Sicilia senza soldi/ Il Sindaco di Catania Trantino: le ‘casse’ del Comune sono vuote. La farsa della legge da 80 milioni di euro dell’Ars che ora Roma contesta

Perché nessuno dice che il Governo nazionale si appresta a ridurre i trasferimenti a Regioni e Comuni a causa delle follie della Commissione europea di Ursula von der Leyen? Forse perché non bisogna far sapere ai cittadini che ci saranno altri tagli alla sanità e alla scuola?

L’Italia è senza soldi, a parte il denaro che viene sprecato nella guerra in Ucraina. A ruota, sono senza soldi pure Regioni e Comuni. Ma l’argomento, come dire?, non è molto gettonato dall’informazione italiana. Per ora l’eccezione è stata rappresentata da Ciro Lomonte, esponente storico di Siciliani Liberi, che da due anni denuncia la crisi della finanza pubblica del nostro Paese e, soprattutto, l’assenza dei fondi del celeberrimo Pnrr (in questo articolo trovate allegati decine di altri articoli che dimostrano l’assenza del fondi del Pnrr). Ogni tanto qualche amministratore pubblico rompe il silenzio imposto ai Governi dei 27 Paesi europei dalla Commissione europea. La parola d’ordine è che non bisogna ammettere che buona parte dei fondi del Pnrr sono stati utilizzati per foraggiare la guerra in Ucraina, così come non bisogna far sapere ai cittadini italiani che la parte dei fondi del Pnrr arrivata in Italia è stata utilizzata per pagare gli interessi sul debito pubblico. E che questo sia verità lo dimostra il fatto che quest’anno il Governo nazionale taglierà una parte dei trasferimenti a Regioni e Comuni perché, essendo finiti i fondi del Pnrr e, in generale, a causa delle politiche economiche ottuse della Commissione europea di Ursula von der Leyen, bisognerà trovare il denaro per pagare, appunto, gli interessi sul debito, la guerra in Ucraina, il riarmo e via continuando.

Il Sindaco di Catania, Enrico Trantino, ha rotto il silenzio è ha detto la verità

Un amministratore pubblico che in questi giorni ha rotto l silenzio è il Sindaco di Catania, Enrico Trantino (foto sopra tratta da ilSiclia.it). La sua dichiarazione viene ripresa da un post di Ciro Lomonte su Facebook: “Con riferimento alle strade, la questione è una sola – scriveva il Sindaco di Catania Trantino, confermando in pieno le posizioni di Siciliani Liberi -: dobbiamo intervenire. Il problema è come, non potendo contare su un solo euro di spesa corrente da destinare a tale fine”. Come avviene a Palermo e in quasi quasi tutti gli altri Comuni della Sicilia, le strade cadono a pezzi. Ma non ci sono soldi, perhé se li è presi l’Unione europea dell’euro. “Esattamente come spiegato da due anni da Siciliani Liberi – scrive Lomonte – i Comuni siciliani sono tutti in condizioni reali di insolvenza. I soldi che Roma gli passa bastano appena a pagare gli stipendi del personale e delle società comunali, e – molto in ritardo e sempre con gli interessi di mora e con la peggiore tariffa possibile – la pubblica illuminazione. Sede di grandi imprese come la ex SGS e persino di aziende farmaceutiche nate nel capoluogo etneo, Catania è, di gran lunga, la città più ricca della Sicilia. Se quindi nemmeno la ricca Catania ha i soldi per rifare le strade, praticamente tutte distrutte dalla mancata manutenzione durata anni e dalle piogge che da otto mesi colpiscono la Sicilia a ritmo praticamente quotidiano, è ovvio che nessun Comune siciliano potrà farlo”. Perché quando piove le strade della Sicilia si riempono di buche l’abbiamo raccontato più volte (qui un articolo).

