Crolla il commercio in Sicilia: per ogni nuovo negozio che apre ne chiudono tre. Idem nel resto d’Italia. In compenso come i futuristi, gli ‘europeisti’ elogiano la guerra e il “fervore notturno degli arsenali”. Volete mettere?

Ciro Lomonte riprende e commenta i dati della Confesercenti

“Impietosi, i dati che non possono essere artefatti (come Pil o inflazione) rivelano il reale stato dell’economia in Sicilia, di cui dà conto da ormai oltre 2 anni soltanto Siciliani Liberi. Oltre 61mila negozi (attività commerciali) chiusi a fronte di 23mila nuove aperture: ovvero 1 apertura per ogni 3 chiusure. Il dato peggiore dal 2014. A riportarlo non l’ennesima struttura governativa, ma direttamente la rappresentanza dei commercianti tramite Confesercenti (https://www.lasicilia.it/…/la-crisi-del-commercio…/)”. Lo scrive in un post Ciro Lomonte, esponente del Movimento Siciliani Liberi. Il problema non riguarda solo la Sicilia ma tutta l’Italia.

Cittadini siciliani sempre più poveri: da qui il crollo dei consumi e la chiusura dei negozi

“Indice reale e concreto del reale stato dell’economia – scrve sempre Lomonte – il crollo di 40mila unità del numero di negozi in Sicilia dice tutto del potere di acquisto dei siciliani. A nulla vale per compensarlo il flusso turistico, questo sì fortemente cresciuto. I negozi non vivono di turismo: ma del potere di acquisto dei residenti. Distrutto dal mix fra enorme inflazione tenuta naturalmente nascosta e livello bassissimo dei salari. Il Governo regionale lo sa: mentre parlava di un inesistente boom economico, non ha fatto che allocare gli ultimi soldi in bonus di ogni tipo e Cassa integrazione. Ma ora, i fondi sono finiti: da Roma arrivano sì e no quelli per gli stipendi. E più nulla da Bruxelles”.

Tra gli ‘europeisti’ è tornata in auge la poetica di Marinetti: la guerra come “sola igiene del mondo” e il “fervore notturno degli arsenali”

In compenso l’Unione europea sta inviando l’ennesimo pacchetto di aiuti all’Ucraina che ha già perso la guerra contro la Russia. L’Italia, prima dell’esplosione della guerra in Ucraina, non aveva un’economia florida. Ma dopo tre anni di guerra un po’ tutta l’Unione europea è in profonda crisi economica. Però continuiamo a sostenere l’Ucraina, prima con la ‘benedizione’ della passata amministrazione americana del Democraticco Joe Biden, oggi contro la nuova amministrazione americana di Donald Trump. Sembra di essere tornati agli anni del Futurismo, nei primi del ‘900, quando il poeta e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti cantava la “la guerra come sola igiene del mondo” e il “fervore notturno degli arsenali“. Ma sì, alla fine, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen detta Ursolina pane e bombe, il presidente francese, Emmanuel Macron detto Lele va alla guerra, il premier britannico Keir Starmer detto il laburista bum bum, e, volendo, il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni detta Giorgigna guerrigna – tutti ferventi ‘ucrainisti’ – sono dei poeti incompresi: combattere, combattere, combattere… Certo, poi la disoccupazione cresce, la fame aumenta, i negozi chiudono: ma cosa volete che siano queste ‘stupidaggini’ di fronte all’eternità della ‘Grande Europa’ in guerra? Il problema è che la Russia di Putin ha le ‘corna dure’ mentre i Paesi dell’Unione europea hanno ‘attrezzi’ barzotti…

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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