In settimana al via i colloqui tra inglesi e americani per trattare sulle ricchezze minerarie ucraine. Ci sarà un accordo o il Regno Unito resterà alleato Ue tra globalismo e mondo gender?

Tra qualche giorno sapremo se, in Ucraina, americani e inglesi sono distanti o vicini

Domani o dopo domani – la data precisa non è stata fissata – una delegazione degli Stati Uniti d’America si recherà a Londra “per colloqui su un cessate il fuoco in Ucraina, afferma l’inviato speciale di Trump Kellogg”. Questa notizia, che leggiamo in un canale Telegram, conferma quanto abbiamo scritto: ovvero gli interessi di Regno Unito e Francia nel voler proseguire la guerra in Ucraina, per ora solo indirettamente. In ballo c’è il controllo delle miniere di uranio e titanio e di altri minerali (qui un nostro articolo). Per dirla tutta, americani e inglesi si dovrebbero mettere d’accordo sulla spartizione delle riserve minerarie dell’Ucraina. Nel post di Telegram si legge di “una tregua sulla terraferma, nei cieli, in mare e negli impianti energetici. Dovrebbe durare almeno 30 giorni, dopodiché si dovrebbe concludere un accordo a lungo termine”. (nella foto di Radio Radio Starmer e Trump al centro)

Un canale Telegram sostiene che l’Ucraina, lo scorso Gennaio, ha stretto un accordo con il Regno Unito per la gestione dei minerali, fregando sul tempo l’America di Trump

C’è da crederci? Da quello che si sa, il presidente ucraino Volodymye Zelen’sky, ha già siglato un accordo sulle risorse minerarie ucraine con gli inglesi. Non si capisce che ruolo giochino la Francia e la Germania. L’unica cosa che si comincia a capire e che ad ostacolare l’azione in Ucraina per un cessate il fuoco e, possibilmente, per la pace del presidente americano Donald Trump sono il Regno Unito e, in generale, l’Unione europea. Tutti sappiamo che Trump ha cercato in vari i modi di raggiungere un accordo con l’Ucraina sulla gestione dei giacimenti minerali di questo Paese. Ma Zelen’skyj, fino ad oggi, si è sempre rifiutato di firmare l’intesa con gli USA. Così la guerra in Ucraina continua. Sembrerebbe che l’accordo tra Ucraina e inglesi sullo sfruttamento dei minerali sia stato firmato lo scorso 17 Gennaio, quando Trump non si era ancora insediato alla Casa Bianca. Secondo tale accordo, leggiamo sempre nel post di un canale Telegram, “Londra avrà accesso a risorse strategiche, tra cui porti, centrali nucleari e giacimenti, per un periodo di 100 anni”. Insomma, gli inglesi avrebbero fregato sul tempo di ‘cugini americani’. Molto probabilmente – leggiamo sempre sul canale Telegram – questo è il motivo per cui il capo del regime di Kiev sta ostacolando la conclusione di un accordo sulle risorse con gli Stati Uniti: le risorse sono già state cedute alla Gran Bretagna”.

Perché gli Stati Uniti d’America potrebbero fermare le trattative per la pace in Ucraina

L’incontro che si svolgerà a Londra questa settimana farà chiarezza su questo punto? Gli inglesi molleranno l’Unione europea per accordarsi con gli USA, o resteranno insieme con l’Ue alla quale sono legati dal comune credo nel globalismo? Attenzione, perché dentro il globalismo c’è l’agguerrita organizzazione gender, ovvero coloro i quali vanno al di là della differenza sessuale biologica tra uomo e donna. Vero è che proprio in questi giorni la Corte Suprema britannica ha fornito la definizione legale di donna che si basa sul sesso biologico: “donna si nasce”. Ciò vuol dire, in relazione alla legge britannica sulle pari opportunità (l’Equality Act del 2010), che alle persone transgender non possono essere estesi tutele e spazi previsti per chi è donna dalla nascita. Il pronunciamento della Magistratura britannica è in linea con la presidenza Trump, se è vero che subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca il presidente USA ha detto che in sessi sono due: uomo e donna. Basterà questo all’attuale Governo inglese di Keir Starmer per trovare un accordo con l’America di Trump? Non si sa. Ma sappiamo che anche i laburisti inglesi non sono certo lontani dal mondo gender e dall’ideologia Woke. Insomma, non è da escludere che l’accordo tra Trump e Zelen’skyj salti per la seconda volta. In questo caso gli USA mollerebbero totalmente l’Ucraina, accontentando quella parte dell’Unione europea che vuole proseguire la guerra contro la Russia. Tutto è possibile.

