Facciamo un po’ di chiarezza sull’invasione della Crimea di Putin: è stata una risposta corretta alla follia di Obama & compagni che sognavano di attaccare la Russia e di prendersi la Siberia

Ricordiamoci che le guerre che gli USA hanno seminato nel mondo dagli anni ’60 del secolo passato ad oggi portano la firma dei Democratici americani

Da qualche giorno, sulla rete, di fatto a difesa degli Stati Uniti d’America, che dopo l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy (JFK), avvenuta nel 1963, hanno seminato guerre in tutto il mondo, circola l’elenco delle invasioni russe. Compresa l’invasione russa della Crimea. Proviamo a fare brevemente chiarezza. Intanto va detto che in America le invasioni sono una prerogativa del Partito Democratico. John Kennedy subiva le pressioni delle lobby delle armi che volevano a tutti i costi la guerra nel Vietnam. Che, guarda caso, inizia dopo il suo assassinio. JFK non voleva la guerra in Vietnam e aveva evitato la guerra contro Cuba dopo la Crisi del missili. Quanto alle ‘invasioni’ della Russia comunista, ebbene, va detto che erano logiche risposte alla propaganda americana che seminava zizzania nei Paesi satelliti della Russia comunista. Ma questo è un’altra storia. Oggi voglio rispondere a tanti miei amici che, soprattutto su Facebook, scrivono dell’invasione della Russia di Putin in Crimea.

La mancata invasione americana della Siria e poi l’invasione della Crimea da parte dei russi segnano il fallimento della linea politica di Obama

Cominciamo col precisare che Putin ha ‘invaso’ la Crimea dopo che gli americani, nel 2014, hanno effettuato un colpo di Stato in Ucraina. L’allora presidente americano Barack Obama aveva prima cercato senza riuscirci di far saltare la Siria di Bashar Al-Assad per crearsi una via d’accesso verso la Russia. L’operazione gli è andata male, perché è stato bloccato, soprattutto dalla Russia di Putin (e in parte anche dalla Cina). A questo punto il ‘Premio Nobel per la Pace’ Obama ha effettuato un colpo di Stato in Ucraina con un triplice scopo: 1) non essendo riuscito a sfondare in Siria, ha provato lo sfondamento verso la Russia dall’Ucraina; 2) militarizzazione della stessa Ucraina per avviare un’offensiva verso la Russia che sarebbe dovuta iniziare con la programmata elezione della Democratica Hillary Clinton alla Casa Bianca, nel 2016; 3) complicare alla Russia l’accesso al Mar Nero occupando la Crimea. La Russia non poteva permettersi di avere problemi o, addirittura, perdere l’accesso al Mar Nero. Per la cronaca, la Russia, per citare un solo esempio, è il primo produttore ed esportatore di grano del mondo. Se Putin non avesse occupato la Crimea sarebbe successo un gran casino, perché tanti Paesi del mondo, a cominciare da tanti Paesi dell’Africa, sarebbero rimasti senza grano russo e senza grassi vegetali russi (leggere soprattutto olio di girasole), magari alla mercé del grano canadese, che gli africani rifiutano, perché non vogliono grano ‘ricco’ di glifosato e mocotossine DON. L’Africa non è l’Unione europea che, già nel 2006, ha ‘aperto le cosce’ al grano canadese, duro e tenero. Questi sono i fatti, mentre quando si parla di economia reale, al netto di fumose teorie, le chiacchiere stanno a zero.

L’inattesa elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha bloccato il folle piano espansionistico in Russia dei Democratici americani

E’ stata la mancata elezione della Clinton, nel 2016, a fermare la follia dei Democratici americani. Il progetto dei Dem americani era di iniziare l’avanzata verso la Russia tra il 2016 e il 2017. Il Repubblicano Donald Trump, eletto alla Casa Bianca ‘accidentalmente’, ha bloccato la follia di Obama, Clinton e compagnia bella. Nel Dicembre del 2020 i Democratici hanno detto in anticipo che avrebbero vinto le elezioni pesidenziali, perché sapevano che sarebbero state ‘taroccate’. E così è stato. Trump non ha mai riconosciuto la sconfitta. E ha ragione, perché gli hanno rubato la rielezione. Nel frattempo erano avvenuti fatti nuovi. La Russia si è alleata con la Cina. Erano insieme già nel BRICS e hanno cementato l’alleanza prima con un accordo sulla Siberia e poi con un accordo sul gas russo. Per la cronaca, la Siberia è una Regione della Russia sconfinata e misteriosa, ricchissima di materie prime. E’ alla Siberia che la cricca dei Dem americani puntava nel 2013 e nel 2014 ma gli è rimasta nel ‘gargarozzo’. Cina e Russia hanno fatto di più: con il BRICS – che oggi conta sull’adesione di circa quindici Paesi più altri Paesi che hanno chiesto di aderire – hanno programmato il varo di una moneta unica che farebbe capo allo stesso BRICS: una moneta alternativa al dollaro americano e legata all’oro. Questa moneta del BRICS avrebbe dovuto soppiantare il dollaro americano negli scambi commerciali internazionali (qui un articolo). Il varo di questa moneta unica alternativa al dollaro americano e legata all’oro sarebbe dovuto avvenire nell’Autunno del 2022.

Bisogna dare atto all’amministrazione Biden di aver bloccato il varo della moneta unica del BRICS alternativa al dollaro americano. Obiettivo raggiunto, però, con il sangue degli ucraini (e con i soldi dell’Unione europea)

A questo punto il presidente Dem Joe Biden ha messo in atto precipitosamente il secondo punto della ‘dottrina Obama’ del progetto Ucraina 2014: la militarizzazione della stessa Ucraina, ben sapendo che la Russia di Putin si sarebbe opposta invadendo l’Ucraina. I Democratici americani hanno utilizzato l’Ucraina come ‘carne da macello’ per provare a bloccare il processo di ‘dedollarizzazione’. Ci sono riusciti? In parte sì, se è vero che la moneta unica del BRICS alternativa al dollaro americano negli scambi commerciali internazionali e agganciata all’oro non è stata varata. La ‘dedollarizzazione’ è iniziata lo stesso ma molto lentamente. Da quasi un anno e mezzo alcuni Paesi del mondo commercializzano con Russia e Cina facendo a meno del dollaro americano. Con il ritorno alla Casa Bianca di Trump sta cambiando tutto. La moneta unica del BRICS ha un senso in un mondo globalizzato. Ma se, come sta facendo Trump, si va smantellando il sistema ultra-liberista e globalista, diventa tutto più complicato. I dazi doganali utilizzati da Trump servono, da un lato, a ridurre l’enorme deficit federale degli Stati Uniti d’America e, dall’altro lato, a smantellare il sistema ultra-liberista e globalista. Senza la globalizzazione economica, con i Paesi che piano piano cominciano a riconsiderare l’autonomia economica (e soprattutto alimentare), il varo della moneta del BRICS alternativa al dollaro legata all’oro diventa un po’ problematico. In questo scenario l’Ue è rimasta ‘schiacciata: alleata della Russia fino al Febbraio 2022, oggi l’Unione europea sta franando per l’inadeguatezza di chi la governa. Ma questo è un altro argomento.

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