“L’Ue, semplicemente, non esiste più”

“Siamo ormai quasi a metà Marzo – prosegue il post di Lomonte -. Nessun fondo comunitario raggiunge la Regione siciliana da ormai 15 mesi (l’intero 2024 e i primi 3 mesi del 2025). Non raggiunge la Sicilia come non raggiunge nessun’altra Regione italiana. Bruxelles non ha infatti più denaro disponibile: le folli scelte in tema energetico e di politica estera hanno messo in ginocchio le economia di ogni singolo Paese Ue, e in particolare di Germania e Italia, che dell’Unione europea erano i maggiori Paesi in termini di produzione industriale. I bilanci di tutte e venti le Regioni italiane – scrive sempre l’esponente di Siciliani Liberi – sono nulli: per il 50 per cento fanno affidamento a fondi europei ormai inesistenti. Continuare a far finta di nulla nella vana speranza che l’ex Ministro italiano (Raffaele Fitto ndr) divenuto Commissario europeo sblocchi i fondi è politicamente puerile e concretamente inutile. Non esistono i soldi come non esistevano quelli del ridicolo Piano Juncker (300 miliardi), seguito dall’ancora più vano NextGenerationEU (800 miliardi, i fondi dell’inesistente Pnrr), e non esistono adesso quelli di un ‘piano di riarmo’ senza alcun senso politico prima ancora che militare. L’Ue, semplicemente, non esiste più”.

Il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, si sta assumendo responsabilità non sue?

“La Volkswagen – scrive ancora Lomonte – ha chiuso in Beglio il suo impianto dove produceva lussuose Audi: nei prossimi mesi sarà costretta a chiuderne molti altri, questa volta in Germania. In Italia non esiste praticamente più la produzione di autoveicoli (con tutti gli impianti ex Fiat in Cassa integrazione da anni), e quella di acciaio da minerale, con la ex ILVA di Taranto ormai al minimo storico di produzione e 10.000 operai in Cassa integrazione sine die da molti mesi. Continuare, appunto, a far finta di nulla sperando in qualche miracolo politico non farà che rendere ancora più difficile la ricostruzione dell’economia e il necessario ricambio delle classi dirigenti che hanno condotto l’Italia e tutti i Paesi europei in questa condizione. Sorprende l’improvvisa manifestazione di umiltà del Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, che accoglie senza replicare l’accusa erronea apparsa sui giornali, secondo la quale i fondi per numerosi appalti del capoluogo siciliano sarebbero tornati a Bruxelles perché il Comune non avrebbe predisposto in tempo i progetti. I soldi non sono mai arrivati. Ergo nessuna impresa contraente”. In effetti, la storia che il Comune di Palermo abbia perso centinaia di milioni di euro perché gli uffici comunali non avrebbero elaborato i progetti fa un po’ sorridere. Se così fosse, i dipendenti comunali responsabili di questi disastri sarebbero già nell’occhio del ciclone. Con molta probabilità, ha ragione Lomonte: è solo una sceneggiata alla quale gli amminoistratori comunali debbono sottostare per non raccontare la verità, ovvero che i fondi pubblici non ci sono, perché sono stati utilizzati per lo più per foraggiare la guerra in Ucraina.

Gli 80 milioni di clientele consociative stanziate dall’Ars ci sono o non ci sono?

Discorso analogo per i circa 80 milioni di euro del ‘marketing’ territoriale stanziati dall’Assemblea regionale siciliana con un articolo di legge che adesso il Governo nazionale ‘contesta’. Per essere onesti, è una spartizione consociativa di fondi tra maggioranza e opposizione come avveniva a Sala d’Ercole ai tempi del Pci e della DC. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dice che il Parlamento dell’Isola non avrebbe rispettato una legge. A rischio sarebbero 40, forse 50 milioni di euro: e questo è già singolare, perché se c’è un problema di mancato rispetto di una legge, ebbene, questo riguarda tutti gli 80 milioni di euro e non una parte. Il Ministro Giorgetti ha passato la ‘patata’ al Ministro delle Regioni Roberto Calderoli, che dovrebbe decidere il da farsi. E’ chiaro che se, com’è probabile, i fondi verranno bloccati, ciò avverrà in forza di un accordo tra Roma e Governo siciliano che esisteva già al momento dell’approvazione di questo articolo di legge. In questo caso l’approvazione di questa norma, da parte dell’Ars ,sarebbe stata una presa in giro. La situazione diventerebbe ancora più grave e ingestibile se venisse bloccata una parte di questi fondi, perché chi rimarrebbe fuori avrebbe buoni motivi per recriminare a per presentare ricorso. Il dubbio è che Roma e la Regione siciliana, in questa storia, si siano ‘incartati’.

La dimostrazione numeri alla mano che nei Comuni di Palermo e di Catania i fondi del tanto decantato e celebrato Pnrr dell’Unione europea non sono mai arrivati

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