A Bruxelles e Londra due manifestazioni inutili di agricoltori. Se non si costringe la politica a cambiare registro in agricoltura, ebbene, è meglio restare a casa. Bisogna tornare ai Forconi

Dopo quasi tre mesi di proteste gli agricoltori dell’Unione europea non sono riusciti ad ottenere l’unica cosa che può salvare le loro aziende agricole: il blocco dell’invasione di prodotti agricoli freschi e trasformati da Paesi extra-europei

La protesta degli agricoltori europei continua. Due le manifestazioni, a Bruxelles e a Londra. A Bruxelles, stamattina, gli agenti delle forze dell’ordine sono intervenuti con idranti e lacrimogeni per fermare gli agricoltori che si sono catapultati nella Capitale del Belgio dove era in corso la riunione del Consiglio per l’Agricoltura e per la Pesca. Gli agricoltori si sono presentati con 250 trattori ma la loro protesta è stata totalmene inutile (qui un articolo con i dettagli del fallimento della protesta degli agricoltori a Bruxelles). La risposta degli ‘europeisti’ è stata la solita pagliacciata, ovvero lannuncio di provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con le richieste degli agricoltori. Questi ultimi chiedono lo smantellamento secco della globalizzazione economica applicata allagricoltura. I vertici Ue hanno risposto con la “revisione mirata della PAC” sigla che sta per Politica Agricola Comune. In pratica, il Consiglio per l’Agricoltura propone la riduzione degli oneri amministrativi per fare “maggiore flessibilità ai vincoli ambientali” e bla bla bla: in pratica, una beata minchia che lascia irrisolti i problemi di fondo dell’agricoltura europea!

A che servono queste manifestazioni – a Bruxelles, a Roma e, visto che scriviamo dalla Sicilia, a Palermo – che non ottengono nulla di concreto?

Da qui una domanda: a che servono queste manifestazioni – a Bruxelles, a Roma e, visto che scriviamo dalla Sicilia, a Palermo – che non ottengono nulla di concreto? Il problema sono i prodotti agricoli, freschi e anche trasformati (si pensi all’olio d’oliva e alla passata di pomodoro extra-europei, per citare due esempi concreti) che invadono i Paesi dell’Unione europea a prezzi stracciati. Un fiume di grano, ortofrutta e prodotti agricoli trasformati extra-europei che ‘ammazza’ le aziende agricole europee. O le manifestazioni popolari si organizzano bene, costringendo la politica – con riferimento a Commissione europea e Parlamento europeo – a rimangiarsi gli accordi commerciali con i Paesi extra-europei, o gli agricoltori possono anche evitare manifestazioni inutili che sono la prova provata della forza dell’Unione europea, che si fa un baffo degli agricoltori europei, e soprattutto della debolezza degli stessi agricoltori che continuano a prendere ‘bastonate’ dalla Ue e dai rispettivi Governi nazionali.

Gli agricoltori inglesi traditi dall’attuale Governo conservatore. Né andrebbe meglio con i laburisti, al servizio del globalismo economico come i finti Socialisti europei

Non è andata meglio in Inghilterra, a Londra. Anche qui lo scenario è identico. Il Regno Unito non fa più parte dell’Unione europea ma è sempre un Paese legato alle multinazionali americane che, oltre a farsi i cazzi propri nell’Unione europea sulla pelle degli agricoltori europei, si fanno anche i cazzi propri in Inghilterra. Anche gli agricoltori inglesi protestano contro le politiche economiche globaliste. Gli agricoltori inglesi dopo la Brexit e con un Governo conservatore si aspettavano un cambio di linea politica in materia di agricoltura. Invece non è cambiato alcunché. L’attuale Governo conservatore inglese firma accordi con Australia, Canada, Giappone, Messico e Nuova Zelanda sulla pelle degli agricoltori. Come avviene nella Ue, agli attuali governanti dell’Inghilterra degli agricoltori non gliene può fregare di meno. “La presenza di prodotti stranieri con l’etichetta britannica nei supermercati – si legge in un articolo pubblicato da Agenparl – una pratica che danneggia ulteriormente gli agricoltori locali, è stata citata come ulteriore prova della mancanza di sostegno da parte del Governo” (qui per esteso l’articolo di Agenparl). Per l’Inghilterra vale quanto abbiamo scritto per l’Unione europea: le manifestazioni protesta degli agricoltori che non costringono il Governo inglese a rimangiarsi la globalizzazione dell’economia applicata all’agricoltura non servono a una beata minchia! Bisogna tornare ai Forconi, in Sicilia, in Italia e in Europa. Contro i ‘banditi’ globalisti altre soluzioni non ce ne sono.

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