Il vero scontro commerciale è tra Stati Uniti e Germania

In tutta questa storia non è facile capire quale sarebbe il ruolo di Francia e Germania. Il Paese di Macron, è noto, sta perdendo ad una ad una le colonie in Africa. Ciò significa che la Francia perderà le entrate che ogni anno gli garantivano le ormai quasi ex colonie e, soprattutto, dovrà pagare a prezzo pieno l’uranio africano che fino ad oggi ha alimentato le centrali nucleari francesi. La Germania non è certo messa meglio, dal momento che gli americani, nel quadro di un accordo complessivo con l’Ucraina e con l’Europa, vogliono vendere ai Paesi europei il proprio gas liquido, che costa molto di più del gas russo. Trump punta a vendere il gas liquido americano soprattutto alla Germania, che si è arricchita con il surplus commerciale con gli Stati Uniti. Se ciò non avverrà i tedeschi potranno dire addio al mercato statunitense.

In Europa pensano che i russi siano degli stupidi?

Qua e là leggiamo che in Italia ci sarebbe chi pensa che i russi, finita la guerra, riprenderanno a fornire gas a basso pezzo al nostro Paese e, in generale, all’Unione europea. Viene da chiedersi: i russi dovrebbero essere così coglioni da tornare a fornire il proprio gas a basso prezzo ai Paesi europei che hanno fornito soldi e armi all’Ucraina? A quei Paesi europei, Italia in testa, che hanno censurato le iniziative culturali russe nel Belpaese, per non parlare delle fantasiose quanto offensive ricostruzioni storiche sul nazismo? Mistero. A noi la tesi che i russi ridaranno il gas ai Paesi europei a prezzi stracciati sembra una grandissima minchiata, sia perché tanti russi oggi detestano l’Europa, sia perché la Russia di Putin è in linea con l’America di Trump per disintegrare l’Unione europea, l’immigrazione di massa e in mondo gender. Tant’è vero che la Russia avrebbe ceduto agli americani i due gasdotti che collegano la Russia con la Germania, Nord Stream 1 e Nord Steam 2 (qui un articolo). Della serie, se un giorno, non l’Unione europea ultra-liberista e globalista, che gli americani vogliono eliminare, ma i singoli Paesi europei, una volta liberati dalla cappa massonica e truffaldina dell’Unione europea, vorranno il gas russo dovranno trattare con gli Stati Uniti d’America.

Il popolo francese scenderà in piazza contro Macron e i suoi accoliti?

Non si intravede, in questo scenario, un ruolo della Francia. Con molta probabilità, la strategia americana è quella di far affondare lentamente il presidente Emmanuel Macron, che nel Parlamento del suo Paese è privo di una maggioranza. E che non riuscirà mai ad attuare politiche economiche di rigore in Francia che, lo ricordiamo, ha un debito pubblico maggiore di quello italiano: 3 mila miliardi di euro il debito pubblico italiano, 3 mila e 400 miliardi di euro il debito pubblico della Francia. Con molta probabilità, la strategia di Trump è aspettare che il debolissimo Governo francese inizi a fare ciò che hanno fatto i Governi italiani della Seconda Repubblica, compreso l’attuale Governo di Giorgia Meloni non a caso ‘premiato’ alle Agenzie di rating che altro non sono che espressione delle multinazionali-rapinatrici. L’America di Trump, in parole semplici, aspetta che Macron e il suo Goveno inizino a tagliare fondi alla scuola, alla sanità, alle pensioni e, in generale, impoverire i cittadini com’è stato fatto in Italia dai Governi in combutta con i massoni dell’Unione europea. Siccome i cittadini francesi non sono come i cittadini italiani che, dal 1992 ad oggi, si sono fatti massacrare dagli ‘europeisti’ restando attaccati alla televisione per seguire le partite di calcio e ora anche il tennis – e magari a scendere in piazza per difendere la stessa Unione europea che ha ‘incatenato’ l’Italia – è proprabile che i cittadini francesi scenderanno in piazza, faranno cadere il Governo, manderanno a casa Macron e determineranno l’uscita della Francia dall’euro.

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