrive senza tanti giri di parole scenarieconomici.it: “Alla fine le sanzioni rischiano di essere un autogol per la presidenza Biden, perché vanno a riaccendere un tema che sta scaldando la discussione elettorale negli USA, dove gli elettori accusano il presidente di aver casuato un’inflazione forte e persistente”. Ammette il portavoce del presidente russo Putin, Dmitry Peskov: “La Russia vede una certa destabilizzazione dei prezzi nel mercato del rame e dell’alluminio dopo l’introduzione delle sanzioni da parte di Stati Uniti e Regno Unito”. E aggiunge: “Le nuove sanzioni statunitensi e britanniche contro alluminio, rame e nichel russi sono un’arma a doppio taglio”.

Foto tratta da Wikipedia

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