La terza apparizione di Gesù ai discepoli sulla riva del mare di Tiberìade all’alba. La rete che non si rompe benché carica di pesci simbolo della Chiesa che accoglie e non va spezzata

di Frate Domenico Spatola

5 Aprile 2024, Venerdì di Pasqua: Giovanni 21,1-14

La terza apparizione del Risorto accadde al mare di Tiberìade. Simon Pietro con altri sei discepoli, (Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli) erano andati a pescare. Il numero sette ammiccava alla missione tra i pagani. Quella notte non presero nulla per avere confidato soltanto nelle proprie forze. Era il monito dell’evangelista: ogni missione, senza Gesù, è votata al fallimento. L’alba preludiava il giorno, allusivo a Gesù. Egli stava sulla riva, ormai sua condizione da Risorto, da lì assisteva la sua Comunità, militante tra i marosi della missione. Si preoccupò per il loro nutrimento. Contrariati, risposero di non avere pescato nulla. La indicazione di gettare la rete dalla parte destra della barca fu strategia di collaborazione richiesta da Gesù: pescarono una grande quantità di pesci. E la rete? Non si ruppe. Simboleggiava la Chiesa che accoglie e non va spezzata. Infine, che l’interlocutore, ancora misterioso, fosse Gesù, lo comprese il discepolo amato che lo indicò a Pietro, il quale (finalmente!) comprese come raggiungerlo: doveva vestire i panni del servo e accettare di morire. Lo fece e si tuffò in mare. Altri trascinarono la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. Erano simboleggiate le ormai numerose comunità del Risorto, nutrite dal suo Spirito. A terra, con la brace videro il pane e i pesci, e non equivocarono: era Gesù con il suo grande amore. Mangiarono, su suo invito, come in ogni Eucaristia.

Foto tratta da Io resto con Gesù

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