All’Italia i dazi doganali americani potrebbero costare 8 miliardi di euro. Colpirebbero vini e formaggi. Sull’olio d’oliva gli USA… Le ‘triangolazioni’ Cina-Messico-Canada

La questione è economica e non politica

Domani proveremo a illustrare perché gli Stati Uniti d’America stanno imponendo i dazi doganali. Oggi precisiamo che la mossa del presidente Donald Trump è economica e non politica. Per l’Italia i dazi doganali statunitensi al 25% potrebbero costare quasi 8 miliardi di euro (ricordiamo che, in questo momento, euro e dollaro americano hanno sostanzialmente lo stesso valore). L’attuale amministrazione americana deve ridurre l’enorme deficit federale che ha ereditato dal Governo dei Democratici di Joe Biden. Il deficit si riduca o aumentando le esportazioni o riducendo le importazioni. Se in alcuni Paesi sono arrivati i dazi americani, ebbene, ciò è dovuto al fatto che tali Paesi vogliono continuare a esportare negli USA ma non vogliono acquistare beni americani, o ne vogliono acquistare in quantità che non soddisfano il Governo statunitense. Non solo. Trump deve eliminare le ‘triangolazioni’: non sta colpendo con i dazi Messico, Canada e Cina per caso: lo sta facendo perché i cinesi sono furbi: vendono i propri beni a Messico e Canada e questi due Paesi li rivendono agli USA facendoli passare per prodotti messicani e canadesi. Gli americani sanno da sempre che esistono questi ‘triangoli’ commerciali, ma ora Trump ha detto basta.

La reazione della Cina

La reazione dei cinesi è rabbiosa. Leggiamo su un post di un canale Telegram: “La Cina esprime la sua disponibilità a ‘qualsiasi tipo di confronto’ con gli Stati Uniti. Se gli USA vogliono una guerra, che sia tariffaria, commerciale o altro, combatteremo fino alla fine. L’intimidazione non ci spaventa”. E ancora citando una dichiarazione del portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian: “L’intimidazione non funziona con noi”. La Cina respinge le accuse in relazione alla fornitura del farmaco fentanyl considerata la droga più mortale presente nel mondo. I cinesi hanno ragione: non è dalla Cina che arriva in America il fentanyl. L’amministrazione Trump sta colpendo la Cina con i dazi perché vuole bloccare le ‘triangolazioni’ commerciali che questo Paese organizza con Messico e Canada.

Gli americani hanno capito che con l’olio d’oliva c’è un ‘babbio’ e si ‘quartiano’…

Tornando all’Italia, va detto che i prodotti agroalimentari del nostro Paese che verrebbero danneggiati da dazi doganali americani al 25% sono vino, olio d’oliva e formaggi. In realtà, sull’olio d’oliva gli USA non sono fessi: sanno che, spesso, dall’Italia arriva olio d’oliva non italiano. Soprattutto quando, come quest’anno, la produzione di olive italiane ha subito un mezzo tracollo (il riferimento, ovviamente, è alla produzione di olive dello scorso anno che si raccoglie tra Ottobre e Novembre e che dà origine all’olio d’oliva di quest’anno). Diverso il discorso per il vino e i formaggi: per questi due prodotti i danni potrebbero essere seri. Tutti i formaggi italiani che vengono esportati in America verrebbero penalizzati, a cominciare dal Parmiggiano Reggiano e dalla Mozzarella di bufala campana DOP. Che ciò avverrà è inevitabile, perché uno degli obiettivi dell’amministrazine Trump è la riduzione drastica della globalizzazione economica che, per certi aspetti, soprattutto nell’agroalimentare, provoca effetti nafasti. I dazi doganali potrebbero accentuare in modo molto significatico una tendenza alla riduzione dell’export che ormai è nelle cose. Si mettano tutti il cuore in pace: ogni Paese del mondo dovrà cominciare a ridurre l’export e a potenziare le proprie produzioni, che gli piaccia o no.

Foto tratta da Dagospia

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