Oggi ricordiamo il papà di Gesù, San Giuseppe, protagonista di un grande mistero raccontato nel Vangelo di Luca e di Matteo

di Frate Domenico Spatola

San Giuseppe nel racconto di Matteo 1,16.18-21.24

Giuseppe, anche se “putativo”, fu padre di Gesù a tutti gli effetti. All’epoca, il figlio adottivo era perfettamente eguagliato a quello biologico e naturale. San Giuseppe, da sposo di Maria, fu sorpreso dall’incidenza di un mistero più grande che lo intercettava. D’altronde chi poteva capire se Dio in persona non avesse spiegato il progetto? L’incarnazione del Figlio, nel Vangelo di Luca, è in narrazione trionfale e ricapitolativa dell’intero cammino della Storia a partire da Adamo, per l’unica salvezza. Nel Vangelo di Matteo c’è invece il dramma. Per le due linee parallele in contrappunto, l’umana e la divina, piegate fino a intersecarsi. E Giuseppe? Coinvolto, in tempesta inconsapevole. La notizia gli fu data dalla Sposa, incinta e vergine di lui non avendola ancora maritata. Non era nei patti, e il ripudio “in segreto” gli parve la soluzione clemente e idonea per non far passare Maria da severi e spietati tribunali. Sarebbe tornata nella casa dei genitori, senza condanna ma non senza l’infamia di essere additata. E il progetto divino, del Figlio di Dio “Salvator mundi”? Non poteva naufragare e, col sogno, abituale comunicativo del misterioso all’umanità, l’Angelo gli pianificò il ruolo: avrebbe dato al Bambino discendenza davidica, funzionale per la cultura messianica, e insieme la sicurezza alla Vergine, garantendola nel mondo maschilista e patriarcale del tempo. Generoso, fu del Cristo il padre e lo chiamò “Gesù”. Ricambiato con epiteti d’affetto e il nome: “papà”. Penso alla sua tenerezza, nei lunghi silenzi di Nazareth, dove non fece, col lavoro delle sue mani, mancare pane e serenità alla “sacra Famiglia”. La sua.

Foto tratta da Vatican News

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